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Genoamania: va bene il sacrificio di Perin purché sia utile alla squadra
Più che da partite di scarse importanza, in questi giorni l'attenzione del popolo rossoblù è casomai occupata dai primi spifferi di calciomercato che cominciano a soffiare con una certa insistenza attorno al Grifone. Se la partenza pressoché certa di Perin è presa dai più con logica rassegnazione (del resto non si può pretendere che miglior portiere d'Italia continui a difendere i pali di una squadra che ha come massimo obiettivo la salvezza anticipata) ciò che veramente affligge i pensieri di chi vive il Genoa come una fede sono semmai i nomi degli eventuali acquisti.
Il vero problema per chi tifa squadre di seconda o terza fascia, almeno dal punto di vista economico, non è tanto dover digerire cessioni importanti quanto vedere come spesso queste non consentano di costruire una squadra più forte di quella passata. Ben venga il sacrificio a patto che i soldi incassati vengano poi investiti per avere un collettivo più completo e competitivo di quello precedente. Può sembrare una cosa scontata ma i precedenti dimostrano l'esatto contrario.
Troppo spesso ad un addio eccellente, almeno in casa Genoa, non è corrisposto un investimento tecnico adeguato. Cosa che invece ogni sostenitore si aspetterebbe. Come recita un vecchio adagio molto in voga nelle curve e nelle gradinate italiane di ogni latitudine "i giocatori passano ma la maglia resta". Il problema è che troppo spesso chi quella maglia la indossa non appare all'altezza di chi gliel'ha lasciata. Speriamo solo che questa volta non si ripeta un film già visto.