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Agresti: folle discutere Morata, grande attaccante moderno
Va di moda, nelle ultime settimane, il tiro all'Alvaro. Per carità, la critica ci sta: a Siviglia ha sbagliato almeno un gol inimmaginabile per uno come lui e di sicuro da qualche tempo è molto al di sotto del suo rendimento abituale e delle sue possibilità. Ma c'è chi lo tratta come un mezzo brocco, oppure come uno che deve ancora dimostrare tutto, e questo è davvero incredibile, perché in un colpo solo viene cancellato quanto questo giovane, giovanissimo talento ha combinato la scorsa stagione e anche all'inizio dell'attuale. Si può segnare per fortuna un gol, poi forse un altro, ma se si va in rete cinque volte in Champions League, dagli ottavi alla finale, contro Borussia Dortmund, Real Madrid e Barcellona, significa che si ha qualcosa di grande dentro: solo un talento puro e assoluto può riuscirci. Né lui si è fermato a questo: ha continuato nella stagione in corso, ancora due gol a City e Siviglia, che gli hanno consentito di eguagliare il record di Del Piero (niente meno), a bersaglio in cinque incontri consecutivi di Champions, considerando i tre della stagione precedente.
Più di tali straordinari numeri, però, contano le qualità di Morata, che non è un centravanti d'area ma ne ha il fisico e il senso del gol, non è un trequartista benché abbia una tecnica sopraffina, non è un esterno d'attacco però ha la velocità e la progressione per volare sulla fascia, e potete utilizzarlo sia per l'assedio a un'area intasata sia per giocarvela in contropiede. Un grande attaccante moderno, insomma, come ce ne sono pochissimi. E la Juve, che lo sa, vuole tenerselo stretto.
Si consoli, Morata, pensando che non è il primo attaccante della Juve a essere così eccessivamente criticato in questa stagione. E' già toccato a Dybala e a Mandzukic, che ora sono diventati eroi. Arriverà anche il suo turno. Perché uno come lui può sbagliare due partite o due mesi di partite, ma poi torna per forza a mostrare al mondo il campione che è.
Stefano Agresti