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Gli insulsi fischi a Cuadrado: è stato la Juve, non ha 'tradito' scegliendo l'Inter
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Siamo andati a controllare: Cuadrado a Torino ha giocato 314 partite ufficiali, segnando 26 gol, contribuendo - con i suoi assist, le sue corse, le sue incursioni in area avversaria - a dare lustro alla storia della Juve. Dettaglio per i distratti: ha vinto undici trofei. E’ stato una bandiera della Juve di Allegri, è stato fondamentale nell’anno di Sarri, ha dato il suo contributo nella stagione di Pirlo, si è rimesso a disposizione quando a sedersi sulla panchina bianconera è tornato Allegri. E’ stato titolare inamovibile della fascia destra, spesso coprendo due ruoli - terzino e ala - risultando talvolta il grimaldello utile a scassinare le difese avversarie. Cuadrado è stato la Juve. Amato dai suoi, osteggiato dal resto d’Italia, che lo accusava di essere un cascatore, di esagerare con i tuffi, di fare il furbastro.
E allora - come diceva quello - perché accoglierlo con in fischi? Perché questo livore gratuito? Perché questa tossica volontà di cancellare il passato, tirare una riga e dimenticare? Cuadrado può piacere o no, non è questo il punto. Può risultare fastidioso per quella sua naturale inclinazione a cercare con scaltrezza il fallo, ma non è nemmeno questo il punto. Il cuore della questione è un altro. Di quali colpe - secondo il popolo della Juventus - si è macchiato Cuadrado? Di andare forse a giocare con l’Inter? Ma è stata la Juventus a scaricarlo, o meglio, a ritenere che non avesse più nulla da dare alla causa bianconera. Cosa avrebbe dovuto fare? Andarsene lontano - tornare in Colombia, scegliere l’Arabia - per non dare fastidio a chi l’ha visto/apprezzato con la maglia della Juve?
Che tristezza, quando non si riesce a considerare il passato per quello che è: qualcosa che abbiamo vissuto, nella buona e nella cattiva sorte, provando a trattenere le cose belle. Che peccato per quei tifosi che per anni l'hanno applaudito e domenica sera l'hanno riempito di insulti: non sanno che stavano fischiando e insultando loro stessi, la loro storia, la loro memoria condivisa.