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    Fiorentina inesperta e troppo morbida per l'Europa: non basta un Cabral alla Batistuta, dov'erano Nico Gonzalez e Amrabat?

    Fiorentina inesperta e troppo morbida per l'Europa: non basta un Cabral alla Batistuta, dov'erano Nico Gonzalez e Amrabat?

    • Andrea Distaso
    I rispettivi campionati possono raccontare una storia tutta loro e quella del Basilea è stata sin qui abbastanza deludente - quinto posto a distanza siderale dai neo-campioni dello Young Boys - mentre quello della Fiorentina è stata in crescita poderosa nella seconda parte di stagione. Eppure in Europa, tanto più in un appuntamento dell'importanza di una semifinale, servono ingredienti che vadano oltre la semplice pulizia tecnica e la capacità di giocare bene di squadra: qualità come la malizia e l'esperienza sono altrettanto e forse più importanti e nei dettagli si è vista propria la maggiore abilità degli uomini di Vogel di portare gli episodi dalla propria parte e sfruttare le due gravi ingenuità che costano ai viola una sconfitta interna dura da ribaltare nella sfida di ritorno di St. Jacob-Park.

    LA DIFFERENZA NEI DETTAGLI - Tra sette giorni ci vorrà un maggior cinismo nel convertire in gol la mole di gioco prodotta, ma soprattutto non saranno tollerabili quelle disattenzioni figlie della troppa generosità e del desiderio di attaccare per 90 minuti: imperdonabile a certi livelli concedere 40 metri di campo ad un calciatore forte e tecnico come il franco-senegalese Diouf prima di calciare e battere imparabilmente Terracciano o la mancata marcatura di Mandragora in occasione del gol-partita di Amdouni. Episodi, certo, ma ad un occhio mediamente attento non saranno sfuggite le due grandi occasioni che la Fiorentina aveva concesso anche nel primo tempo, poco prima di passare in vantaggio con la capocciata vincente del grande ex Arthur Cabral: il gol annullato ad Augustin per il fuorigioco di partenza di Amdouni sul filtrante di Burger e il miracolo di Terracciano al 19° su Diouf erano stati i primi chiari campanelli di allarme per una difesa che, orfana dello squalificato Milenkovic e con Ranieri preferito ad Igor al fianco di Martinez Quarta, viene dall'indicibile sofferenza nel ritorno dei quarti di finale contro il Lech Poznan, capace di segnare tre reti al "Franchi".

    LE LETTURE DI VOGEL - Una leggerezza figlia certamente della scarsa abitudine nelle ultime stagioni a confrontarsi sui palcoscenici europei - i viola non si spingevano fino alle semifinali di una competizione internazionale dalla stagione 2014/2015 - ma che rischia di compromettere una prestazione complessivamente buona, nella quale l'altro grande difetto è stata l'incapacità di sfruttare al meglio un centravanti in forma come Cabral (che diventa il primo giocatore ad andare a bersaglio in una semifinale dalla prodezza di Batistuta al Camp Nou nel 1997)  - Ikoné e Nico Gonzalez non hanno fornito l'apporto necessario e in mezzo al campo anche Amrabat è sembrato ben lontano dalla forma migliore - e di riprendere il controllo di una partita che, col passare dei minuti, è diventata sempre più proprietà del Basilea. Solido ed astuto quanto basta per accellerare nei momenti giusti ed approfittare delle ottime letture dalla panchina del tecnico Vogel, che non sbaglia una mossa con gli inserimenti di Millar, Zeqiri e Males e la vince all'ultimo assalto, colpendo su palla inattiva. Dettagli, piccolezze, che però possono spostare in maniera determinante l'esito di un'eliminatoria, nella quale servirà un'impresa alla Fiorentina per accedere ad una finale europea che manca da 33 anni.

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