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    Garcia è l'anello debole del Napoli: Italiano meritava di essere l’erede di Spalletti

    Garcia è l'anello debole del Napoli: Italiano meritava di essere l’erede di Spalletti

    • Giancarlo Padovan
    I fischi che, a fine partita, hanno accompagnato i giocatori del Napoli negli spogliatoi non erano né di rabbia, né di protesta. Ma, piuttosto, di disincanto. Il grande sogno di rivincere lo scudetto sta abbandonando anche i più accaniti sostenitori di De Laurentiis e Garcia, Kvaratskhelia non è più quello dell’anno passato, Osimhen è tornato a segnare su rigore, ma a sbagliare da solo davanti alla porta, Lobotka e Zielinski sono spesso marcati a uomo e soffrono, la sconfitta con la Fiorentina (1-3) è la seconda in casa dopo quella con la Lazio, il distacco dalla capolista MIlan è di sette punti ad appena otto giornate dall’inizio del campionato.
    Il quadro è ancor più desolante perché non è neppure vero che il Napoli giochi male o decisamente peggio dell’anno scorso. Piuttosto è che non segna con la stessa implacabilità e in difesa si vede che non c’è più Kim. Al secondo pit stop per la sosta delle Nazionali, la squadra non è arrivata stanca, ma svuotata. Colpa anche della Champions League (e si sapeva) perché il Napoli aveva speso tanto (e invano) contro il Real Madrid e ieri sera, era appannato, poco rotondo, sempre in affanno sulle cosiddette seconde palle, approssimativo nei passaggi, prevedibile nei movimenti.
    E allora - obietterà il solito petulante - come mai la Fiorentina non ha patito le fatiche di Conference? Perché Italiano il suo capolavoro l’ha costruito facendo ricorso ad un ampio turnover (sette giocatori diversi rispetto a giovedì) e chiedendo, tra gli altri, a Nico Gonzalez di accomodarsi in panchina. La Fiorentina, dunque, ha un organico migliore del Napoli?
    Risposta scontata: ovviamente no. Piuttosto la Fiorentina ha un allenatore, Vincenzo Italiano, di gran lunga più bravo di Rudi Garcia. Un tecnico così apprezzato da De Laurentiis che se lo era messo in testa quando Spalletti gli disse addio. So per certo che il presidente del Napoli riteneva Italiano il degno erede di Luciano in ragione di un calcio organizzato e di iniziativa, per aver fatto sempre soffrire il Napoli (l’aveva già battutto), perché è un uomo del sud che in una piazza come quella napoletana avrebbe trovato facile accoglienza e collocazione.
    Il problema è che Italiano era ancora sotto contratto con i viola e che il presidente Commisso è buon amico di De Laurentiis. E il numero 1 del Napoli è un uomo di princìpi cavallereschi. Così è assolutamente probabile che non sia nemmeno arrivato a chiedere al collega viola di sciogliere il contratto con l’allenatore. Visto i punti attuali della Fiorentina (terza assieme alla Juventus a quota 17) e la superlativa prestazione al Maradona, credo che l’anno prossimo De Laurentiis ci proverà con maggiore decisione ed energia.
    Sinceramente non so come e quando finirà con Rudi Garcia. Però non bisognava essere Nostradamus per individuare in lui l’anello debole di una catena creata da un altro, di idee completamente differenti, empatico con i calciatori, ricco di carisma e di mistero, come è Spalletti. Di certo, senza scudetto o, peggio, senza un posto in Champions, Garcia si godrà il secondo anno di contratto senza lavorare.

    Comunque, sarà perché la Fiorentina è andata in vantaggio presto (Brekalo al 7’), ma la condotta di gara della squadra di Italiano è stata autorevole, brillante, consapevole. Il Napoli, che ha perso Anguissa per infortunio (dentro Raspadori), prima della metà del primo tempo, ha attaccato a folate senza mai una vera idea di costruzione o di manovra. Gli è stato annullato un gol per fuorigioco ad Osimhen (20’), poi Lobotka ha tentato un tiro da fuori (respinta di Terracciano), infine solo un pasticcio del giovane Parisi (colpo di petto corto a Terracciano che ha atterrato Osimhen) gli ha consentito di pareggiare, su rigore, quando stava per scadere il recupero del primo tempo.
    Tutt’altro che scornata dall’accadimento, la Fiorentina ha ricominciato a far gioco nella ripresa grazie a Bonaventura, Arthur (chi si rivede!) e Duncan. Ikoné ha colpito un palo (palla da Bonaventura a Nzola che ha fatto un lavoro stupendo per il compagno), poi ha rischiato di andare sotto su un’altra ingenuità, questa volta di Kayode (per il resto super al pari di Parisi) che ha sbagliato la rimessa in gioco regalando una palla gol a Osimhen solo davanti a Terracciano. Ma il portiere ha salvato in uscita (gol sbagliato dal nigeriano).

    Non è stata perciò una sorpresa vedere i viola effettuare il sorpasso a metà della ripresa. Il gol di Bonaventura (forse il migliore in campo) è stato propiziato da da un rimpallo su Olivera, però Duncan aveva sfondato la linea difensiva degli azzurri con una percussione centrale.

    Come spesso gli capita, Garcia ha rivoltato la squadra schierando un acrobatico 4-2-4 che ha portato in piena area, ma non vicini al gol, Raspadori, Simeone e Gaetano, tre subentrati. Al 98’, Nico Gonzalez, sostituto dell’autore del primo vantaggio, Brekalo, ha assecondato un contropiede di Parisi (ancora lancio di Bonaventura), mettendo sotto la traversa. E a Napoli è stata malanotte.     
     

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