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    Genoamania, Pepito-Lapadula: due pesi, due misure

    Genoamania, Pepito-Lapadula: due pesi, due misure

    • Marco Tripodi
    Pepito Rossi è il classico giocatore che ha raccolto meno di quanto meritasse. In un decennio in cui, dopo il trionfo mondiale di Berlino 2006, l'Italia ha sofferto la carenza di talenti veri in grado di supportare un movimento da sempre ai vertici a livello mondiale, il ragazzo del New Jersey poteva essere uno dei perni del nuovo ciclo azzurro.

    CAMPIONE MANCATO - Rossi possedeva tutti i mezzi per diventare uno dei più forti calciatori in assoluto a livello planetario: classe, umiltà, ambizione e soprattutto spirito di sacrificio. Ma gli è mancata la cosa che forse più di altri gli sarebbe servita: la fortuna. Se il suo curriculum sanitario è, ahimè, assai più ricco di quello sportivo è chiaro che la dea bendata non è mai stata amica del Pepito nazionale.

    Una fragilità fisica che è quasi una condanna per un ragazzo sicuramente in grado di lasciare un segno indelebile nel grande calcio se solo avesse potuto contare su una struttura corporale differente. Eppure, nonostante sia ormai giunto alla soglia di 31 anni ossia in quell'età in cui un calciatore intraprende il viale del tramonto e sia reduce dall'ennesima operazione chirurgica, il suo approdo nella Genova rossoblu ha risvegliato gli animi di una tifoseria sempre calorosa ma ragionevolmente un po' depressa dalle vicende degli ultimi mesi.

    DELUSIONE - Il tifoso del Genoa è per sua natura scettico e pessimista, soprattutto quando alla sua corte arrivano giocatori non del tutto convincenti per un motivo o per l'altro. Ne sa qualcosa Gianluca Lapadula, il grande acquisto dell'ultimo mercato estivo del grifone. I due lunghi infortuni che dopo averne condizionato la preparazione ora stanno minando anche la sua prima parte di stagione, più che attenuanti si stanno rivelando per lui agli occhi della tifoseria come ingiustificabili aggravanti. Il terrore di aver comprato, peraltro a caro prezzo, un giocatore troppo fragile fisicamente si trasforma agli occhi del tifoso in una colpa per il giocatore stesso.

    Se Lapadula saprà riscattarsi togliendosi di dosso questa pesante etichetta sarà il tempo a dirlo. Quello che è certo è che per Rossi l'approccio al mondo rossoblu è stato totalmente antitetico. Se per qualcuno il suo arrivo a Genova era una scommessa in parte questa è già stata vinta. E lo dimostra l'entusiasmo col quale è stato accolto. Nessuno o quasi sembra dar peso alla cartella clinica dell'attaccante italo-americano. Tutti conoscono le sue disavventure eppure tutti sembrano disposti a dargli un'opportunità per mettersi in luce.

    La differenza tra i due giocatori forse sta tutta in un aspetto. Pepito è sicuramente un campione, a differenza di Lapadula che invece è soltanto un buon giocatore. La speranza di poterlo ammirare in tutta la sua classe anche al Ferraris, nel suo caso è evidentemente più forte della paura di aver scommesso sul cavallo sbagliato. Certo sarebbe meglio se tale fiducia venisse concessa anche al suo collega di reparto. Almeno finché indossa la maglia del club più antico d'Italia.

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