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Genoamania: ceduto Dragusin i 777 dimostrino che la Luna di Miele non è finita
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Eppure il problema di fondo non è vendere. Nel calcio italiano di oggi tutti sono costretti a farlo. Il Napoli tricolore ha dovuto rinunciare a Kim; il Milan, suo predecessore nell'albo d'oro, ha smentito chi considerava Tonali una bandiera; l'Inter finalista di Champions ha ceduto in un solo colpo Onana, Skriniar e Brozovic. Figuriamoci se non può farlo il Genoa che la A l'ha appena ritrovata dopo una stagione in purgatorio.
A lasciare perplessi possono essere casomai le tempistiche della cessione. Fare a meno di uno dei tuoi giocatori migliori nel bel mezzo della stagione non sembra una mossa azzeccatissima. Ma era possibile fare altrimenti? Davvero si può chiedere ad una società che ha ereditato quasi 200 milioni di debiti di rinunciare a una plusvalenza simile? Davvero si può chiedere al giocatore di preferire una squadra di medio-bassa Serie A ad un top team di Premier League? Ovviamente no. Ma forse si poteva comunque aspettare almeno fino a giugno. Ciò tuttavia significherebbe dover fare i conti con il classico dilemma dell'uovo e della gallina. Meglio pochi e sicuri adesso o tanti, forse, domani? Il Genoa e Dragusin, in questo caso, non hanno avuto dubbi su quale strada intraprendere.
Il vero dilemma, in ogni caso, è un altro. Riuscirà la società rossoblù a sostituire adeguatamente l'ormai ex perno del proprio reparto arretrato? È su questo punto che la 777 si giocherà gran parte della fiducia concessale in questi primi due anni di matrimonio dal popolo del Grifone. La questione non è dover salutare Dragusin quanto valutare come e se verranno investiti i soldi arrivati dalla sua cessione. Nel calcio di oggi nessuno è incedibile, né insostituibile. A patto di rimpiazzarlo a dovere. Nel 2001, quando cedette Zidane al Real Madrid, tanto per fare un esempio, la Juve utilizzò gran parte dei 150 miliardi di lire incassati dalla vendita del francese per portare a Torino Buffon, Thuram e Nedved. In pratica l'ossatura della squadra che negli anni a venire vinse scudetti a ripetizione e arrivò in finale di Champions. La dimostrazione evidente di come chi arriva sia più importante di chi parte. Esattamente ciò che deve fare ora il Grifone.
Finita la luna di miele, la dirigenza del Genoa è chiamata a non far pentire i tifosi di un matrimonio partito con premesse decisamente differenti da quelle del legame che l'ha preceduto.