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    Genoamania: con il Toro un copione già letto. Con Pellegri date ascolto a Juric

    Genoamania: con il Toro un copione già letto. Con Pellegri date ascolto a Juric

    • Marco Tripodi

    Un film già visto.

    L'ultima gara del 2016 del Genoa è parsa ricalcare un copione al quale, ahinoi, più volte abbiamo avuto modo di assistere nella prima parte di stagione, soprattutto fuori casa.

     

    In particolare la gara di Torino è sembrata ricalcare quella di due settimane fa contro l'Inter. Un Genoa arrembante, che parte a spron battuto e nella prima mezzora di gioco crea palle-gol a ripetizione, senza riuscire a finalizzarne alcuna. Salvo poi venire impallinato dall'avversario alla prima distrazione, su palla inattiva. Paralleli che aumentano i rimpianti per una prima metà di campionato che avrebbe potuto portare in dote ai rossoblu non bottino di punti nettamente superiore ai 23 incamerati fino ad oggi.

    In nove gare giocate in trasferta il Grifo finora ha raccolto la miseria di sette punti, frutto delle vittorie su Crotone (peraltro in campo neutro) e Bologna e del pari a reti bianche con il Chievo. Inoltre nelle ultime cinque partite esterne i rossoblu hanno segnato una sola rete, quella inutile di Ocampos alla Lazio.

    E' fin troppo evidente, quindi, che lontano da Marassi il cammino del Genoa debba subire una netta ed immediata sterzata. Ma il problema, e lo si è visto anche ieri, non è l'atteggiamento degli uomini di Juric. Il Grifone è una squadra capace di giocarsela a viso aperto anche sui campi più ostici e anche quando, come ieri sera, è alla prese con una lunga serie di defezioni. L'impressione è che piuttosto a Burdisso e compagni manchi un pizzico di fortuna. A volte basta un episodio per far svoltare una partita e con essa una stagione.

    Peccato. Perché questo per il Genoa poteva davvero essere un campionato denso di soddisfazioni ed invece il rischio tangibile è quello di passare un'altra stagione più o meno anonima, nella quale le uniche gioie probabilmente non andranno aldilà di singole prestazioni, come le belle vittorie su Milan e Juventus.

    O come il debutto del giovanissimo Pietro Pellegri. Un talento da custodire gelosamente e da far crescere con saggezza, evitando pericolose tentazioni che rischierebbero di lasciare non pochi rimpianti in futuro. Scorrendo l'elenco dei più precoci giocatori nella storia della Serie A i nomi di coloro che poi hanno mantenuto le attese sono purtroppo in minoranza rispetto a quelli che invece si sono persi tra le difficoltà di una crescità che l'etichetta di “predestinato” non rende affatto semplice. Ancora una volta, quindi, ha ragione Juric. Pellegri il record l'ha fatto (che poi in realtà record non è), ora però scordatevelo per almeno due anni. A 15 anni è troppo presto per giocare contro gente che potrebbe essere tuo padre. A 15 anni un ragazzo ha bisogno di altre cose e il pallone deve essere solo un divertimento.

    Speriamo solo che come Juric, dalle parti di Pegli, la pensino così anche altri...

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