
Galeone: "La Juventus dà un milione di euro al mese a Vlahovic, che non sa stoppare un pallone"
- 130
"Invece ai miei tempi? Alt, non voglio fare il vecchio rimbambito. Non è così mica ovunque. In Spagna difendono l'identità, puntano anche sui giovani. E infatti vincono. Qui vedi una partita di serie C e poi cambi su una di serie A e — tranne qualche eccezione — è tutto uguale, omologato, senza emozioni. No, non mi piace 'sto calcio. Quarant'anni fa, anche senza vincere nulla, il mio Pescara divertiva. Durò poco, perché davanti c'erano le vere corrazzate. Ma avevamo un'idea, giocatori giovani che erano felici. E si vedeva".
"Il mio scudetto? Presto detto: l'ho vinto in un ristorante di Napoli. Non millanto, ci sono i testimoni. A tavola, dopo una partita, viene da me Diego Armando Maradona e mi dice: lei deve venire qui e allenare il Napoli. Se non è uno scudetto quello. Luciano Moggi continuava a dirmi: Giovanni non firmare eh, mi raccomando. Mandiamo via l'allenatore (Ottavio Bianchi, ndr) e vieni tu. E io che prendevo tempo con l'ingegner Viola che aveva il contratto pronto per la Roma. Tira e molla, tira e molla, alla fine salta la Roma — giustamente si stufarono di aspettare — e al Napoli, caso più unico che raro, mandarono via i giocatori che non volevano l'allenatore. Forse l'unico rimpianto. No, anzi, ce n'è un altro".

"A Vienna il Milan vince la seconda Coppa dei Campioni, è il 1990. Invitato da Arrigo Sacchi vado a vedere i rossoneri che vincono e poi nell'hotel della festa conosco Silvio Berlusconi. Fino alle 5 del mattino a parlare di calcio. E mi fa: bene Galeone, mi chiami che dobbiamo proseguire questa chiacchierata. Mai alzato il telefono: speravo lo facesse lui. E così quel che poteva essere, non è stato. Ma la vita è andata avanti ed è stata anche una bella vita. Io di calcio parlavo con Gigi Riva, Fabio Capello. E Pierpaolo Pasolini che veniva a Grado l'estate a fare le sabbiature. Cose che ti restano dentro. C'era educazione, rispetto, cultura. Oggi ci sono analfabeti che pretendono la cattedra universitaria. E nel calcio è lo stesso. Vallo a spiegare a quelli del Milan: mandano via gente come Maldini e Massara — tra i più bravi in circolazione — e mettono Ibrahimovic. Grande calciatore, per carità. Ma che dirigente è? Che società è diventata quella rossonera? E di esempi ce ne sono mille".
"Allora è tutto da buttare? No. Il Como, per esempio, ha una proprietà straniera, ma si vede che ha una sua identità. A me Fabregas piace tantissimo. Nico Paz è forte forte. Però ci sono troppi giocatori che si sentono grandi e non lo sono. Montati e presuntuosi. Io ho visto Zico, dico Zico, restare al freddo di Udine dopo l'allenamento per un'ora da solo a calciare le punizioni contro la barriera di legno".
"Chi vince lo scudetto? Boh. Inter, certo. Il Napoli può lottare fino alla fine. Se ha fortuna anche l'Atalanta, ma è difficile. Poi stop, dietro male, male. La Juve? Dico solo questo: da un milione netto al mese a Vlahovic, forse l'unico giocatore slavo — e io me ne intendo, li adoro da 80 anni — che non sa stoppare una palla: non ci riesce proprio. Chissà ora vediamo con l'arrivo di Tudor. Del Milan ho già detto. La Roma? Dopo mesi hanno capito che serviva Ranieri. Adesso non devono sbagliare il prossimo allenatore".
"Allegri? Andrebbe molto bene. E glielo auguro. Anche se sono stato arrabbiato con lui. Per un po' mi ha chiamato e non mi andava di rispondere. Era diventato troppo pigro. Deve allenare, è bravissimo. Chissà, magari esagero. Magari non dipende solo da lui. Non arriva la chiamata giusta. Fossi stato il Milan, di corsa. Ma poi ci siamo sentiti e mi ha detto che non ci va. Ecco: alla Roma lo vedrei benissimo. Poi va a sapere. Io 'sto calcio non lo capisco più".
Commenti
(130)Scrivi il tuo commento
Stai parlando di Bremer e Gatti!