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Fiorentina-Milan, l'analisi tattica: Inzaghi, è tutto sbagliato. Montella, la vittoria dell'organizzazione
Quando al 56′ Destro ha portato avanti il Milan la squadra rossonera non concludeva a rete da ben 41′ e da lì in poi non lo ha più fatto fino a fine gara (lo stesso Destro ha mancato l’aggancio in area pochi istanti dopo il 2-1 viola). La Fiorentina invece prima e dopo ha proposto il suo calcio, ha recitato un copione. Un tempo si sarebbe detto “squadra Sacchiana”, per l’impostazione e l’organizzazione. Oggi forse Montella è, con Antonio Conte e aspettando Maurizio Sarri al test di una grande, la miglior espressione di questo modo di intendere il calcio, che non era solo pressing e 4-4-2 ma un modo complessivo di stare in campo e di interpretare interrelazioni e movimenti all’interno di una squadra. Sono loro i “neosacchiani” in un calcio italiano che spesso specula sulla palla inattiva e gioca sui limiti dell’avversario prima che sui meriti propri.
Ecco alcuni spunti di lettura attraverso la lettura dei dati Panini Digital.
MODULO. La vittoria dell’organizzazione tattica non è la vittoria dei moduli o dei cambi di modulo. Passando dal 3-5-1-1 iniziale al 4-3-3 la Fiorentina aveva dato l’impressione di non cambiare sostanzialmente il proprio peso specifico offensivo: non tirava di più (anzi, arrivava a concludere quasi esclusivamente dalla distanza) e per almeno 15′ il contraccolpo psicologico allo svantaggio ha ritardato la rimonta.
GIOCO SULLE FASCE. Basti vedere la successione di gesti tecnici importanti come i cross, del resto per il gioco viola la supremazia sulle fasce è fondamentale, e le finalizzazioni sono state la conseguenza indiretta di questa superiorità. Suddividendo i due tempi in 4 quarti questa è la successione viola dei cross: 6-11-8-15, un crescendo evidente. Peraltro fra il terzo e il quarto quarto (periodo del gol milanista) si è concentrata la maggior parte di quelli dalla trequarti.
MILAN SENZA INIZIATIVA. Era partito meglio il Milan, capace nel primo quarto d’ora di una supremazia nel possesso di palla che si è appannata nettamente dopo l’ammonizione di Van Ginkel, fin lì buono solo a costruire e da lì completamente sparito e votato al contenimento puro. Ma facendo il parallelo con il gioco sulle fasce l’andamento milanista è stato (nei cross) 8-4-5-3: un progressivo spegnimento. Continua a mancare il mediano, e se ieri inizialmente Van Ginkel, Bonaventura e Honda sono risultati (con il 7% a testa di possesso palla) i tre giocatori che si sono divisi il compito di provare a impostare, l’impressione (già a fine primo tempo) è che accendere fiammiferi non basta: senza un faro una squadra rimane al buio.
DUE FONDAMENTALI CHIAVE. La Fiorentina ha vinto la sua sfida per lucidità ed brillantezza, due premesse atletiche che hanno fatto da base ad una prestazione tecnicamente convincente e quindi vincente. Ecco cosa è successo nel gioco aereo (che esprime forza fisica e tempismo) e nelle intercettazioni (lucidità, capacità di prevedere il gioco avversario, sicurezza e, anche qui, tempismo).
Il Milan non è esistito nei contrasti aerei. Imbarazzante 14-5 finale. Piccola digressione. Si dirà: certo la Fiorentina ha vinto con due colpi di testa, e con Basanta nel primo tempo poteva andare avanti ma ha preso la traversa. Ebbene, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, ma il quadro è forse più veritiero. La Fiorentina ha segnato di testa come conseguenza della superiorità atletica, non il contrario. I gol sono arrivati nel finale perché la squadra ci ha creduto, ma sono stati una conseguenza, una sottolineatura, di un gioco continuo e convincente. Non sono stati il frutto di momenti estemporanei ma soluzioni ricercate e trovate, che annichiliscono i teorici del “calcio fatto di episodi”.
Infine la brillantezza. Quando si sta bene atleticamente e si hanno le idee chiare la mente corre più veloce e con essa le gambe. Determinante in questo senso la capacità di intercettare il gioco avversario, giocando d’anticipo e dando immediata fluidità di manovra. Vediamo anche qui nella suddivisione per quarti cosa è accaduto. Le intercettazioni viola sono state 10-6-4-3: un andamento decrescente, speculare rispetto all’andamento decrescente del tentativo di gioco milanista. Il Milan? 3-1-8-4. Non si trova la stessa progressione, perché la squadra di Inzaghi è stata per lunghi tratti in balia dell’avversario (soprattutto nella seconda metà del primo tempo). In particolare va fatto notare il calo verticale degli ultimi 10′: le 4 intercettazioni degli ultimi 23′ sono concentrate tutte prima dell’80’. Da lì in poi il black out, indotto dalla lucidità viola, ma causato anche dall’affanno milanista nello stare in campo contro una squadra più organizzata.
Giovanni Armanini
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