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  • Grella a CM: 'A Catania il mercato segue regole precise. Non importa quando, saliremo in A per restarci'

    Grella a CM: 'A Catania il mercato segue regole precise. Non importa quando, saliremo in A per restarci'

    • Federico Targetti
    Nell'ambito del nostro approfondimento a puntate sull'andamento della rinascita del calcio in Sicilia, abbiamo sentito anche l'amministratore delegato nonché vicepresidente del Catania, Vincenzo Grella: qui la versione integrale della chiacchierata che abbiamo avuto modo di tenere, accolti virtualmente nell'ufficio dell'ex centrocampista australiano, che in carriera ha vestito le maglie tra le altre di Torino, Parma ed Empoli: 

    "Stimolante, complicato: queste sono le due parole con le quali descriverei questa mia avventura alla guida del Catania". 

    Come nasce questa collaborazione, suggellata il 13 luglio 2022?
    "Nasce tramite uno stimolo di Mark Bresciano al presidente Rosario Pelligra, suo grande amico. Dopo che il City Group ha rilevato il Palermo, Mark ha fiutato la possibilità di cavalcare l'onda. Pelligra è originario di Siracusa, aveva in programma un viaggio in Italia per proseguire dei discorsi con altri club, uno del nord e uno del centro Italia. Abbiamo organizzato anche un paio di giorni qui e lui ha deciso subito. Mi ha colto un po' di sorpresa una mattina a colazione, mi ha chiesto di guidare il club per lui, il giorno dopo ho deciso".

    Quale ambiente avete trovato e cosa vi siete ripromessi di lasciare una volta terminato un ciclo che vi auguriamo essere più lungo possibile?
    "Abbiamo trovato un ambiente che aveva perso un po' di fiducia, di entusiasmo. Il nostro primo obiettivo è stato far capire alla gente che era arrivata gente seria, con un progetto serio a medio-lungo termine. Il club ha centrato la promozione al primo anno, ma adesso che siamo tornati tra i professionisti non vogliamo pensare solo alla domenica, bensì avere un planning serio, con l'idea di diventare il più sostenibile possibile, gestire i soldi in maniera sana, con cura e attenzione". 

    Oggigiorno si fa un gran parlare delle questioni relative a stadi e centri sportivi. C'è qualcosa in ponte anche per quel che riguarda le migliorie infrastrutturali?
    "Lo stadio lo abbiamo trovato stanco, serviva un restyling. Il Comune ha potuto accedere a fondi europei e ha fatto il grosso dei lavori, ora sta a noi completare il tutto. Abbiamo una buona sinergia con il Comune, il presidente capisce i passaggi nonostante la sua voglia di fare. Presto servirà un nuovo centro sportivo all'avanguardia per far crescere i nostri ragazzi nella maniera migliore ed essere competitivi con i club del Nord. Un ragazzo giovane deve poter stare nella sua terra, se lo ritiene. A parità di livello, il ragazzo siciliano per noi avrà sempre la precedenza sugli altri. Sta sempre al singolo ragazzo cogliere l'occasione che noi siamo pronti a dargli. Poi una volta che vediamo che ci serve altro, che non possiamo pescare da qua, ci rifacciamo all'esterno".

    I tifosi ne saranno contenti. A proposito, notevole il dato che vede il popolo rossazzurro al 12esimo posto tra le tifoserie con più abbonati nel calcio professionistico italiano. 
    "Catania è fra le prime dieci città d'Italia ma siamo in Serie C, eppure la risposta è in linea con la portata. Non abbiamo mai fatto promesse che non ci sentivamo in grado al 100% di mantenere. La scalata alla Serie A è finalizzata a rimanerci tanto, non solo ad arrivarci il prima possibile. La mia ambizione è creare una società, non solo una squadra, che possa non solo reggere la Serie A, ma rimanerci a lungo. Il team dirigenziale vive la sfida guardando in avanti. Dobbiamo investire tempo, passione, conoscenza, competenza per diventare sempre più forti come società".

    Del vecchio Catania è rimasto qualcosa?
    "Ci sono diversi dipendenti che facevano parte della vecchia gestione, li abbiamo confermati. Qualcuno voleva che facessimo piazza pulita, io non condivido: se uno è bravo e sa fare il suo lavoro, e non ha un ruolo decisivo nel fallimento, perché attribuirgli la colpa? Perché non dare un'altra occasione, quella di esprimersi meglio mantenendo il nostro contatto con il territorio?"

    Veniamo al mercato: l'ex Verona Di Carmine la punta di diamante, non solo letteralmente; come procede il Catania in sede di trattative?
    "Abbiamo un'idea e un'identità di calcio che vogliamo proporre oggi e nei prossimi anni. Abbiamo individuato uno stile da imprimere alla prima squadra, al settore giovanile e addirittura ai club affiliati. Tutti adottano lo stesso metodo della prima squadra. Una volta scelta l'idea, abbiamo individuato un allenatore che secondo noi la incarna, e in ultimo abbiamo messo insieme una squadra che potesse interpretare la nostra idea al meglio. Abbiamo ottimi individui, ora lavoriamo sul collettivo in modo che li esalti, che esalti loro e l'identità. La forza di questa club è quella di guardare oltre quella famosa maledetta domenica che chiede risultati subito. Io vorrei che il calcio italiano presto riconosca lo stile del Catania. È dura, ma ho trovato grande apertura da parte dei giocatori e il giusto atteggiamento e armonia. Tutto questo ci dà buone possibilità non solo di essere competitivi ora, ma anche di essere consapevoli di aver gettato le basi per qualcosa di importante". 

    Immaginiamo che anche il branding abbia uno spazio importante nel vostro orizzonte... E' vero che volete portare in Australia la squadra?
    "Ogni tanto mi tocca trattenere il presidente e il suo contagioso entusiasmo, ma le nostre fondamenta devono essere solide, mettendoci in grado di trasmettere i nostri valori in modo chiaro. 12 mesi fa non avevamo carta e penna, oggi siamo qui a parlare di questo progetto così intrigante. Non voglio fare il passo più lungo della gamba, ma il presidente vuole far vedere a tutti il suo bambino, il suo Catania, in Australia, USA, Inghilterra. Pelligra è un uomo di successo, un grande imprenditore nel settore immobiliare, ma mi chiama più dei suoi dirigenti, 5 volte al giorno, a volte per avere conferma di ciò che mi ha chiesto poco prima. Tiene tantissimo al successo del Catania, la sua famiglia ha messo a disposizione risorse importantissime senza avere la certezza di un risultato. Questo è indice di generosità, di voglia di restituire al territorio qualcosa di notevole".

    Dietro la sua scrivania ci sono due immagini: l'Etna e il suo magma da una parte, un iceberg simbolo del successo dall'altra. Si ritrova nella metafora se le viene fatto notare che lei è il ghiaccio e Pelligra il fuoco?
    "Sì, mi ci ritrovo, mi trovo tutti i giorni a cercare l'equilibrio giusto nel trasmettere messaggi tesi al successo del club senza spegnere l'entusiasmo del presidente e della piazza. Lui è davvero vulcanico, io rifletto molto e mi faccio molte domande. Ti travolge con il suo coraggio, ti trascina e ti mette a disposizione strada facendo quello che ti può servire. Quando se la sente va, ha la forza e l'impeto. Attenzione, non improvvisa: il Pelligra Group ha decuplicato il proprio valore in meno di dieci anni. Da lui si può solo imparare, ma il mio carattere più pacato, meno da cowboy, lo tranquillizzi molto. Il calcio si fa in tanti modi, noi abbiamo speso una cifra che rientrava nel budget che ci siamo imposti e abbiamo preso ragazzi con esperienza e ragazzi con entusiasmo. Intravedo una squadra che può proporre il nostro calcio facendo orgogliosi i tifosi". 

    Infine, quanto è stato importante aver fatto il calciatore e l'agente prima di diventare amministratore delegato? In pratica, ha esperienza in tutti i ruoli attivi nella genesi, nello sviluppo e nella realizzazione di un affare. 
    "La mia esperienza mi ha messo a disposizione una grande formazione. Facendo l'agente ho girato il mondo e incontrato dirigenti, presidenti, scout, ho capito come funziona il passaggio dai settori giovanili alle prime squadre, come si cerca l'equilibrio tra costi e ricavi. Già da due o tre anni ero entrato nell'ottica di poter dirigere un club, ma questi sette anni dopo la fine della mia carriera mi hanno dato e insegnato tanto, grazie a persone serie con grande storia nel mondo del calcio. Ed eccomi qua, a dirigere una società importante in una città importante dove il calcio è vissuto a 360 gradi, con piena disponibilità. Conosco bene la passione dei catanesi, e non prendo niente alla leggera perché non li voglio deludere. Non prendo mai decisioni nel breve, perché voglio che si ricordino della nostra idea di pensare oltre la domenica. Questo può portarci pressione, ma le opinioni non ci condizionano, andiamo avanti per la nostra strada con il presidente e con Bresciano. Sono in prima fila, il responsabile di tutto quello che riusciremo a fare nel prossimo futuro".

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