Genoamania: tanti colpi e qualche lacuna. Il Grifo si conferma Re del Mercato
Un titolo conquistato sul campo grazie alla conferma di una tendenza ormai consolidata che anche in questa sessione ha visto il Grifone mettere a segno una serie quasi infinita di operazioni. Tra entrate ed uscite sono infatti stati più di 50 (oltre uno al giorno) i calciatori movimentati dai rossoblù. Insomma, la solita prevedibile rivoluzione. Se i risultati saranno quelli sperati sarà la classifica a fine primavera a stabilirlo. Noi per il momento proviamo a fare le carte in anticipo basandoci su quelle che erano aspettative e necessità di una squadra reduce da due salvezze acciuffate per i capelli e con una rosa da ricostruire per un buon 50% del suo organico.
PORTA - Il ritorno, o se vogliamo la conferma, di Mattia Perin fra i pali rossoblù è senza dubbio uno dei grandi colpi messi a segno dal neo ds Daniele Faggiano. L'Airone di Latina rappresenta la certezza ma anche la continuità all'interno di uno spogliatoio non sempre di facile gestione. L'arrivo di Alberto Paleari, giunto quasi sul filo di lana, è poi un'operazione altrettanto interessante in grado di fornire una valida alternativa a Perin sia per il presente che, soprattutto, per il domani.
DIFESA - Il reparto difensivo è quello che ha subito meno stravolgimenti rispetto al passato torneo. Dei sette vecchi centrali difensivi (Criscito compreso) sono rimasti a Pegli in cinque ma i due che sono partiti, Cristian Romero e Adama Soumaoro, non sono stati probabilmente sostituiti adeguatamente. Il rientro all'ovile di Mattia Bani da solo non può bastare per sopperire alla partenza di due pezzi da 90 come erano il francese e l'argentino. Serviva quel innesto di esperienza a lungo cercato ma alla fine non raggiunto per garantire maggiore solidità degli ultimi 30 metri.
ESTERNI - Quasi totalmente stravolte risultano viceversa le fasce laterali, dove l'unica conferma è quella di Paolo Ghiglione. Gli sbarchi di Lennart Czyborra, Luca Pellegrini e Davide Zappacosta promettono un cambio di marcia notevole per il Grifone sulle corsie esterne. Fare meglio di così in questa zona del campo francamente era quasi impossibile.
CENTROCAMPO - Quello mediano risulta essere il reparto più affollato soprattutto a causa di molti giocatori che non hanno voluto saperne di salutare Pegli. Milan Badelj in regia con Miha Zajc al suo fianco garantiscono piedi buoni e cervello fino. Pippo Melegoni è invece il nuovo che avanza, un giovane da far crescere senza fretta in mezzo a tanti veterani. La mancata partenza di Lasse Schone rappresenta una valida alternativa ai presunti titolari, nella speranza che non si tramuti in un lusso insostenibile. Anche qui, come in difesa, tuttavia si è fatto 30 senza arrivare a 31. Manca infatti un rubapalloni di mestiere, quel ruolo da cagnaccio della linea mediana che, soprattutto per questioni fisiche, non si può pretendere di affidare al solo Sturaro.
ATTACCO - È soprattutto là davanti che il Grifone ha cambiato maggiormente il proprio volto. E non poteva essere altrimenti dopo la sterilità offensiva evidenziata nell'ultimo campionato. Al restyling quasi totale sono scampati i soli Goran Pandev e Mattia Destro. Due conferme a fronte di tante scommesse. A cominciare dal colpo Marko Pjaca, indiscutibile dal punto di vista tecnico ma con non pochi dubbi sotto l'aspetto della tenuta fisica. Discorso analogo, seppur con motivazioni differenti, per il giovane Gianluca Scamacca e per l'inaspettato Eldor Shomurodov. Entrambi rappresentano due incognite, affacciandosi per la prima volta al palcoscenico della Serie A. C'è da dire però che per loro non far rimpiangere Favilli e Pinamonti non sarà un'impresa titanica. Tutti da valutare, ma con molta calma, infine, gli sbarchi dei giovani Giuseppe Caso, Joel Asoro e Darian Males. Prospetti ai quali dovrà essere dato il giusto tempo per crescere senza troppe pressioni.
GIUDIZIO - In estrema sintesi il mercato del Genoa si guadagna una piena sufficienza. Pur con alcune lacune importanti, come la mancanza di un bomber da doppia cifra e di un incontrista, l'opera di Faggiano e soci è stata comunque meritoria. Soprattutto perché portata avanti con pochissimi mezzi economici a disposizione (come dimostrano i tantissimi prestiti arrivati sotto alla Lanterna) e dovendo fare i conti con un appeal non proprio irresistibile per una società che ogni 6 mesi stravolge se stessa.