Calciomercato/Getty
Fonseca alla berlina, Thiago Motta "perdonato" per le assenze: c'è qualcosa che non torna
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Una rivoluzione ha bisogno di tempo, probabilmente di molto tempo, per attecchire del tutto e produrre effetti duraturi nel medio periodo. Lo abbiamo scritto non più tardi di due giorni fa che Juventus e Milan necessitino di una pazienza che, purtroppo per loro, il calcio non concede per affinare determinati meccanismi – tattici ma anche tecnici, ossia di aggiunta o cambiamento di calciatori – e tornare ad essere nei fatti alternative credibili per l'alta classifica in Serie A. Quattro mesi in una stagione sono poco ma possono essere già un periodo sufficiente per trarre delle prime conclusioni. E la pessima esibizione di sabato scorso non ha fatto altro che confermare che il processo di crescita di queste squadre non solo procede in maniera lenta, ma che di progressi concreti se ne vedano troppo pochi in relazione alle aspettative.
LO 0-0 DI MILAN-JUVE RIABILITA IL 4-4 DI INTER-JUVE?
Poi però c'è un discorso da fare sul metro di valutazione con cui si giudicano le eventuali responsabilità. E allora non si comprende perché, nell'immaginario collettivo, Paulo Fonseca sia meritevole di ogni tipo di critica, impietosa e senza sconti, mentre Thiago Motta sembri godere ancora dell'onda lunga dei meritati elogi per la cavalcata col Bologna del passato campionato. Sarebbe disonesto non riconoscere che la nuova Juventus post-Allegri non abbia evidenziato in questi primi quattro mesi segni distintivi di un'identità di gioco ben precisa. Così come una volontà di controllare il gioco più che nel suo recente passato. Poi però ci sono i freddi numeri e gli inevitabili giudizi che li accompagnano: dopo 13 giornate, i bianconeri restano l'unica imbattuta in Serie A ma pareggiando ben sette volte e restando a secco in quattro occasioni. Oltre a non aver mai vinto uno scontro con una diretta rivale e aver dato, anche contro il Milan, la sensazione di una fase offensiva troppo sterile e troppo dipendente dalle invenzioni del singolo.
JUVEMANIA: L'UNICO VINCITORE DI SAN SIRO E' VLAHOVIC
Fonseca e il Milan stanno facendo male, malissimo, certamente peggio in relazione alla Juventus ed in relazione al bagaglio di risultati e piazzamenti che erano arrivati con Stefano Pioli nelle passate stagioni. Oggi il Milan tutto viene processato per scelte estive che si stanno rivelando poco azzeccate e per una gestione del quotidiano che dà adito ad altrettante perplessità. Ma non si può ignorare che, per l'enfasi che ha accompagnato il ribaltone voluto dai vertici bianconeri dopo il traumatico addio di Allegri e il taglio di diversi senatori dello spogliatoio, qualcosa in più ci si aspettasse dopo i primi quattro mesi di gestione Thiago Motta. Una squadra compatta, solida, molto ordinata. Ma che si perde negli ultimi trenta metri di campo, Vlahovic o non Vlahovic. Brava a rimanere fedele al suo copione ma incapace, ad oggi, di improvvisare ed andare oltre.
MILANMANIA: FONSECA IMPARI A FARE AUTOCRITICA
Il problema è che, indipendentemente dalle pesanti assenze fatte registrare a San Siro dalla Juve, in uno 0-0 così brutto e in cui di tiri in porta se ne sono visti tre in totale, la responsabilità non potrà mai essere soltanto di una squadra. Del Milan si è detto e scritto di tutto di più, delle colpe di Fonseca anche. All'allenatore portoghese, tra le altre cose, viene imputata la gestione dei suoi migliori giocatori; dall'altra parte invece, se Koopmeiners o Vlahovic non rendono abbastanza o lo fanno a fasi alterne, in pochi chiedono conto a Thiago Motta. Un parallelismo curioso, utile tuttavia a dilettarsi per non guardare appieno in faccia la realtà: ossia che, in modo diverso, Milan e Juventus sono le grandi delusioni di questa prima metà scarsa della stagione.
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Poi però c'è un discorso da fare sul metro di valutazione con cui si giudicano le eventuali responsabilità. E allora non si comprende perché, nell'immaginario collettivo, Paulo Fonseca sia meritevole di ogni tipo di critica, impietosa e senza sconti, mentre Thiago Motta sembri godere ancora dell'onda lunga dei meritati elogi per la cavalcata col Bologna del passato campionato. Sarebbe disonesto non riconoscere che la nuova Juventus post-Allegri non abbia evidenziato in questi primi quattro mesi segni distintivi di un'identità di gioco ben precisa. Così come una volontà di controllare il gioco più che nel suo recente passato. Poi però ci sono i freddi numeri e gli inevitabili giudizi che li accompagnano: dopo 13 giornate, i bianconeri restano l'unica imbattuta in Serie A ma pareggiando ben sette volte e restando a secco in quattro occasioni. Oltre a non aver mai vinto uno scontro con una diretta rivale e aver dato, anche contro il Milan, la sensazione di una fase offensiva troppo sterile e troppo dipendente dalle invenzioni del singolo.
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Fonseca e il Milan stanno facendo male, malissimo, certamente peggio in relazione alla Juventus ed in relazione al bagaglio di risultati e piazzamenti che erano arrivati con Stefano Pioli nelle passate stagioni. Oggi il Milan tutto viene processato per scelte estive che si stanno rivelando poco azzeccate e per una gestione del quotidiano che dà adito ad altrettante perplessità. Ma non si può ignorare che, per l'enfasi che ha accompagnato il ribaltone voluto dai vertici bianconeri dopo il traumatico addio di Allegri e il taglio di diversi senatori dello spogliatoio, qualcosa in più ci si aspettasse dopo i primi quattro mesi di gestione Thiago Motta. Una squadra compatta, solida, molto ordinata. Ma che si perde negli ultimi trenta metri di campo, Vlahovic o non Vlahovic. Brava a rimanere fedele al suo copione ma incapace, ad oggi, di improvvisare ed andare oltre.
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Il problema è che, indipendentemente dalle pesanti assenze fatte registrare a San Siro dalla Juve, in uno 0-0 così brutto e in cui di tiri in porta se ne sono visti tre in totale, la responsabilità non potrà mai essere soltanto di una squadra. Del Milan si è detto e scritto di tutto di più, delle colpe di Fonseca anche. All'allenatore portoghese, tra le altre cose, viene imputata la gestione dei suoi migliori giocatori; dall'altra parte invece, se Koopmeiners o Vlahovic non rendono abbastanza o lo fanno a fasi alterne, in pochi chiedono conto a Thiago Motta. Un parallelismo curioso, utile tuttavia a dilettarsi per non guardare appieno in faccia la realtà: ossia che, in modo diverso, Milan e Juventus sono le grandi delusioni di questa prima metà scarsa della stagione.
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Ovvio che non torna, ma non è sbagliato criticare Fonseca, semmai è sbagliato non criticare ANCHE...