Getty Images
Guardiola dà il via alla guerra contro gli agenti chiacchieroni
Sembrerebbe una questione personale, e invece si tratta di un conflitto che mette a nudo una questione di portata generale: l’agire debordante degli agenti, ormai divenuti attori in scena e costantemente pronti a alzare i toni dello scontro. Coi loro giocatori che assistono in complice silenzio, come se non fosse di loro che si sta discutendo. Da Guardiola giunge un messaggio contro questo modo di agire. Bisogna darci un taglio, per tutelare il rispetto dei ruoli.
Ma veniamo ai fatti. Parlando ieri con i giornalisti l’allenatore del Manchester City si è soffermato su Yayà Touré, e ha detto che fino a quando non riceverà le scuse per quanto detto da Seluk a inizio settembre, il giocatore non tornerà in campo. Le frasi cui Guardiola si riferisce sono più o meno le seguenti: “Yayà è stato umiliato. Se Guardiola non dovesse vincere la Champions, dovrà avere le palle di scusarsi con Yayà e dire che ha sbagliato”. Guardiola non ha gradito da subito, ma ha aspettato ieri per replicare. Facendo capire che gli hanno dato fastidio non soltanto i toni, ma soprattutto l’invasione nel campo delle sue scelte gestionali. Con una rosa così ampia e un numero ristretto di giocatori da mettere in lista, bisognava fare delle scelte che penalizzassero qualcuno.
Informato dell’esternazione di Guardiola, Seluk ha replicato che a chiedere scusa dovrebbe essere l’allenatore. E ha indicato come destinatario delle scuse l’ingegner Manuel Pellegrini, predecessore di Pep sulla panchina dei Citizens. Come a dire che Guardiola gli abbia usurpato il posto.
Seluk è un personaggio è particolare. Ucraino, 52 anni, veste in modo eccentrico e ha un rapporto con Yayà Touré che va oltre la dimensione professionale. Un articolo pubblicato nelle scorse ore dal Daily Mail racconta che il centrocampista ivoriano lo chiama “Papushka”, come se vedesse in lui in padre (LEGGI QUI). In condizioni del genere il controllo dell’agente sull’atleta diventa un fattore di difficile gestione per il club.
La verità è che il conflitto fra le due parti è di lunga data. Fu Guardiola a mandare via Yayà Touré dal Barcellona nel 2010. Ma a meritare segnalazione è un altro precedente. Un attacco a freddo di Seluk a Guardiola consumato a gennaio scorso, quando è stato reso ufficiale il passaggio del tecnico a Manchester. In quell’occasione l’agente ucraino dichiarò alla stampa: “Troppo facile vincere con Barcellona e Bayern. Ci riuscirebbe pure mio nonno” (LEGGI QUI). Attacco personale e immotivato, che ha messo su una pessima china i rapporti fra l’allenatore e l’assistito di Seluk.
E poi è arrivata la critica alle scelte, che colpisce il lato professionale di Guardiola. E il calciatore, intanto, tace. Per lui parla Papushka. Indipendentemente dalle ombrosità del carattere di Pep, in questo caso la ragione sta dalla parte sua. Il giochino di sponda fra agenti loquaci e calciatori che fanno finta di nulla sta diventando un massacro per tecnici e club. È il momento di rispondere come si deve.
@pippoevai