Fiorentina, un problema chiamato stadio Franchi
Quattro vittorie in dodici gare di campionato, una su tre in campo continentale. Con questi numeri nelle sfide disputate quest’anno allo stadio Franchi, la Fiorentina si presenta domani sera a disputare la gara di ritorno fra le mura casalinghe contro il Tottenham, valida per i sedicesimi di finale di Europa League, sperando per il passaggio del turno in un successo o al massimo uno striminzito 0-0. Con un pareggio per 1-1 al 90’ ci saranno i supplementari, con qualsiasi altro risultato saranno gli inglesi a volare agli ottavi. E sarebbe da considerarsi un vantaggio il pari con un gol ottenuto sei giorni fa a White Hart Lane? Le cifre impietose parlano di un problema innegabile per la rosa di Vincenzo Montella quando gioca in casa, con di contro numeri sensazioni in termini positivi in trasferta, dove spesso oltre a giocare bene, Pasqual e compagni raccolgono anche successi importanti, vedi quest’anno quello all’Olimpico contro la Roma in Coppa Italia.
Il primo dato da evidenziare è che in casa le avversarie della Fiorentina aspettano la squadra gigliata spesso nella propria metà campo, se non negli ultimi 30 metri, come ha fatto il Torino domenica scorsa, essendo diventato il gioco costruito da Vincenzo Montella ed il suo staff spesso prevedibile. Chi si oppone ai viola sa come si dispongono i calciatori di casa, le loro vie principali per cercare di fare gol, e non con troppa difficoltà non solo lo controllano, ma mettono a loro volta in imbarazzo la difesa guidata quasi sempre da Gonzalo Rodriguez. Nonostante gli acquisti arrivati nello scorso mercato di gennaio e il loro alto rendimento, gente come Salah e Diamanti ad esempio, la Fiorentina è un lungo possesso palla orizzontale, che manca della giusta finalizzazione nell’area avversaria, con l’assenza di uno stoccatore freddo quando è sotto una delle due curve del Franchi.
Uno dei problemi di cui però spesso i calciatori non vogliono parlare anche perché per alcuni di loro viene anche considerato un vantaggio, è della pressione che arriva dal pubblico di fede viola in casa. Quei settori di parterre in Maratona e Tribuna, realizzati negli ultimi due anni e modificati sempre di più in modo da permettere una visuale della partita all’inglese, in realtà fa si che il giocatore della Fiorentina senta quasi il fiato sul collo del tifoso gigliato. Non è un caso che Nenad Tomovic quando ha segnato all’Inter sia andato a raccogliere l’abbraccio dei suoi supporter nel settore Maratona, ma che nel dopo partita abbia detto: “Sono andato lì ad esultare perché mi dicono di tutto in termini negativi durante la gara e non è giusto perché bisogna fare il tifo per il proprio giocatore e non metterlo in difficoltà con rimproveri continui”.
Inoltre, particolare non secondario per il gioco di Montella, le condizioni del terreno di gioco del Franchi. Da quasi due anni a questa parte si notano zolle che si alzano e si rovinano dopo pochissimi minuti di gioco, avvallamenti, accenni di sabbia e differente colore dell’erba fra una zona e l’altra del campo, nonostante una rizollatura effettuata ad esempio nelle due aree di rigore durante le scorse vacanze natalizie. Lo staff tecnico viola sollecita i giardinieri anche a bagnare il campo abbondantemente nel pre gara, per rendere migliore la scorrevolezza della palla durante i 90 minuti, soprattutto per il lungo possesso palla cui è abituato il gioco della Fiorentina ma con così tanti problemi al campo di gioco, tutto ciò viene presto vanificato.
Tutti questi problemi legati allo stadio Franchi sarebbero risolvibili con la messa in opera di un nuovo impianto calcistico a Firenze, indispensabile se la Fiorentina vuole fare il salto di qualità definitivo in campo europeo su questo fronte, ma segnali in questo senso non ce ne sono. Eppure, come amava dire Cesare Prandelli ai tempi in cui era tecnico viola, un centro sportivo nuovo ti fa guadagnare almeno 7-8 punti in più a fine campionato. Figuriamoci cosa potrebbe garantire al mondo gigliato una nuova casa calcistica diversa dal glorioso Franchi.