Grande colpo per Della Valle: Roger Vivier è suo, peccato non giochi...
Il canovaccio, a Firenze, è lo stesso degli ultimi anni: ottimo girone di andata, bel calcio, attestazioni di stima e simpatia, qualche malcelata ambizione di piazzamento Champions, addirittura sogni inconfessabili. Poi le prime crepe, qualche sconfitta evitabile (Carpi in Coppa Italia, ad esempio), le prime incomprensioni...
Nel frattempo Diego Della Valle, confidente nel futuro e apparentemente immune dai rovesci borsistici del titolo Tod's (la cui capitalizzazione si è sostanzialmente dimezzata dal 2013, passando dal valore di 4.000 milioni agli attuali 2.083 milioni di euro), vara operazioni infragruppo, con le quali fa acquisire da Tod's il marchio Roger Vivier. La venditrice è un'altra società dell'imprenditore, Gousson, che incassa 415 milioni di euro, la metà dei quali verranno reinvestiti in Tod's tramite aumento di capitale riservato.
“Attraverso l’operazione”, dice la società, “Tod’s intende assicurare al gruppo in via definitiva la titolarità del marchio eliminando le incertezze proprie di qualunque licenza”, riferendosi alle royalties che il gruppo paga a Gousson.
Anche al netto della fiscalità, pare dunque di capire che i Della Valle non abbiano fatto quello che si dice un cattivo affare. Spesso quello che succede anche col calcio, da qualche anno a questa parte.
E il popolo viola, una volta di più, si divide. I più razionali sono inclini ad apprezzare campionati di vertice, partecipazioni a coppe europee, qualche soddisfazione in singoli scontri diretti, il bel gioco. Valutando che di alternative ai DV non ne esistano sopportano gli "zero tituli". I più passionali, invece, sono da tempo stanchi di annusare l'odore del trofeo senza mai poterlo assaggiare. Un po' come i golosi nella Commedia, si sentono condannati ad anelare qualcosa che pare vicino e quasi "doveroso" dopo oltre 45 anni anni dall'ultimo scudetto, 15 dall'ultimo trofeo, oltre 50 dall'ultima Coppa europea.
Roger Vivier interesserebbe loro se fosse un'ala destra, o un buon centrale, o un mediano muscolare, o anche un portiere. In fondo, dicono non senza qualche ragione, grazie a Sousa e all'esplosione di qualche elemento (Vecino, Alonso, Badelj, Ilicic, Kalinic soprattutto) con un organico sulla carta più debole di quello con cui la Viola ha chiuso la scorsa stagione, avrebbe potuto girare a 41 punti se solo avesse sconfitto la Lazio, potenzialmente campione d'inverno.
E' ora di togliere la maschera e gettare il cuore oltre l'ostacolo, se di cuore si può parlare. Altrimenti Sousa, più impaziente e forse più corteggiato di Montella, potrebbe trarre conclusioni simili ma più precoci e lo stellone, prima o poi, potrebbe non albergare più da queste parti.
Ma, ineffabili come sempre, potrebbero di nuovo stupirci, magari ingaggiando il prossimo anno l'attuale allenatore del Frosinone e pescando chissà dove per due palanche un bomber da 20 reti dopo aver ceduto qualche pezzo pregiato. Se a Sant'Elpidio a mare è sempre domenica, potrebbe anche accadere...