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Ecco come nacque la Serie A a girone unico: per merito di Vittorio Pozzo, il calcio italiano diventava moderno
LA VISIONE DI VITTORIO POZZO - Il girone unico significava il passo decisivo per il calcio italiano verso la modernità, uniformandosi a quello che in Inghilterra era già prassi dal 1898, ma il girone unico era anche un gran bel successo per colui che più di tutti si era prodigato per migliorare la struttura del calcio italiano, Vittorio Pozzo. Già nel 1921 il futuro Commissario Tecnico era stato incaricato di formare una Commissione allo scopo di studiare una formula definitiva per il campionato. Nei suoi “Ricordi” così Pozzo commenta quel periodo: "(…) il tipo di campionato ideale, quello che appaghi i desideri di tutti e risolva tutte le difficoltà morali e materiali, ecc. non è di possibile scoperta e attuazione in Italia. Proponevo un campionato a girone unico, con corridoio di comunicazione con una seconda Divisione a mezzo di promozione e retrocessione, con calendario inalienabile, proibizione di ritiro, lista di trasferimento per i giocatori”
In altre parole, Pozzo proponeva il futuro. E in un primo momento non venne ascoltato. Anzi, il progetto creò una vera e propria guerra intestina al calcio italiano, guerra che arrivò a far disputare addirittura ben due campionati paralleli: uno gestito dalla Federazione e l'altro organizzato dalla nascente Confederazione Calcistica Italiana formata dalle principali società calcistiche. Comunque in un modo o nell'altro si andò avanti e non si smise mai di ragionare sulla ristrutturazione dei campionati e si giunse finalmente, anche grazie alla ferma risolutezza di Arpinati, al tanto agognato campionato a girone unico nella stagione 1929/30.
1929-30 SERIE A! - Come detto, “l'anno zero” del campionato a girone unico in Italia fu il 1929. Il torneo dell'anno prima, quello del 1928/29 venne in qualche modo ad essere un torneo di qualificazione e per tale motivo le squadre che vi parteciparono furono 32, divise in due gironi – A e B – con le prime 8 di ciascun girone ammesse al futuro campionato di serie A e le restanti 8 retrocesse al successivo campionato di serie B. Ovviamente detta così era facile, ma le cose non andarono proprio lisce. Infatti al termine di quel campionato 1928/29 nel girone A Lazio e Napoli finirono all'ottavo posto, a pari punti e fu necessario dunque uno spareggio che si giocò a Milano il 23 giugno e che terminò in parità, 2-2. Venne quindi fissato nuovo spareggio a Padova, ma quella partita non verrà mai disputata in quanto da un incontro tra il presidente del Napoli, Ascarelli e il presidente Federale, Arpinati, scaturì una nuova idea: allargare la futura serie A a 18 squadre con il ripescaggio nel girone A di Napoli e Lazio e nel girone B con il ripescaggio “per meriti patriottici” della Triestina. Il tutto venne ratificato dal Direttorio Federale nella seduta del 3 luglio 1929:
“Il Direttorio federale, esaminati ampiamente sulla scorta di tutti gli elementi degni di rilievo e tenendo sovrattutto e anzitutto presenti gli interessi e le legittime esigenze delle Società tutte – quali la struttura da conferirsi ai campionati di divisione nazionale serie A) e serie B) 1929-30 – alla unanimità ha deciso la formazione della serie A) con 18 squadre a girone unico, e della serie B) ugualmente a 18 squadre con girone parimenti unico; con retrocessione dalla serie A) alla serie B) delle ultime due classificate, e con l'ascesa delle prime due della serie B) alla serie A). Dalla serie B) retrocederanno le ultime 4 classificate permettendo l'ascesa delle vincenti i 4 gironi della Prima Divisione.”
Così il 6 ottobre la prima Serie A a girone unico se la giocarono 18 squadre anziché 16 come da intenzioni.
Singolare è leggere l'articolo scritto da Vittorio Pozzo su “La Stampa” nel numero del 6 ottobre di presentazione del torneo, articolo nel quale con profonda lungimiranza e lucidità mette a fuoco le insidie nascoste nell'allargamento effettuato:
“(...) evidentemente non hanno tutti i torti coloro che sostengono che il male peggiore, quello del peso e della lunghezza della manifestazione, non è stato curato. Il Campionato è un grande egoista. Vuole la stagione tutta per sé, (…) compromette l'esito stesso dell'attività di quella Squadra Nazionale (…) che serve da indice dei progressi o dei regressi fatti dall'intero paese nel particolare sport che ci occupa”
Finiscono in questo modo i “ruggenti anni'20” del calcio italiano e dopo anni burrascosi trascorsi a polemizzare sul “format” del campionato si arriva dunque al girone unico, e Vittorio Pozzo può finalmente lasciarsi andare:
“Dal girone unico, base tecnica ed organizzativa di tutta l'attività maggiore, da allora non ci si è mossi. Proprio per niente non avevo lavorato.”
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)