Frosinone, Marchizza a CM: 'Convinto dal calcio di Di Francesco, sono qui per fare la storia. Soulé, Reinier e Ibra...'
Nello spogliatoio è mai uscita la parola 'Europa'?
No, non scherziamo. Siamo concentrati tutti sulla salvezza, sarebbe la prima volta nella storia del club".
Cosa ti chiede Di Francesco?
"Schierandomi terzino sinistro la richiesta del mister è quella di dare una mano in fase di possesso negli ultimi trenta metri".
Cosa ti ha convinto a scegliere il Frosinone?
"Appena ho ricevuto la chiamata dei gialloblù non ho voluto sentire altre offerte, l'ho reputato il progetto migliore anche per la presenza di Di Francesco: propone un calcio offensivo che mi piace molto".
Prima di firmare ti sei confrontato con qualcuno?
"Ho sentito Mazzitelli col quale avevo fatto il ritiro quando eravamo al Sassuolo, mi ha raccontato di un ambiente fantastico e di un bel progetto".
Chi è il compagno che ti ha colpito di più in allenamento?
"E' difficile fare un solo nome, siamo tutti ragazzi giovani e con grande talento. Ci sono giocatori che si sono già messi in mostra come Soulé, Barrenechea e da poco Reinier, che si portava dietro la nomea del giocatore pagato 30 milioni dal Real Madrid. Un altro che ha qualità è Ibrahimovic, al quale servirà un po' più di tempo per adattarsi perché è arrivato negli ultimi giorni".
E quello col quale hai più legato?
"Qui ho trovato uno dei gruppi migliori nei quali ho giocato, ma se devo fare un nome dico Mazzitelli col quale ho un bellissimo rapporto".
Che allenatore è Di Francesco?
"Ci trasmette serenità, sicurezza e tanto coraggio. Come si vede ogni settimana, il Frosinone prova a imporre il suo gioco contro qualsiasi squadra. Io personalmente devo ringraziarlo perché mi ha dato molta fiducia in un momento in cui ne avevo bisogno".
Hai lavorato con Italiano, Andreazzoli, Dionisi e ora Di Francesco: tutti allenatori che propongono un calcio offensivo. Dura la vita per un difensore. "Ma no, perché penso che oggi in Italia la salvezza si possa raggiungere solo con un'idea di calcio ed esprimendo il proprio gioco. Altrimenti diventa difficile...".
A proposito di calcio offensivo: la Roma ti ha notato in un torneo nel quale hai fatto 30 gol in 5 partite.
"E' vero, ma era calcio a cinque. Avevo vinto il premio come miglior giocatore del torneo e un mese dopo mio padre mi disse che la Roma voleva farmi fare un provino".
Che reazione hai avuto?
"Avevo 9 anni e dico la verità: ero talmente piccolo che non mi sono reso conto del valore e dell'importanza della cosa. La prendevo come un divertimento. Ed è stato un bene perché, grazie all'aiuto della mia famiglia, non ho mai sentito la pressione".
Un romanista nella Roma?
"Quando rimani dieci anni in un club per forza di cose si crea un legame particolare. Da piccolo, quando la società ci dava i biglietti, andavo allo stadio insieme alla mia famiglia".
La partita più bella vista all'Olimpico?
"Roma-Torino 3-2, quando Totti entrò negli ultimi minuti e fece doppietta".
Con la Primavera hai vinto una Coppa Italia contro l’Entella di Zaniolo.
"Sì, dall'altra parte c'era lui. Giocava sulla fascia opposta e non ci siamo mai incrociati, ma dal campo si vedeva che aveva delle potenzialità".
C’è in quella Roma Primavera un giocatore che secondo te ha fatto meno strada di quella che meritava?
"Sì, Marco Tumminello. Oggi è al Crotone. Purtroppo la sua carriera è stata condizionata da tanti infortuni alle ginocchia; peccato, perché nelle giovanili era molto forte".
Con Spalletti arriva il salto in prima squadra e il debutto in Europa League con l’Astra Giurgiu: dicembre 2016, hai diciotto anni e mezzo.
"E' stata la ciliegina sulla torta della mia esperienza alla Roma. Sono entrato in quella società a 9 anni, per me era impensabile arrivare a debuttare in prima squadra. Quel giorno è stata una grande soddisfazione soprattutto per i miei genitori, li ho ripagati dei tanti sacrifici che hanno fatto; ogni giorno si facevano 100 km per portarmi su e giù da Trigoria".
Che effetto ti ha fatto incontrare Totti per la prima volta?
"Era un idolo, vederlo dal vivo era spettacolare. Poi giorno dopo giorno mi sono abituato".
Esordio in A con lo Spezia, da titolare, contro il Milan di Leao e Brahim Diaz. Non è andata benissimo.
"Debuttare a San Siro è sempre un sogno, anche se in quell'occasione non c'era una grande atmosfera perché eravamo in periodo Covid e si giocava a porte chiuse. E abbiamo perso. Ma se qualche anno prima mi avessero detto che un giorno avrei giocato in uno stadio del genere non ci avrei mai creduto".
Su Instagram hai un post dove racconti il punto più basso della tua carriera.
"ll 23 gennaio 2022 mi sono rotto il ginocchio. Da lì è iniziato un percorso difficile che ho terminato grazie alle persone che mi sono state vicino e alle quali mi sono affidato".
Chi è il compagno di squadra che ti mette più in difficoltà nelle partitelle d'allenamento?
"Facendo il terzino sinistro spesso mi ritrovo davanti Soulé che è un esterno destro, quando è in giornata è difficile da fermare".
Il primo a chiamarti in Nazionale fu Roberto Baronio, all’epoca ct dell’Under 18. "Mi portò a giocare un'amichevole ad agosto, e da quella partita sono arrivato fino all'Under 21. Prima della chiamata di Baronio avevo fatto uno stage nell'Under 15, dopo il quale però non mi convocarono più".
@francGuerrieri