Fiorentina, lo sfogo di una tifosa: 'Non chiediamo Messi o CR7, ma cuore e passione con dignità alla maglia viola'
"La contestazione nei confronti della proprietà della Fiorentina mi scatena sensazioni contrastanti. Da una parte batte forte il cuore infuocato della tifosa, dall'altra la professionista che un minimo l'idea di come stanno le cose se l'è fatta.
All'inizio del cammino di questa proprietà a Firenze c'ero e ho potuto assistere all'evoluzione dei modi, ma soprattutto dei pensieri dei vari protagonisti. Se all'inizio sognare era facile, dare sfogo ai sentimenti quasi naturale e i crediti infiniti, man mano le cose si sono complicate e si è creata una forbice di incomprensione tra la città e chi gestisce la Società sempre più ampia. Perché? Ci ho pensato molto e, oltre alle banali analisi pseudo socio culturali tra fiorentini (colti ed esteti) e i marchigiani (furbi e materialisti) credo che il problema sia il linguaggio. Chi ha l'incarico di parlare in nome della Fiorentina, soprattutto dall'arrivo di Corvino, usa sempre codici di comunicazione incompatibili con la cultura di Firenze.
Se siamo andati in 6mila a Rimini e se la media di presenze allo stadio in C2 era quasi 30.000 (se non ricordo male) con 17.000 abbonati significa che la gente era disposta a capire, a sposare l'ormai fantomatico progetto, pur di coltivare una passione, un sogno. Tirare fuori ogni piè sospinto i numeri, i fogli di Excel, i bilanci (peraltro mai cristallini) o dire che il CdA ha fissato l'obiettivo al 6° posto, per non parlare del comunicato di messa in vendita, ha prima incrinato e poi distrutto il rapporto con la città. Lo capisci dai posti liberi in Fiesole che un tempo andava esaurita nei primi giorni di prelazione.
Le preoccupazioni economiche, con una crisi che dura da quasi 10 anni, la gente le ha già a casa sua, andare allo stadio deve essere uno svago, un divertimento. Uno non si può ammorbare con le ansie di ragionieri marchigiani preoccupati di non soddisfare adeguatamente il padrone.
Questo non vuol dire scegliere una comunicazione bugiarda, significa parlare meglio in tutti i sensi: nelle conferenze stampa della Fiorentina si alternano autocelebrazioni per operati misteriosi e piagnistei per i bilanci. Ci si è dimenticati che si sta facendo sport/spettacolo, che si vendono emozioni non mocassini.
Troppo spesso sento definire la Fiorentina "azienda". Basta! La Fiorentina è cuore, passione, emozione e voglio continuare a pensare che l'espressione più viva del calcio nello scorso campionato sia stato l'addio al calcio di Totti, quando un paese intero si è commosso all'ammissione del campione: "Adesso ho paura, aiutatemi".
Firenze non chiede Cristiano Ronaldo o Messi, Firenze chiede solo che venga data dignità alla propria maglia. Ma dubito che un cambio di rotta sia in corso. Se, come ha sottolineato Benedetto Due Ferrara, pochi minuti dopo l'addio di Borja Valero, il sito ufficiale pubblica il rinnovo di Freitas come notiziona del giorno, vuol dire che non ci siamo proprio".
Silvia Berti