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Genoamania: tutti responsabili. Ma Juric di più
Se c'erano dubbi sull'opportunità o meno di sostituire Ivan Juric sono stati spazzati via ieri sera al termine del terzo derby consecutivo perso dal Genoa in poco più di un anno.
Ma se la stracittadina, per quanto importante, rimane pur sempre una gara singola che in palio mette tre punti come tutte le altre, ciò che deve preoccupare è una classifica orrenda, un calendario che non lascia spazio ad illusioni e soprattutto una squadra senza anima nè futuro.
Quando si arriva ad una situazione simile è chiaro che le responsabilità non possano essere di uno solo, per quanto importante sia il suo ruolo. E' evidente che se il Grifone si trova in questo stato le cause sono molteplici e vanno ricercate fra tutte le componenti del team.
A cominciare dai vertici societari, fautori di una politica quantomeno confusionaria, deleteria e ai limiti dell'irriverenza nei confronti soprattutto di chi in oltre 124 anni di storia ha alimentato la saga rossoblu. Servono linee precise, un progetto chiaro, una proprietà che sappia alzare la voce e prendere posizione quando serve. Non parlo di soldi ma di una struttura decisionale ben definita che abbia il coraggio di fare scelte il cui orizzonte temporale vada oltre le due settimane. In pratica tutto ciò che ora non esiste.
Se le responsabilità della società sono evidenti, altrettanto lo sono quelle di chi in campo scende indossando una maglia che, alla luce dei risultati, non merita e non rispetta. Parlando con qualunque osservatore esterno alla realtà genovese la prima cosa che si sente dire è: "La rosa del Genoa non vale questa classifica". Sembra un mantra, peraltro più volte sentito in passato anche rispetto ad altre squadre poi regolarmente retrocesse a fine campionato. Però se in dodici partite i rossoblù hanno raccolto appena sei punti, di cui soltanto uno in casa, le opzioni sono due: o questa squadra è ampiamente sopravvalutata oppure qualcuno non sta rendendo per quanto vale.
E qui arriviamo al terzo responsabile di questa situazione: Ivan Juric. In entrambi i casi, infatti, la colpa non può che essere sua. Se la rosa non è competitiva è anche per causa sua che ha contribuito a costruirla, oppure non è stato in grado di farsela costruire da chi gli sta sopra. Se viceversa è la squadra che non si applica, almeno in alcuni suoi elementi e ieri a tal proposito qualche ulteriore dubbio è sorto, anche in questo caso la responsabilità non può che essere di chi avrebbe il dovere di stimolare i propri uomini a dare il massimo. Quando un equipaggio si ammutina i motivi sono sempre da ricercare nel capitano del vascello.
A questo punto la soluzione non può che essere una. Sperando che non sia troppo tardi e che soprattutto la scelta sia fatta con quel criterio mancato lo scorso febbraio, quando la nave alla deriva fu affidata ad un comandante non adeguato.