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    Genoa, Fossati a CM: 'Il derby lo decide Veloso. Ho visto giocatori vomitare prima di giocarlo'

    Genoa, Fossati a CM: 'Il derby lo decide Veloso. Ho visto giocatori vomitare prima di giocarlo'

    • Marco Tripodi
    Gianni Fossati di derby ne ha visti tanti. Molti li ha vissuti in prima persona, respirando l'aria pesante dello spogliatoio prima del fischio d'inizio quando il papà è stato per oltre un decennio presidente del suo Genoa. Altrettanti li ha interpretati da tifoso, trepidando in tribuna o davanti alla TV. Ció che non è mai cambiato sono i riti propiziatori pre-gara, come quello di non andare allo stadio quando la squadra ospitante è quella sbagliata. Un'abitudine che l'ex capitano del Bogliasco pallanuoto campione d'Italia nel 1981 ripeterà anche questa domenica. Nella speranza che le cose per il suo Grifone vadano diversamente rispetto alle ultime volte.

    Fossati, si dice che nel derby spesso vince chi è sfavorito, significa che questa volta sarà il Genoa a sorridere visto che non lo fa da tre lunghi anni? "È un detto molto diffuso che ha sicuramente un fondo di verità. Tuttavia, nonostante quel che dice la classifica, io non credo che il Genoa sia inferiore alla Sampdoria. La squadra sta pagando una serie di errori di valutazione e i molti cambi tecnici ma lo giudico comunque un buon collettivo i cui valori sono rimasti in gran parte ancora inespressi. Come tutti derby credo sia impossibile fare pronostici, perché spesso sono gli episodi a deciderlo. Però la fame che i giocatori metteranno in campo può essere una discriminante importante e in questo momento mi pare che il Genoa sia più affamato degli altri...".

    A volte l'uomo decisivo è colui che non ti aspetti, chi può essere la sorpresa di questa stracittadina? "Io confido molto in Veloso. A Napoli domenica scorsa ha dimostrato di poter essere ancora molto utile a questa squadra e se giocherà potrebbe essere lui l'uomo in più. D'altra parte è uno che sa come si gioca al calcio, è in grado di risolvere le gare con un calcio piazzato e possiede l'esperienza necessaria per non farsi travolgere dall'emozione. Certo, molto del suo rendimento dipende da chi gli si mette al fianco. Lui necessita di due giocatori di gamba, che corrono al suo posto, e l'ideale sarebbe stato disporre di Sturaro. In sua assenza opterei per affiancargli Rolon e Lerager".

    Della sua esperienza diretta come proprietario del Genoa a quale derby è rimasto più affezionato? "Da anni nel mio ufficio, sopra la scrivania, campeggia la foto del colpo di testa di Pruzzo nel 2-1 in rimonta del marzo '77. Fu la prima cartolina da derby che girò tra i tifosi del Genoa, tredici anni prima del gol di Branco. Una gioia immensa, vincere un derby in quella maniera dopo essere andati sotto davanti ad uno stadio nel quale sedevano oltre 50.000 spettatori. Cose d'altri tempi. E poi ricordo bene anche il 2-0 con doppietta di Damiani nell'ottobre '78. Quella sì che era una grande squadra".

    È mai capitato che un giocatore abbia deluso le sue aspettative durante un derby? "Il derby è talmente sentito che in occasioni come queste è davvero molto difficile riuscire ad esprimersi al massimo. Capita spesso che i giocatori più attesi poi in campo deludano. Ma posso assicurare che quando ciò è accaduto è sempre stato solo e unicamente per questioni di eccessivo stress, non certo per mancanza di impegno, come invece troppe volte i tifosi tendono ad accusare. Ricordo che nella settimana che precedeva la partita, e anche negli spogliatoi prima del fischio d'inizio, tutti i ragazzi sentivano il derby come noi tifosi. Ho visto più volte giocatori anche affermati colpiti da conati di vomito a causa della tensione pre-gara. Chi non ha mai vissuto un derby da dentro non può capire cosa significhi. Ma chi ha avuto questa fortuna non se la scorda per il resto della vita".

    In definitiva, che cos'è per lei il derby?: "Semplicemente l'essenza del calcio. Almeno qui a Genova. È una gara nella quale per 90 minuti non esistono vincoli familiari o di amicizia ma soltanto quelli calcistici, sia in campo che sugli spalti. È una sfida per la quale saresti disposto a fare qualsiasi cosa pur di vincerla. Eppure in tanti anni non c'è mai stato un episodio di violenza. Quella della Lanterna, nonostante l'accesissima rivalità, è l'unica gara in Italia nella quale le due tifoserie vanno allo stadio assieme, ognuno con la sciarpa del proprio colore, dividendosi prima dei tornelli per poi ritrovarsi a fine partita ed iniziare il lungo periodo di 'menaggio' o di sopportazione, a seconda dell'esito finale. È davvero qualcosa di unico, una delle pochissime tradizioni ancora rimaste intatte nel calcio moderno che ancora ci tengono incollati a questo gioco".

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