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  • Gonzalo Rodriguez:| 'Io e la Fiorentina, rinati insieme'

    Gonzalo Rodriguez:| 'Io e la Fiorentina, rinati insieme'

    • L.C.

    Orla ha portato le chitarre, Nuto le percussioni. I due della Bandabardò sono cresciuti su questi gradoni della Fiesole, tra cori e imprecazioni. E adesso eccoli di nuovo qui per incontrare Gonzalo e cantare qualcosa insieme. Il ragazzo argentino arriva e apre un sorriso da qui a lì. Il sole massaggia l'anima, la musica anche. Mentre il campo visto da quassù reinventa la prospettiva emozionale. Perché questa è l'inquadratura del cuore. Servono fede e immaginazione. Gonzalo indica l'erba: 'Non c'ero mai stato qui. Sai, quando siamo in campo, a volte basta alzare per un attimo gli occhi verso questa curva per ritrovare subito le energie. E' una sensazione pazzesca, quasi magica. Il sole, il caldo, la pioggia o le giornate gelide: questa curva non cambia mai. E poi quel ritmo che ti spinge oltre...'.

    E il ritmo per lei è tanta roba, visto che suona la batteria.

    ‘Sì, mi diverto da quando ero ragazzino. La musica per me è importante. E' vita. Non ho mai avuto una band, ma mi sarebbe piaciuto'.

    Il gruppo preferito?
    '...i Pink Floyd. E molto rock argentino'.

    Gonzalo, ma lei lo sapeva che Papa Francesco era socio sostenitore del San Lorenzo, la squadra dove lei è cresciuto e ha sempre giocato prima di partire per l'Europa?
    'Macché. L'ho scoperto dai giornali. Una bella storia, però. Io già ero felice di avere un papa argentino... un bel regalo per la mia terra'.

    Una terra con una storia travagliata. Come l'ha vissuta la sua famiglia la crisi economica del duemila?

    'Ero un ragazzino, ma ricordo bene che fu un dramma per tutti. Vengo da una famiglia umile. Mio padre è macellaio e ricordo che i clienti erano sempre meno e che la gente non aveva più soldi per comprare la carne. Sembrava non esserci futuro. Era sparita la classe media. Pochi ricchi e molti poveri'.

    Poi le cose sono migliorate.
    'Sì. Quella crisi è alle spalle, ma le cicatrici sono rimaste'.

    E della dittatura le hanno raccontato qualcosa?
    'I miei genitori venivano dalla Spagna e quindi da un'altra dittatura. Di racconti ne ho sentiti tanti. Ma la triste storia dei desaparecidos nessuno la potrà mai dimenticare'.

    Lei è partito per l'Europa giovanissimo.

    ‘Avevo vent'anni. Per me era un sogno. I grandi erano tutti qui’.

    Un difensore che sa giocare la palla, Gonzalo Rodriguez.
    'Perché ero nato attaccante. Poi un allenatore un giorno mi disse: meglio che vai dietro'.

    E quindi i gol non sono un caso.
    'Mi piace provarci. E' istintivo'.

    E qui a Firenze, sulle palle inattive, è anche più facile.
    'Quando ho scoperto che qui c'era un allenatore solo per le punizioni, quasi non ci credevo. Gianni (Gianni Vio, ndr) è bravissimo. E sono anche bravi anche quelli che calciano punizoni e angoli. Adem, Manuel, Jo-Jo, Borja...'.

    Ma chi è il leader di questa Fiorentina?

    'Il vero leader si chiama umiltà. Siamo un gruppo vero. E ognuno è leader a modo suo, ognuno sente addosso la responsabilità di indossare questa maglia. Pizarro e Toni sicuramente hanno una grande esperienza. Ma la forza, ripeto, si chiama unità e spirito di gruppo'.

    E la forza a volte è figlia dei momenti difficili. I suoi, per esempio: cinque operazioni, tra ginocchia e caviglie, due anni senza calcio...
    'Sì. E' stata durissima. Per questo mi sento vicino a Pepito. So cosa ha passato, so cosa prova a tornare su un campo e sentire l'odore dell'erba. Lui è un ragazzo con la testa, lui tornerà più forte di prima'.

    In questi casi trovare chi ha fiducia in te è fondamentale.

    'Sì. E questa è la ragione per cui io provo molta gratitudine per la Fiorentina che mi ha voluto. Io stavo per tornare al San Lorenzo, venire a giocare in Italia dopo tutto quello che avevo vissuto e la maledetta ultima stagione al Villarreal è stato come realizzare un sogno, come rinascere. E, in fondo, è come se io e la Fiorentina fossimo rinati insieme'.

    E poi qui gli argentini sono di casa...
    'Nel mio paese la Fiorentina è una specie di parola magica. In nomi di Passarella a Batistuta sono sempre in circolo. Campioni assoluti. E irripetibili'.

    Una curiosità: ma a inizio stagione alla Champions ci pensavate?

    'No, eravamo una squadra nuova. L'Europa sì ma la Champions ci sembrava qualcosa di lontanissimo'.

    E ora?
    'Ora la gente sogna e noi vogliamo provarci. Siamo tutti lì e può accadere di tutto. Abbiamo dieci partite davanti. Daremo tutto'.

    Gonzalo, la miglior qualità di Montella?
    'Che non perde mai la testa e questo ci fa stare tranquilli'.

    Ultima curiosità: come si fa a marcare Messi?
    'Troppo forte, non c'è quasi mai storia'. 

    Più facile mettere su una band?
    'Sarebbe bello, ma non mi sento ancora abbastanza bravo. Però io mi diverto anche da solo. La musica la suono e l'ascolto. E penso che chi ama la musica ha una marcia in più, perché conosce il lato emozionale della vita'.

    E d'altra questa la Fiorentina è come una bella canzone.

    'Sì, un pezzo rock, come piace a me'.

    (La Repubblica - Edizione Firenze) 


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