Flachi: 'La Fiorentina mi ha invitato ma non posso entrare allo stadio. In Italia riabilitano assassini e mafiosi, non me’
Per i più giovani, vale la pena ricordare chi è Francesco Flachi. Da bambino, un fenomeno: nella squadra dell’Isolotto, periferia di Firenze, segna una valanga di gol, tanto che la Fiorentina lo acquista per la sbalorditiva cifra di 300 milioni di lire. E’ il 1988, ha tredici anni. Cresce in viola, diventa un simbolo. Nel 1994, in una grande finale del Torneo di Viareggio che richiede perfino la ripetizione (la prima sfida finisce 2-2), guida la Fiorentina contro la Juve di Del Piero: vincono i bianconeri con un golden gol di Alex su rigore, Flachi è considerato il suo alter ego. Gli osservatori li mettono a confronto: chi preferisce l’uno, chi l’altro. “Sono il futuro della Nazionale”, dicono tutti.
Flachi farà un’ottima carriera, non straordinaria come lasciavano immaginare i suoi primi passi nel calcio, ma comunque di assoluto rilievo. Diventerà soprattutto un simbolo della Samp: ancora oggi è il terzo marcatore di sempre nella storia del club blucerchiato dopo Mancini e Vialli. Nel 2007 viene trovato positivo a un controllo antidoping (cocaina) e squalificato per due anni; nel 2010 ci ricasca e la sospensione diventa di dodici anni. Scadrà nel 2022.
La Fiorentina domenica lo ha invitato allo stadio per la partita contro il Cagliari: lo avrebbe voluto assieme a tanti ex, nell’ultima puntata delle celebrazioni per i novant’anni del club (hanno risposto sì, tra gli altri, i tecnici Ranieri, Mancini e Terim). Ma lui, Flachi, non potrà entrare.
Flachi, perché non può entrare nello stadio di Firenze?
“Né in quello, né in nessun altro: sono in una black list a causa della squalifica. Ho parlato con tutti, perfino con la Questura. Mi dicono: non hai il Daspo, per noi non ci sono problemi, puoi andare dove vuoi. Ma quando al computer digitano il mio nome e i miei dati, la richiesta di accesso viene rifiutata. Ci sarebbe da ridere, ma non ci riesco”.
Cos’è che non le va giù?
“Sono passati sette anni dai fatti che mi vengono contestati: tantissimi. Ho sbagliato, okay, ma non sono un criminale, un assassino, un delinquente. Insomma, è giusto che io paghi, ma così mi sembra troppo. Pensi che non ho potuto nemmeno fare la partita d’addio al calcio”.
Chi gliel’ha impedito?
“Regole senza senso. Il fatto è che non posso neppure partecipare a un’amichevole con altri tesserati, perché rischierebbero una squalifica in quanto avrebbero giocato assieme a me. Ma le sembra normale? La Samp mi vuole bene, voleva organizzarla questa festa d'addio, però perfino la società avrebbe corso un pericolo: non avrei potuto indossare la maglia blucerchiata”.
Si sente trattato come un appestato, insomma.
“Già. Alleno una squadra di terza categoria, in provincia di Firenze, e non posso andare in panchina. Non mi fanno fare niente. Ho presentato la domanda di grazia, ancora non ho avuto risposta. Ripeto: io ho sbagliato, lo ammetto, ed è giusto che paghi, ma con quello che succede in Italia, dopo sette anni… Da noi riabilitano anche gli assassini e i mafiosi, non me. Lo sa qual è la verità?”.
Quale?
“Che certi personaggi fanno i grandi con i pesciolini, ma appena si trovano davanti un pesce grosso diventano piccoli piccoli”.
Niente festa allo stadio, dunque, domenica.
“Niente. Ed è un peccato, perché mi sarebbe piaciuto portare i miei figli, mostrare loro gli spogliatoi, far vedere dove giocavo… Non mi resta che ringraziare la Fiorentina, che è stata davvero straordinaria a ricordarsi di me e a invitarmi, e i fiorentini, che mi hanno mandato tanti messaggi di solidarietà e di affetto. E comunque, una Flachi domenica allo stadio ci sarà”.
Chi è?
“Mia figlia: ecco, lei sarà in curva Fiesole, a tifare Fiorentina. Un giorno vorrei andarci anch’io, magari sotto falso nome. Riuscirei a entrare, ma temo che metterei nei guai gli steward: se poi si accorgono che sono riuscito a superare i controlli, magari se la prendono con quei ragazzi. Meglio che me la veda in tv, come sempre”.
@steagresti