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    Frattesi: 'Marchisio un modello, mio nonno era uno juventino sfegatato. Che piacere le voci di mercato'

    Frattesi: 'Marchisio un modello, mio nonno era uno juventino sfegatato. Che piacere le voci di mercato'

    Davide Frattesi è uno dei gioielli del Sassuolo in vetrina sul mercato. Il centrocampista italiano classe 1999 ha dichiarato in un'intervista a Tuttosport in vista del posticipo di lunedì sera contro la Juventus: "La prima cosa che mi viene in mente è la partita dell'andata. Il mio gol, la vittoria allo Stadium e il pensiero di mio nonno Carmine, che era un tifoso juventino sfegatato. Quel gol è stata la mia più grande emozione in campo assieme a quello del 3-2 segnato al 95° con l'Empoli nel derby in casa del Pisa nel 2019, dopo che avevamo subìto il 2-2 al 93°". 

    IL SASSUOLO - "Una società non troppo pressante sui risultati e questo aiuta a lavorare bene, soprattutto i giovani. E' un posto perfetto per crescere, il resto dipende dal singolo. Ho sempre avuto tanta fame, fin da piccolo ho sempre detto a tutti che sarei voluto arrivare in alto e anche ora voglio cercare di arrivare sempre più su". 

    MARCHISIO - "Una delle prime volte che venivo convocato in prima squadra nella Roma, ci andavamo a riscaldare a turno a gruppi di tre e i giocatori bianconeri facevano lo stesso: quando arrivò il mio turno tra loro c'era Marchisio. Mia nonna Stefania da anni mi faceva i collage con le foto mie e sue dicendomi: 'Sei uguale!'. Le rispondevo che lo diceva perché mi vedeva con gli occhi dell'amore. Una volta lì, con l'idolo di una vita, forse più ancora di mia nonna che mio (ride, ndr), sono andato a chiedergli la maglia. E' stata una grande emozione, io avevo giocato solo in Primavera, ma lui mi ha detto subito che a fine partita me l'avrebbe data e al fischio finale pur avendo perso è venuto subito da me. Io presi la maglia e non sapevo cosa fare. Pensavo 'La mia non la vorrà, che se ne fa?', invece me la chiese. Siamo rimasti in contatto e lo sento tuttora, persone di quello spessore umano nel calcio si incontrano raramente. Il giocatore poi lo conosciamo tutti. Mi rivedo un po' in lui, qualcosa di simile c'è. Parlandoci ho anche scoperto che siamo stati tutti e due un anno a Empoli, ma sicuramente io devo continuare a lavorare e tanto. Lui ha fatto una carriera importantissima, è stato uno dei centrocampisti italiani più forti. Devo lavorare per cercare di riuscire magari un giorno a emularlo". 

    LA JUVE - "Cosa provo a essere l'oggetto dei desideri di tifosi che leggono di gente come Pogba o Jorginho tra gli obiettivi della Juve? Sicuramente fa piacere, questo è certo, ma ora non è il momento di pensare a certe cose. Penso solo a finire bene la stagione, poi quest'estate si vedrà". 
    "Mio nonno si sarebbe sentito male, come quando ho segnato quel gol. Avrei dovuto togliergli la televisione, il telefono, i giornali... anche se con quelli sarebbe stata dura perché si svegliava prestissimo. Sicuramente sarebbe stato bellissimo per lui. E' stato la prima persona che ha creduto in me, da bambino mi appendeva la sua pagella sulla porta dopo ogni partita. Una volta al ritorno da una trasferta con la Nazionale Under 17, in cui avevo segnato alla Georgia il gol decisivo per la qualificazione all’Europeo, all'aeroporto c'era lui con una bandiera dell'Italia gigantesca, quasi in lacrime per la contentezza. Sarebbe stato bello riuscire a fargli vivere qualche emozione. E' un rimpianto che ho, però purtroppo la vita è anche questa". 

    IN INGHILTERRA - "Un futuro in Premier League? Mi piacerebbe, sicuramente per caratteristiche è un campionato in cui mi vedo. Però sicuramente è un passo da fare tra due o tre anni, dopo essermi affermato. Ma è un campionato che mi affascina molto, anche per il fatto di non avere troppi tatticismi, in cui fai per novanta minuti avanti e indietro e questa idea mi piace. Poi Gianluca (Scamacca, ndr), che è stato in Olanda, mi ha detto che all'estero hanno tutto un altro modo di approcciarsi al calcio. Sarebbe bello anche per conoscere una nuova cultura". 

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