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Gattuso azzecca tutto, Di Francesco no
La Roma esce battuta da San Siro e, forse, non avrebbe meritato una punizione così atroce. Ma Di Francesco ha buttato il primo tempo, affrontato con il 3-4-3 (3-4-1-2, l’1 era Pastore) e con Marcano difensore esordiente.
L'allenatore abruzzese ha rimediato nella ripresa inserendo El Shaarawy per Marcano e passando al 4-2-3-1 (Karsdorp, Fazio, Manolas, Kolarov/Nzonzi e De Rossi/Schick, Pastore, El Shaarawy/Dzeko), ma qualche passaggio a vuoto della difesa giallorossa c’è stato lo stesso e se non ci fosse stato il Var (fuorigioco di mezza punta di Higuain) la Roma avrebbe subito il 2-1 già a mezz’ora dalla fine. Vero che ci sarebbe stato tutto il tempo per rimediare. Altrettanto vero che, nella circostanza, sulla difesa alta, non ha accorciato Olsen, portiere sicuro tra i pali, ma esitante quando bisogna da uscire.
Gattuso ha azzeccato tutto. Biglia, prima di ogni altra cosa. Ben lungi dal recitare da protagonista, l’argentino ha sbagliato molto meno che a Napoli e ha fatto da sponda all’uscita palla al piede dei difensori. Su Biglia, Di Francesco ha piazzato quasi a uomo Pastore e la mossa ha finito per limitarlo molto. Tuttavia i facitori di gioco sono stati Bonaventura (soprattutto) e Calhanoglu (in parte). Il primo ha ispirato l’inserimento di Rodriguez (a sinistra) che ha propiziato il gol di Kessie (40’ del primo tempo Manolas e Marcano sorpresi alle spalle), il secondo ha cercato il dialogo stretto con Higuain, in crescita di forma e mentalità.
Giusto, da parte dell’allenatore milanista, anche aver puntato su Musacchio (ero pronto a impallinare sia lui che Gattuso) anche se c’è da capire cosa impedisca il lancio di Caldara. D’accordo l’abitudine alla difesa a tre, d’accordo l’integrazione con i compagni. Ma se Caldara non comincia a giocare qualcuno farà presente all’allenatore che si tratta comunque di uno spreco: 40 milioni per un ragazzo di 24 anni abbandonati in panchina.
Il Milan ha giocato in maniera corale e convincente per l’intero primo tempo. Il vantaggio è arrivato quasi alla fine, ma i rossoneri avevano creato almeno tre occasioni: con Calabria (15’, dopo scambio profondo con Calhanoglu), Higuain (16’, tiro di destro deviato da Olsen), Suso (28’, sinistro da fuori, ancora respinto dal portiere romanista).
La Roma ha pareggiato al 58’ con Fazio, sfruttando un calcio d’angolo di Pastore. Sulla traiettoria, Donnarumma ha "pugnato" lontano, palla di nuovo dentro, Calabria rinvia male e l’argentino al volo mette all’angolo.
A quel punto ho pensato seriamente che la Roma potesse vincere e per due ragioni. La prima: il Milan aveva corso di più e sembrava più stanco. La seconda: Nzonzi e De Rossi stavano crescendo in mezzo al campo. Evidentemente mi sbagliavo, perché al 61’, su lancio di Bonaventura, Higuain ha infilato il suo scatto tra Manolas e l’incertezza di Olsen, attardatosi in area. E, dribblato il portiere, ha messo in rete. Solo il Var (Mazzoleni) poteva pescare il fuorigioco millimetrico del Pipita. Ancora il Var protagonista 17 minuti dopo e ancora da calcio d’angolo. Nzonzi, saltando su Romagnoli, ha controllato palla con le braccia e poi ha messo in rete. Niente gol e partita che sembrava destinata al pareggio.
Tantopiù che Gattuso - inseriti Laxalt per Rodriguez, Castillejo per Calhanoglu e Cutrone per Bonaventura - è passato al 4-4-2. Scelta conservativa? Può darsi che a Rino sia passata per la testa l’idea di non perdere, come era invece successo a Napoli. Certo, sia lui che i suoi hanno continuato ad affrettare il recupero palla, hanno giocato in fretta le rimesse e lottato fino all’’ultimo su ogni pallone anche nel recupero.
Nell’azione del gol decisivo, per me sbaglia Nzonzi, pressato da Calabria (lodevolissimo in fase offensiva e soprattutto nel pressing). La palla finisce a Higuain che, anziché tirare, vede Cutrone e lo serve con un assist divino. L’altro non perde la calma e regala a Rino la prima vittoria nella sua seconda stagione in serie A.