Fontanella, il primo italiano in Bahrein a CM: 'Umiliato e scartato dal Napoli, qui per scrivere la storia'
Eppure in Bahrein c’è un italiano che qualche mese fa ha deciso di trasferirsi lì per giocare a calcio. È il primo nella storia del Paese. Si chiama Mario Fontanella, attaccante classe ‘89 che in estate ha firmato con l’Al-Muharraq, il club più antico e titolato di tutto il Golfo Persico: “Sono qui per scrivere la storia” racconta Fontanella nella nostra intervista. Il 20 settembre inizia il campionato, e il club ha puntato su un italiano per vincere il campionato: "Sono determinati a vincere un titolo che manca da cinque anni".
Dopo tanti anni a Malta tra Floriana e Valletta hai deciso di andare in Bahrein. Com’è nata l’idea?
"A Malta avevo vinto tutto, il Valletta aveva un po' di problemi economici e così ho deciso che era arrivato il momento della svolta. Un giorno il mio agente mi disse che c'erano due squadre del Bahrein che mi volevano: lui non era così convinto, ma era una sfida che mi ispirava e così ho deciso di accettare. Una scommessa, come quando andai a Malta".
Ci racconti un retroscena della trattativa?
"Durante i colloqui, il presidente del club mi ha svelato che erano cinque anni che mi seguiva e faceva offerte per portarmi in Bahrein. E' una persona anziana che mi ha fatto subito una buonissima impressione, tanto da creare subito un buon rapporto con lui".
La tua famiglia che ti ha detto?
"Io e mia moglie stiamo insieme da quando abbiamo 15 anni, lei mi ha sempre seguito nella mia vita da calciatore. Così, anche stavolta, mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi a trasferirsi. Le due bambine a Malta andavano in una scuola internazionale e anche qui faremo questa scelta".
Cosa ti aspetti da questa avventura?
"Il club mi aveva proposto un contratto più lungo, ma io ho preferito firmare per un solo anno per capire l'adattamento. Mi aspetto di scrivere la storia anche qui, come è già successo a Malta".
Come va l'ambientamento in Bahrein?
"A 20km da qui mia moglie avrebbe dovuto camminare con il Burqa, qui per fortuna sono un po' più aperti. Anche se gli arabi non hanno un carattere molto aperto: qui non esiste che i compagni di squadra vadano a mangiare una pizza tutti insieme; sono tutti bravi ragazzi e si sono messi subito a disposizione, ma è un popolo molto chiuso".
Ci fa un altro esempio?
"Io esco spesso in pantaloncini e maglietta a maniche corte, anche perché qui spesso si superano i 50° con umidità fino all'85%, e quando vado al centro commerciale mi guardano sempre male".
Foto: Al-Muharraq SC
Come fai ad abituarti a quelle temperature?
"Quando siamo in campo beviamo continuamente. Durante la prima amichevole ero bloccato, abbiamo giocato alle 17.30 e non ho fatto neanche un metro. Quando non ci alleniamo c'è sempre aria condizionata altissima in ogni posto, quasi da sentire freddo. Le strade fino alle 6 del pomeriggio sono vuote per il caldo. Per fortuna c'è il mare, e per me che sono napoletano è fondamentale; per questo ho sempre scelto di giocare nelle isole. Mi avevano chiamato anche in Svezia, ma con quel freddo non mi ci vedevo proprio".
Come va con il cibo?
"Qui i salumi non si possono mangiare, la vecchia e cara bresaola sempre presente nei ritiri è vietata. Si mangia tanto pollo e riso, e soprattutto non si usano le posate: tutto con le mani".
Hai già imparato qualche parola in arabo?
"E' impossibile, quando sento i miei compagni parlare tra di loro non si capisce nulla; per fortuna con me cercano di parlare in inglese. Gli unici non arabi oltre a me sono un brasiliano e un nigeriano: il diktat del club è quello di non avere europei, con me hanno fatto un'eccezione perché ero un pallino del presidente".
Hai mai pensato di tornare a giocare in Italia?
"C'è chi dice che è meglio una Serie B o C rispetto al campionato del Bahrein, ma vi assicuro che non è così. Qui si respira un lusso che noi non abbiamo. Quando ero a Malta mi era arrivata qualche proposta dalla Serie C, ma non le ho mai prese in considerazione perché ho sempre pensato sarebbe stato un passo indietro nella mia carriera. Spesso il campionato maltese veniva considerato inferiore, ora però ci sono club che vanno avanti in Europa".
Foto: Al-Muharraq SC
Hai iniziato la carriera al Napoli, 4 anni nelle giovanili. Che ricordi hai di quell’esperienza? "Dico la verità, non rifarei mai questa scelta. Giocare con la maglia della squadra della mia città è stato un onore, ma sono stato umiliato più volte e nel percorso dagli Allievi alla Primavera le tribune superano le presenze. Ogni allenatore che veniva mi metteva sempre in disparte perché c'erano giocatori che dovevano giocare per diversi motivi. Poi però, oggi, su 30 ragazzi che eravamo allora oggi siamo solo in due a fare i calciatori".
La possibile svolta nel 2014: 27 gol in Serie D col Budoni, ma non arriva nessuna chiamata. "Bisogna sempre essere seguiti dalla persona giusta, io con i procuratori ho fatto scelte sbagliate. Alcuni mi dissero che se dovevo fossi andato in Serie B sarebbe stato meglio andare a fare un altro lavoro; così, dopo qualche anno in Serie D, ho accettato l'offerta di Gaucci e me ne sono andato a Malta".
C’è un rimpianto nella tua carriera?
"Si era aperta la possibilità di giocare nella nazionale maltese, poi ho saputo che il presidente della federazione non voleva. All'inizio ci sono rimasto male, ora lo ringrazio perché altrimenti non sarei mai venuto in Bahrein. Forse non entrerei nel settore giovanile del Napoli, col senno di poi sarebbe stato meglio un vivaio di un club di Serie C per poi magari andare in prima squadra".
@francGuerrieri
C’è un rimpianto nella tua carriera?
"Si era aperta la possibilità di giocare nella nazionale maltese, poi ho saputo che il presidente della federazione non voleva. All'inizio ci sono rimasto male, ora lo ringrazio perché altrimenti non sarei mai venuto in Bahrein. Forse non entrerei nel settore giovanile del Napoli, col senno di poi sarebbe stato meglio un vivaio di un club di Serie C per poi magari andare in prima squadra".
@francGuerrieri