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Gabbiadini: 'Sarri non dice le cose in faccia. Con Benitez il Napoli vinceva'
TRA BENITEZ E SARRI - "L'impatto con Puel? Ottimo. Mi ha chiesto di giocare da centravanti puro, di puntare sempre il primo palo. Il gol dell’1-2, quello sul cross di Ward-Prowse, è figlio di questa logica. In Italia si tende alla marcatura ad uomo, qui invece si difende a zona e in linea. Con l’inglese me la cavo, riesco a sopravvivere. Naturalmente devo migliorarlo e infatti ho cominciato a prendere lezioni private. Con Puel parliamo inglese, italiano e francese. Riusciamo a capirci ed è questa la cosa più importante. Il Napoli? La mia esperienza lì va divisa in due momenti: i primi 6 mesi con Benitez le cose funzionarono bene. Il gruppo era davvero unito, Benitez fece una scelta coraggiosa, ma importante: applicava in modo scientifico il turnover. Tra campionato e coppe varie, si giocava ogni tre giorni e c’era spazio per tutti. Le cose sono cambiate con l’arrivo di Sarri. Lui ha scelto d’intraprendere un’altra strada: punta sempre sugli stessi. Gli altri devono fare anticamera. C’è una linea ben marcata tra titolari e riserve. È una politica anche questa, ma è chiaro che chi resta fuori alla lunga non può essere contento. Considero Sarri uno dei migliori allenatori in assoluto con i quali ho lavorato, ma con lui non è mai scoccata la scintilla. Per me la sincerità e i rapporti umani vengono prima di qualsiasi altra cosa. Mi piacciono le persone che ti dicono le cose in faccia. Per me è una regola di vita fondamentale: vale non solo nel calcio, ma anche nella sfera privata. La politica di Benitez ha portato al club una Coppa Italia e una Supercoppa. Non credo che la sua strategia fosse sbagliata".
NUOVA VITA - "Napoli resta un’esperienza fondamentale nella mia vita. Non la considero un fallimento, perché quando hai segnato 25 gol nelle mie condizioni sei in pace con la tua coscienza. Sul piano umano Napoli mi ha arricchito. Ho conosciuto una splendida città e mi sono creato rapporti di amicizia che resteranno nel tempo. Napoli mi ha lasciato qualcosa d’importante. A Southampton ho trovato un gruppo molto giovane e un allenatore in gamba. Vivo ancora in albergo, ma presto mi trasferirò in una casa. Southampton può veramente rappresentare una svolta decisiva per la mia carriera. L'atmosfera qui è fantastica. Qui la gente va allo stadio per sostenere la propria squadra e non per tifare contro l’avversario. Vedo famiglie, molti bambini, un’aria gioiosa. A Wembley ci hanno seguito in trentamila. E’ stato un esodo incredibile. Londra? Ancora tutta da esplorare. Sono arrivato a Southampton e non ho avuto il tempo di guardarmi intorno. Londra è internazionale, la vera Inghilterra è altrove. I complimenti di Mourinho? Quando un personaggio come lui ti viene incontro, ti stringe la mano e ti dice 'Sei stato bravissimo, hai segnato due gol da fenomeno', senti qualcosa di particolare dentro di te. Mourinho è una persona speciale, e non solo per i successi ottenuti da allenatore. È carismatico. Il Titanic partì da Southampton? Conosco la storia. Beh, nel mio caso l’avventura è cominciata bene, ma io, per natura, tengo sempre i piedi a terra. Il calcio è davvero un mare aperto. Ci sono i momenti di bonaccia, ma all’improvviso può arrivare la tempesta. Non bisogna mai rilassarsi. Cinque gol in tre partite sono un buon avvio, ma non sarà sempre così. Verranno tempi meno facili, ma una cosa posso garantirla: darò sempre il massimo, senza mollare mai".