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    Galeone: "Parlai di calcio fino alle 5 con Berlusconi, aspettai invano una sua chiamata. Con Maradona ho vinto il mio Scudetto"

    Galeone: "Parlai di calcio fino alle 5 con Berlusconi, aspettai invano una sua chiamata. Con Maradona ho vinto il mio Scudetto"

    • Redazione CM
    Giovanni Galeone, ex allenatore di Pescara, Perugia, Napoli e Udinese tra le altre, ha concesso una lunga intervista a Il Corriere della Sera. Una chiacchierata nella quale sono stati affrontati diversi argomenti, tra cui alcuni curiosi aneddoti legati alla propria carriera. A partire da quello legato al Napoli di Diego Armando Maradona: “Il mio scudetto? Presto detto: l'ho vinto in un ristorante di Napoli. Non millanto, ci sono i testimoni. A tavola, dopo una partita, viene da me Diego Armando Maradona e mi dice: lei deve venire qui e allenare il Napoli. Se non è uno scudetto quello. Luciano Moggi continuava a dirmi: Giovanni non firmare eh, mi raccomando. Mandiamo via l'allenatore (Ottavio Bianchi, ndr) e vieni tu. E io che prendevo tempo con l'ingegner Viola che aveva il contratto pronto per la Roma. Tira e molla, tira e molla, alla fine salta la Roma — giustamente si stufarono di aspettare — e al Napoli, caso più unico che raro, mandarono via i giocatori che non volevano l'allenatore. Forse l'unico rimpianto”.

    Il Napoli del doppio Scudetto tra fine Anni Ottanta e i primi Anni non è però l'unica grande squadra di quell'epoca legata agli anni più significativi della carriera di Giovanni Galeone. Che, a Il Corriere della Sera, racconta qualcosa anche relativamente al grande Milan di Silvio Berlusconi: “A Vienna il Milan vince la seconda Coppa dei Campioni, è il 1990. Invitato da Arrigo Sacchi vado a vedere i rossoneri che vincono e poi nell'hotel della festa conosco Silvio Berlusconi. Fino alle 5 del mattino a parlare di calcio. E mi fa: bene Galeone, mi chiami che dobbiamo proseguire questa chiacchierata. Mai alzato il telefono: speravo lo facesse lui. E così quel che poteva essere, non è stato. Ma la vita è andata avanti ed è stata anche una bella vita. Io di calcio parlavo con Gigi Riva, Fabio Capello. E Pierpaolo Pasolini che veniva a Grado l'estate a fare le sabbiature. Cose che ti restano dentro. C'era educazione, rispetto, cultura. Oggi ci sono analfabeti che pretendono la cattedra universitaria. E nel calcio è lo stesso. Vallo a spiegare a quelli del Milan: mandano via gente come Maldini e Massara — tra i più bravi in circolazione — e mettono Ibrahimovic. Grande calciatore, per carità. Ma che dirigente è? Che società è diventata quella rossonera? E di esempi ce ne sono mille”.

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    Giovanni Siliprandi
    Giovanni Siliprandi

    Sembra il boomer milanese di Instagram, che millanta mille cose e conquiste fatte. Pur di far par...

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