Genoamania: Romulo ennesimo parafulmine. Ma le colpe non sono solo di Juric
Questa volta tocca a Romulo. Dopo la sfortuna, gli arbitraggi discutibili, le cappelle di Radu, il calendario difficile, le congiunzioni astrali sfavorevoli, il surriscaldamento globale, ad accollarsi la responsabilità dell’ennesimo tracollo del Genoa a sto giro è il centrocampista italobrasiliano.
NON SI VINCE MAI - Certo, il modo in cui un giocatore di 31enne con alle spalle centinaia di partite da professionista e un passato in Nazionale si fa cacciare dal campo nel giro di tre minuti è imperdonabile. Ma oltre all’episodio in sè resta un dato a contraddistinguere l’esperienza in rossoblù di Ivan Juric: l’incapacità di vincere una partita che sia una.
Sicuramente il tecnico di Spalato avrà molti difetti ma tra questi non c’è la mancanza di alibi. Eppure se nelle ultime venti partite da lui dirette alla guida del Grifone se n’è vinta soltanto una (il 3-2 di Cagliari dell’ottobre 2017), il motivo non può sempre essere ricercato in cause esterne. Se una barca affonda, come sta palesemente facendo il Genoa, le responsabilità sono prima di tutto del suo capitano che come accetta gli onori della carica deve saperne accettare anche gli oneri.
Quando Preziosi l’ha richiamato per prendere in mano le redini del Grifone Juric sapeva bene che il compito che l’attendeva non sarebbe stato facile ma se ha accettato di salire a bordo è perché evidentemente era convinto di poter far bene. Due mesi più tardi, e con lo stesso numero di gare giocate dal suo predecessore, sappiamo che ciò non è avvenuto, come dimostrano i numeri che forse non diranno tutto ma un’indicazione di massima la danno. Ballardini in sette gare aveva raccolto 12 punti e messo in mostra il miglior bomber del torneo; nello stesso numero di partite Juric ha saputo ottenere appena tre pareggi, vedendo Piatek segnare solo su rigore.
RESPONSABILITA' COLLETTIVA - Forse però la colpa non è solo del capo flotta ma anche dell’armatore che ha puntato su di lui e che fino ad oggi è stato il primo a fornire alibi ai passi falsi del suo prescelto. Probabilmente più per giustificare la propria decisione che non per reale convinzione. A lungo andare tuttavia le scusanti dovranno per forza di cose terminare e prima o poi bisognerà necessariamente tirare le giuste somme. A meno di non cominciare a cercare spiegazioni dello scorso rendimento rossoblù nelle congiure aliene, nel calendario maya o nella maledizione di qualche stregone sampdoriano.