Genoamania: a chi somiglia veramente Simeone jr?
Sul paragone abbiamo sentito pareri illustri. Il primo ad esprimersi al riguardo è stato il presidente del Genoa Enrico Preziosi. Al termine della gara di campionato con il Napoli di due settimane fa, quando il Cholito fece il suo esordio nel nostro calcio, lo accostò a Filippo Inzaghi per la scaltrezza che lo caratterizza sotto porta. Parallelo per certi versi condiviso anche da colui che in questo momento probabilmente lo conosce meglio di tutti, Ivan Juric. L'allenatore croato ha spesso descritto Simeone junior come un animale d'area, uno che vive con l'istinto del gol. Lo stesso istinto che fu il marchio di fabbrica di un altro grande bomber italiano, l'immenso Paolo Rossi. In molti dopo la rete rifilata domenica al Bologna hanno intravisto nelle movenze feline ed improvvise dell'argentino la dote principale di Pablito.
La bandiera rossoblu Claudio Maselli, uno che di giovani se ne intende, è andato ancora più indietro nel tempo, fino agli anni '70. Per l'ex allenatore della Primavera genoana il confronto più appropriato è con Roberto Boninsegna, detto Bonimba, poderoso ed agile attaccante dell'Inter post-Herrera.
Chi invece ha scoperto il Cholito prima del suo approdo in Italia lo ha paragonato a Mauro Icardi o al primo Hernan Crespo. Per gran parte dei tifosi genoani, invece, il sogno è che Giovanni possa ripercorrere soprattutto le orme di un altro suo grande connazionale, il Principe Diego Milito, del quale secondo Claudio Onofri possiede la stessa “straordinaria abilità del controllo palla in corsa”.
Ammesso e non concesso che nella storia plurisecolare del pallone siano mai esistiti due giocatori con le stesse caratteristiche, al giochino voglio comunque partecipare anch'io, riesumando il mio ricordo personale. L'ormai famosa azione del palo di Bologna, mi ha riportato alla mente quella di Alberto Gilardino (altro ex genoano anche se non troppo fortunato) nella semifinale mondiale di dieci anni fa contro la Germania. Stesso stop a seguire, stessa sterzata a far sedere il difensore e stessa sorte per il tiro in porta, terminato sul palo a portiere ormai battuto.
E si potrebbe andare avanti per ore senza mai sciogliere realmente questo dubbio.
Una cosa è certa: per uno che sulle spalle porta un cognome così ingombrante i paralleli con il passato non devono essere molto graditi. Del resto Giovanni l'ha detto a più riprese: “Non voglio somigliare a nessuno. Lavoro per diventare unico”.
La strada intrapresa è di sicuro quella buona.