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  • Fuori Gasp:| 'Mi hanno ammazzato'

    Fuori Gasp:| 'Mi hanno ammazzato'

    Nato il 26 gennaio. Come José Mourinho, il totem del Triplete. «Buon segno», avevano pensato i tifosi nerazzurri, accogliendo a luglio Gian Piero Gasperini. Tutt'altro, invece: è già fuori. C'è Ranieri al suo posto, da oggi. Il Gasp è stato esonerato, con contratto subito rescisso consensualmente. Non vuole avere più nulla a che fare con l'Inter. «Mi hanno ammazzato», ha confidato agli amici. Non l'hanno aiutato, vero. Ma lui ci ha messo molto del suo per farsi silurare dopo appena cinque partite ufficiali, tre di campionato. Ne ha perse quattro, ne ha vinte zero. E, naturalmente, «zeru tituli». A differenza dei quattro (Mancini, Mou, Benitez e Leonardo) che l'hanno preceduto. Avrebbe potuto mettersi una medaglia al petto già al debutto, nella Supercoppa contro il Milan. Ha perso 2-1, invece. Senza la maggioranza dei reduci dalla Copa America. Ed è lì che si sono create le prime crepe del rapporto rotto ieri all'ora di pranzo. Perché è stato Gasp a prendersi la responsabilità della rinuncia ai sudamericani, anche se era stata la società ad aver già promesso vacanze per tutti.


    Prima e dopo, un mercato all'insegna del fair-play finanziario: Eto'o che va in Russia; i rinforzi richiesti, funzionali al progetto condiviso del 3-4-3, che non arrivano. Gasp voleva Kucka, Palacio e Lavezzi; ha avuto Alvarez, Zarate e Forlan. Che si sono aggiunti agli eroi del Triplete, sempre più consumati e meno affamati. Come Benitez un anno fa, non ha trovato la sponda necessaria. E s'è bruciato come lo spagnolo. Uscendone ancora peggio, per aver voluto cambiare troppo. Con scelte che parevano destinate al flop fin da subito. Torinese al lavoro a Milano, ha trovato il capolinea a due terzi di autostrada, a Novara. Figuraccia clamorosa e benservito anticipato dalla prima frase post-partita di Moratti: «Non aveva in mano la squadra».

    Già sapeva, Gasperini. Ma martedì notte è tornato a dormire alla Pinetina. Ieri mattina ha parlato un'ora con Zanetti e Cambiasso. Poi, mentre Baresi e Bernazzani dirigevano l'allenamento di scarico, Branca gli comunicava che «con rammarico» la società aveva deciso di esonerarlo. All'una ha salutato tutti. Con gli occhi lucidi, ai cronisti ha detto: «Sono molto dispiaciuto, ma decidono i risultati. Con la squadra si era instaurato un ottimo rapporto. C'è rammarico da parte di tutti, adesso».

    A quell'ora, l'Inter aveva già in mano il primo sì di massima del sostituto. Un altro ex nemico. Dopo il milanista Leonardo, ecco lo juventino-romanista Ranieri, rivale tra i più combattivi, anche dialetticamente, del Mourinho che nessun nerazzurro può e vuole dimenticare.
    Stava facendo il commentatore per la Rai. Con buoni risultati, dicono. Ma non vedeva l'ora di tornare in campo. Farlo con l'Inter è il massimo. C'è la Champions, c'è una squadra da rianimare ma che realisticamente non può fare peggio di così. L'ok sul progetto tecnico è arrivato al volo, come il medesimo Ranieri, atterrato a Milano nel pomeriggio. Poi, sono cominciati i contatti tra legali. Perché sul contratto il nodo da sciogliere non era da poco. L'Inter voleva impegnarsi fino a giugno, l'allenatore chiedeva due anni. Anche per presentarsi con più autorità in uno spogliatoio pieno di senatori scafatissimi, che negli ultimi 14 mesi non hanno aiuto granché i tecnici scelti dal club in estate ma poi scarsamente supportati.

    Alle 19, negli uffici del vicepresidente Rinaldo Ghelfi, la riunione decisiva. L'agente Beppe Bozzo per l'allenatore, il direttore dell'area tecnica Marco Branca e il legale Angelo Capellini per l'Inter. S'è discusso di un 1+1 (un anno, con prolungamento garantito dal raggiungimento di obiettivi in campionato e in Champions), ma ha stravinto il romano: accordo biennale, staff con i 4 suoi collaboratori di fiducia. Primo allenamento di Ranieri nerazzurro oggi pomeriggio, domani la presentazione. Poi, sabato alle 18, debutto a Bologna. Trasferta che lo scorso 22 febbraio saltò perché la sua Roma quattro giorni prima s'era fatta rimontare da 3-0 a 3-4 dal Genoa e la panchina era passata a Montella. Porte girevoli. Nel calcio si entra e si esce di continuo. Soprattutto all'Inter, dopo Mou.


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