Com'è nata la sua passione per il calcio? 'Passione per il calcio? Vuol dire la passione per la Fiorentina!'. Sta tutta qui, racchiusa in una battuta di Paolo Beldì, principe dei registi televisivi, il dialogo sulla genesi della fenomenologia del tifo, un male oscuro da cui è impossibile guarire, una sindrome inesplicabile e misteriosa. In effetti, il caso Beldì fa riflettere sul modo e, soprattutto, sulla casualità con cui scatta la scintilla dell'innamoramento per una squadra, per un simbolo, per un colore. Nello specifico, per il Viola fiorentino. Com'è che un ragazzetto di Novara, anziché tifare per la squadra della propria città, che all'epoca dei fatti militava comunque nella serie cadetta,oppure per una delle grandi del campionato, decide di tifare per la Fiorentina?
'Io sognavo, un po' come tuti i ragazzi, di diventare un calciatore e, all'epoca, tutti i miei coetanei - spiega Beldì - volevano diventare tanti Omar Sivori. Io, invece, sono sempre stato un Bastian contrario; ero esile e biondino e mi identificai subito in Kurt Hamrin, detto Uccellino. La mia passione viola è nata così. E, comunque, con il tempo ho capito che qualche punto in comune l'avevamo, io e Kurt: mi sono ritrovato recentemente tra le mani la figurina Panini di Hamrin e ho scoperto che, con l'età, sono diventato 1,69, proprio come Uccellino'. Un colpo di fulmine, dunque. Ma non un flirt, un legame inspiegabile, ma anche indissolubile.
Ma cos'è il tifo per Beldì? 'Una fissazione che peggiora con l'età. Qualche volta, lo confesso, mi stanco di me stesso, di essere preoccupato di sapere chi sarà il prossimo direttore sportivo, stanco di parlare sempre della Fiorentina, cosa della quale, peraltro, si sono lamentate diverse mie fidanzate; stanco di soffrire'. Assistere a una partita della Fiorentina è un travaglio, per Paolo Beldì. 'Di più - precisa -, un'autentica sofferenza. Se i viola segnano al primo minuto trascorro gli altri 89 a sperare che gli avversari non pareggino. Insomma, una manifestazione di masochismo, peraltro del tutto anomala per il mio carattere che è tutto al contrario. Ma non riesco a correggermi, anzi con gli anni peggioro, tanto che in diciassette anni di trasmissioni avrò messo un migliaio di volte l'inno della Fiorentina. Tutte le volte che posso vengo a Firenze. Anzi, lo voglio dire, sono molto arrabbiato con il vostro sindaco che ancora non mi ha fatto cittadino onorario'.
Beldì trascorre da anni quasi tutte le domeniche rinchiuso in cabina di regia a Saxa Rubra a lavorare a Quelli che il calcio. Per qualunque tifoso sarebbe un tormento. 'Non per me, io sto benissimo. Con la scusa che la trasmissione è tutta centrata sul calcio e che devo aggiornarmi sull'andamento delle partite mi sono fatto installare un monitor su cui seguo la partita della Fiorentina'. E, ammette, tra il serio e il faceto di combinare un sacco di pasticci, dal momento che segue più la gara dei viola che l'andamento della trasmissione.
Tra i tanti episodi della sua carriera di tifoso, Beldì è affezionato in particolare a uno: 'Avevo sedici anni - dice - quando la Fiorentina vinse lo scudetto. Era una domenica di maggio, molto calda. Quando finì la partita che assegnò lo scudetto non riuscii a frenarmi: presi un bandierone viola e corsi in strada a festeggiare. Dopo una prima corsa a perdifiato, mi accorsi che le strade di Novara erano deserte e io ero lì, solo come un pirla con la bandiera in mano. Comunque sia, è il mio ricordo più bello e tutte le volte che lo riracconto a Carlo Conti e Gianfranco Monti ci ridiamo sopra. E' così che abbiamo iniziato a fare amicizia'.
La Fiorentina esce da un paio di annatacce e domenica scorsa i Della Valle sono stati contestati. 'E' stata una stagione tribolata - prova a sdrammatizzare Beldì - nella quale tutte le alchimie hanno funzionato al contrario. La contestazione, per una squadra che poteva lottare per la Europa League e si è salvata all'ultimo ci può stare, anche se bisogna andar piano con le offese. Una cosa che non mi è piaciuta la voglio dire: la contestazione a Ranieri. Non si contesta uno che non è niente, un fantasma'. E chi vorrebbe in panchina i prossimo anno il supertifoso Paolo Beldì? 'La mia preferenza va a quello che sarà l'allenatore della Fiorentina. Per me la divisione dei compiti è e deve essere molto chiara: il presidente forma la squadra, l'allenatore la mette in campo, il tifoso la sostiene'.
(Il Tirreno)