Ganz: 'Juve? Mi piace, punta sui giovani'
Ganz, l’ultima vittoria ottenuta a Modena dimostra che il Como è vivo e crede ancora nella salvezza che sarebbe, a conti fatti, un’impresa? “Credo anche io che, se riuscissimo a centrare il traguardo, sarebbe una vera e propria impresa. La squadra non solo a Modena aveva dato segnali importanti, di essere una squadra viva. Anche nei tanti pareggi ottenuti, perché siamo primi in questa particolare classifica, avevamo dimostrato di potercela giocare con tutti. Sabato, per via di tante circostanze, è andata bene e questa vittoria serve molto per il morale, per continuare sulla nostra strada”.
Riavvolgiamo il nastro: sesto minuto della ripresa, cross dalla destra con stop di coscia e destro potente all’angolino. E’ stato il suo gol più bello quello di sabato scorso? “E’ stato importante ma il più bello no: forse a Vicenza e a contro il Trapani sono arrivati i gol più belli. Con i veneti mi sono girato velocemente e ho anticipato la marcatura dei difensori, tirando all’angolino. Con il Trapani ho beffato il portiere con un pallonetto. Io l’ho sempre detto e rimarcato: non conta la bellezza dei miei gol ma quanto saranno importanti per portare il Como alla salvezza”.
La passata stagione è stata la più prolifica tra i professionisti con quindici reti totali: manca una sola rete per battere il suo record personale di marcature… “A parte quelli messi a segno con la Primavera del Milan, l’anno scorso è stata la mia migliore stagione. Undici gol in campionato, quattro nei play-off e tre in Coppa Italia. Adesso non so quanti ne farò da qui a fine stagione, non mi pongo obiettivi particolari a livello personale”.
Gli addetti ai lavori la considerano un attaccante completo, un rapinatore d’area come lo era anche suo padre Maurizio. Dove pensa di dover migliorare?
“Nel calcio moderno un attaccante deve saper fare tutto, dalla parte offensiva ai compiti in fase di non possesso palle. Se vuoi giocare, devi essere completo. Fisicamente so che devo migliorare tanto, è un obiettivo che ho e che intendo perseguire. Anche nelle scelte da fare all’interno della partita, a volte sono un po’ frettoloso e non va bene. Quando arriva la palla devo già saper cosa fare, bisogna cercare di non sbagliare mai la scelta”.
"El segna semper lu" era uno striscione dedicato dai tifosi dell’Inter a suo padre che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera. Lei ha un soprannome o prende quello del padre?
“Non ne ho uno in particolare, diciamo che tutti mi hanno sempre paragonato a papà. Al di là di essere il figlio di un attaccante che ha fatto la storia di club importanti in Serie A, mi piace essere Simone Andrea Ganz. Quello che ho ottenuto nella mia giovane carriera me lo sono sudato”.
Lei ha fatto tanta gavetta, passando da club di provincia in Lega Pro come Lumezzane e Barletta. Cosa le hanno portato in dote quelle esperienze? “Sicuramente è stato molto importante fare tanta gavetta, mi ha permesso di crescere prima di tutto come uomo e, poi, come calciatore. Sono stati due anni importanti, ero lontano da casa e iniziavo a familiarizzare con un campionato totalmente diverso rispetto alla Primavera. Quando giochi con i grandi è tutto diverso e nascono delle normali difficoltà. Sono due esperienze che ricordo con piacere perché mi hanno permesso di maturare molto”.
Fin da piccolino ha girato molte città per seguire la carriera di suo padre e Como era nel suo destino perché ha iniziato proprio in una piccola società della città lombarda… “Ho iniziato a quattro anni nell’Ardisci e Spera, piccola squadra di Como. Io abitavo a Cernobbio quando papà giocava nell’Inter. E’ vero, Como doveva per forza essere nel mio destino”.
Che ragazzo è Simone Ganz fuori dal campo?
“Un ragazzo semplice che è sempre stato in famiglia, sono molto legato a loro e anche il fatto di aver cambiato sempre città ha fortificato questo legame. Nel tempo libero mi piace stare con gli amici di sempre e fare cose molto semplici come andare a cena fuori o vedere un film”.
Nella stagione 2011/2012 ha messo a segno ben ventisei reti con la Primavera del Milan. Vedendo la rosa attuale del club rossonero, dove spicca Donnarumma e c’è un Locatelli sponsorizzato dal presidente Berlusconi, cresce il rimpianto? Non crede che ai tempi non abbiano avuto il dovuto coraggio con lei? “Non credo che non abbiano avuto coraggio, ho esordito a diciotto anni in Champions League. Sicuramente non mi sarei aspettato andasse cosi ma non lo ritengo importante ora. Io, per natura, guardo sempre avanti e accetto tutto molto serenamente”.
Dell’attuale Serie A c’è un attaccante che stima particolarmente?
“Mi piace molto Icardi, come si muove e la fame che ha nel concludere l’azione. Un altro è sicuramente Dybala, un vero attaccante completo. Ha tutto: senso del gol, grande tecnica, rapidità e dribbling. L’argentino è un giocatore fantastico”.
A proposito di Dybala, sappiamo che la Juventus si è molto interessata a lei: le piacerebbe vestire la maglia del club bianconero?
“Certo che mi piacerebbe. E’ la più importante squadra italiana degli ultimi anni sia per quello che sta facendo in Italia ma anche in Europa. L’anno scorso ha raggiunto una finale di Champions League, giocandosela alla pari con il Barcellona. Quest’anno è uscita in maniera totalmente immeritata: ha giocato una grande partita, alla pari se non di più, contro il Bayern Monaco. Poi è una società che mi piace perché ha dimostrato di puntare molto sui giovani”.
Da ex giocatore del Milan, quindi, non ci sarebbero problemi?
“No perché il calcio è fatto così, non è una questione di fede. Sin da bambino ho sempre sognato di arrivare in una grande squadra che possa essere la Juventus, la Roma o la Fiorentina. Se ci arrivi, vuol dire che hai lavorato bene sul campo”.
La Juventus sarà la sua prossima squadra?
“Preferisco non parlare di questo, adesso testa solo alla salvezza del Como”.
Si sente già pronto per giocare in Serie A?
“Questo non devo dirlo io ma gli addetti ai lavori. Sicuramente lavorerò duro per arrivarci: se non sarà l’anno prossimo, vuol dire che dovrò metterci ancora più impegno per quello dopo”.