Getty Images
Genoamania: ma siamo sicuri che il ritorno di Criscito sia un affare?
L'entusiasmo con il quale domenica scorsa Marassi ha riaccolto il figliol prodigo è giustificato dal valore tecnico e umano del laterale di Cercola ma anche dal fatto che in un mondo di cartone come quello del calcio di oggi un giocatore ha saputo per una volta a tener fede alla promessa fatta tanti anni prima.
DUBBI - Ma provando a superare l'euforia del momento e tralasciando gli aspetti puramente emozionali, occorre fare una riflessione sul reale valore tecnico di quella che non può essere solo un'operazione nostalgia. Negli occhi dei genoani, Mimmo è lo stesso che correva avanti e indietro sulla fascia per 90 minuti nel pieno della sua maturazione calcistica. Ma in questi sette anni la sua carriera ha avuto come esclusivo palcoscenico il campionato russo, un torneo non certo ai vertici delle gerarchie continentali. Al di là di qualche annuale apparizione nelle coppe europee (70 in tutto, praticamente 10 all'anno e non sempre contro squadroni dell'elite pallonara) il settennato di Criscito è stato caratterizzato da gare dal valore decisamente mediocre, giocate spesso contro squadre sconosciute a queste latitudini e dai nomi impronunciabili.
DIMENTICATO - D'altronde se dal 2012 ad oggi, ossia dopo la famigerata vicenda del pre-europeo di Polonia e Ucraina, Mimmo la Nazionale azzurra l'ha vista soltanto in un paio di occasioni nonostante la penuria di talenti del nostro calcio, forse non è soltanto per antipatia i suoi confronti da parte dei vari Ct succedutisi a Coverciano. Non credo che tutti, da Prandelli a Ventura passando per Conte, potessero nutrire una misteriosa antipatia per lui. E' molto più probabile che, esattamente come avviene per Giovinco che spopola nel campionato americano ma è stato completamente dimenticato qui da noi, anche per Criscito il fatto di giocare in un torneo di terzo o quarto livello non fosse garanzia di sufficiente preparazione per i selezionatori azzurri.
Se così realmente fosse non sarà facile per lui, dopo sette anni, ritrovare i ritmi e le geometrie di un campionato che non sarà più il migliore del mondo ma che resta comunque notevolmente più elevato di quello russo.