Frey:| Il portiere degli eccessi
DICONO che in ritiro a Cortina sia arrivato sovrappeso, ma dov’è la notizia? Sebastien Frey è sempre stato eccessivo in tutto. Eccessivo nel look, nel fisico ma anche debordante nella classe del portiere di rango. Cosicché quando suonava la campanella del campionato, già alla prima faceva vedere a tutti che quella pinguetudine che pareva linobanfietà, in realtà era solo apparenza a nascondere la reattività di un portiere fenomenale.
UN GATTO prodigioso nei balzi e nel consegnare punti su punti alla Fiorentina. Bei ricordi.
Come succede per i notai e per gli osti, anche l’eccessivo Frey è un numero uno per tradizione di famiglia. Il padre era stato portiere nella B francese, mentre il nonno Andrè aveva cercato gloria qualche metro più avanti, stopper roccioso del Metz e poi del Tolosa. Frey è stato un numero uno eccessivo nel campionario di parate mostrato al «Franchi» e in giro per l’Italia. Erede di quella tradizione che parte da Costagliola e che passa, fra gli altri da Sarti, Superchi, Galli e Toldo, per temperamento e stile il portiere viola a cui più è somigliato è Albertosi. Non a caso, certe parate di Seba come quella di Ricky galleggiano nel ricordo confuse a metà fra il grande gesto atletico e il miracolo mariano: Frey, una palla di cannone accesa nel rettangolo adrenalico dell’area piccola. Ora: gli esperti sostengono che le uscite non siano il pezzo forte del suo repertorio. Forse anche per questo ha voluto essere eccessivo nelle uscite fuori dal campo: lui i capelli color saggina inteccheriti con la gommina li portava quando Hamsik giocava col Dolceforno ed El Sharawy pasteggiava col plasmon. Un lookologo attento ai vestiti (a volte è parso Al Pacino in Scarface) e, soprattutto, alle auto: ancora oggi nel garage ha parcheggiate una Ferrari a tiratura limitata e una Mini personalizzata.