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Flop Nazionale: Gravina vuole più spazio per gli italiani nei club, ma la Serie A chiede più slot per gli stranieri
LA PRIMA MOSSA - Il primo macigno, pur con garbo e provando a smarcarsi dal fare accuse dirette, lo ha scagliato il presidente federale Gabriele Gravina che, nella pancia del Renzo Barbera di Palermo, ha senza troppi giri di parole rimarcato il fatto che "c'è poco materiale umano fra cui scegliere per i nostri ct, partendo anche dai settori giovanili". Da via Allegri 14 a Roma, sede della FIGC, il grido d'allarme filtra e rimbalza ancora più forte con la prospettiva di provare ad inserire a livello federale un "minimo" di calciatori italiani da utilizzare nelle proprie rose ( o quantomeno nelle Primavere) che diventa, con il passare dei giorni, una possibilità sempre più reale e concreta. A questo si potrebbe anche aggiungere l'obbligo di destinare parte dei ricavi dei club al potenziamento delle infrastrutture per i giovani.
LA RISPOSTA DELLA LEGA CALCIO - Una posizione di reazione all'eliminazione dell'Italia, che però fin da subito si sta scontrando, e anche qui Gravina è stato preveggente, con le posizioni della Lega Serie A. Il numero 1 della Figc in conferenza ha fatto capire che: "Giustamente i club guardano al proprio business" e in questa gestione economica non c'è spazio per limitazioni così stringenti. Anzi, nelle ultime assemblee di Lega diversi club hanno chiesto più volte di alzare il tetto degli extracomunitari tesserabili di stagione in stagione, dai 2 attuali (limitati anche da regole stringenti) a ben 8. Strategie all'opposto e lotta di potere appena iniziata. Chi non ci guadagna, come sempre, sono gli italiani appassionati del nostro calcio.