Guardiola, i russi, gli arabi, Berlusconi svanito: Allegri resista, resista, resista
Che allenare il Milan non fosse un compito facile per nessuno, Massimiliano Allegri lo sapeva bene prima di vincere lo scudetto e la Supercoppa di Lega al debutto in rossonero, arrivare secondo nel campionato successivo nonostante un battaglione di infortunati, totalizzare 162 punti in 2 stagioni.
Ma, dalla metà del maggio scorso, quando la Juve è diventata campione d'Italia e Via Turati ha partorito un piano di smantellamento della squadra così rilevante da avere pochi eguali nella storia recente del nostro calcio, il signore di Livorno si è reso conto che l'impresa è diventata titanica.
Per carità di patria e per non gettare altro sale sulle ferite mai rimarginate di milioni di tifosi, sorvoliamo sui due mesi di pantomima a proposito diThiago Silva e Ibrahimovic , che mai e poi mai sarebbe stati ceduti e, naturalmente, sono finiti al Psg in piena campagna abbonamenti. Internet è eterno ed è lì a ricordare tutto quanto sia successo, ciò che è stato detto, la montagna di panzane costruita per evitare di raccontare le cose come stavano.
Andiamo avanti. Anzichè consentirgli di lavorare in pace a Milanello durante il precampionato, ad Allegri organizzano una partita amichevole all'inizio di agosto, a New York, con il Real Madrid che, è notorio, nel proprio vocabolario non contempla l'aggettivo amichevole. La squadra viene travolta e umiliata. La società sostiene comunque il proprio tecnico? Macchè. Il vicepresidente vicario sbotta: "Il Milan non è la Solbiatese. Non tollero figuracce del genere". Dimenticandosi di ricordare la differenza che c'è fra l'organico di Mourinho e quello di Allegri il quale, fra gli altri, non ha più Gattuso, Nesta, Van Bommel, Inzaghi, Ibrahimovic, Thiago Silva, Zambrotta, Seedorf, con i soli Abbiati e Ambrosini rimasti ad impugnare la bandiera dei Veterani
Andiamo avanti. Il Milan perde il trofeo Berlusconi con la Juve, stecca la prima con la Samp, arrivano Pazzini, De Jong e Bojan e Allegri si sforza di pensare, in pubblico, che la squadra possa battersi per arrivare fra le prime tre. Non l'avesse mai detto. L'ultimo giorno di mercato, suona il gong e sempre Galliani sbotta: "Adesso non ci sono più alibi. Questo Milan è da scudetto". Bum.
Allegri abbozza e si abitua a stare sulla graticola un giorno sì e l'altro pure. Falsa partenza in Champions, anemia offensiva a San Siro, un antipatico alterco con Inzaghi condito da una pax artificiale ad uso e consumo mediatico, 9 difese diverse in 9 gare ufficiali fra campionato e Coppa dei Campioni, 7 punti in 7 partite in serie A, la peggior partenza degli ultimi 30 anni, la peggiore dell'era Berlusconi. Già, Berlusconi. Dov'è? Dai radar del Milan è scomparso.
Di lui le cronache ricordano una sola, estiva esternazione su Milan Channel, durante la quale ripete sempre le stesse cose. Stop.
Intanto, impazza il totoallenatore, dal quale Tassotti si chiama fuori con tutta la correttezza e con tutto lo stile che contraddistinguono questo Vero Milanista. E lo fa prima che il Milan incontri il Cagliari, proprio quando uno dei perni degli Invincibili di Capello (58 partite utili consecutive in campionato) guida la squadra dalla panchina al posto del collega squalificato.
A San Pietroburgo, il Milan rialza la testa, letteralmente trascinato da un ragazzo che compirà 20 anni il 27 ottobre: El Shaarawy segna 5 gol in 3 partite e riaccende la speranza. Ma il derby la frustra e ricomincia la rumba. Nelle ultime 72 ore, tramite le veline di Palazzo, Allegri scopre che salta se perde il 20 ottobre in casa della Lazio.
Intanto, oligarchi russi e sceicchi arabi sarebbero interessati ad entrare nel Milan, purchè lo facciano al 30% in quanto Berlusconi vuole continuare a mantenere il comando. I precedenti del City, del Chelsea, del Psg e del Malaga non sono incoraggianti: gli uomini dei principi Al Mansur e Al Tani, per non dire di Abramovich, quando comprano, comprano tutto e non fanno prigionieri.
Così, anzichè concentrarsi sulla Lazio, sostenere il lavoro di Allegri non soltanto andando a cena con lui, al Milan in questi giorni tiene banco il futuro. Forse per esorcizzare il presente.
Caro Allegri, resista, resista, resista.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com