Fiorentina:| Aquilani, genio fragile
Maledetto tendine di Achille. Che poi in questo caso sarebbe di Alberto. Due settimane tranquillino, senza forzare. Così gli ha detto il medico che lo ha visitato a Londra. Niente di grave. Però, che noia. E così Alberto Aquilani non potrà entrare in gioco contro il Catania. E difficilmente potrà fare una comparsata a Parma. Ma comunque l'obiettivo vero è quello di recuperarlo in condizioni decenti per la notte della Juve. La verità è che la botta presa d'agosto in Nazionale non era così letale. Solo che forse il ragazzo ci ha lavorato un po' troppo sopra e allora l'infiammazione è cresciuta, il fastidio è aumentato e i dieci minuti giocati contro l'Udinese hanno fatto il resto.
Ma su questo nessuno osa dire nulla. E ci mancherebbe. Aquilani quando c'è ti può cambiare la vita. E per cambiarti la vita a volte dieci minuti sono pure troppi. Può bastare un istante. Giusto il tempo di alzare la testa. Sì. Prendi quel lancio. Quel destro con i tifosi che hanno fatto 'ooh'. Proprio così. Per la serie: venghino signori, venghino, che qui abbiamo ricominciato a giocare a pallone. Trenta metri da destra a sinistra per una palla che atterra direttamente sul piede di Jovetic. Roba da matti. Roba da dieci vero. Un dieci più mezz'ala che trequartista, anche se Aquilani in realtà può mettersi anche dietro le punte. Ma la struttura fisica da calciatore completo (inserimento, botta e lancio) spinge gli allenatori a farlo partire da metà campo.
Solo che al momento a Firenze Aquilani è rimasto fermo lì. Dieci minuti, un lancio da tre punti e arrivederci a quando sarà. Accidenti. Però prima o poi il momento arriverà. E non azzardatevi a dire che il ragazzo è delicato perché c'è chi si arrabbia. Però forse un pochino delicato Aquilani lo è. Il che non stordisce certo le sue capacità. Nella Juve ha giocato. E anche nel Milan, dove il contratto con riscatto previsto dalla presenza numero 25 in poi lo ha bloccato a 24 partite. L'operazione di Pradè col Liverpool è stata un'opera d’arte, tra cartellino a zero, buonuscite e ingaggio inferiore a quando il ragazzo giocava nella Roma (e a meno della metà di quando giocava nel Liverpool, appunto).
Ma l'Aquilani quello versione extralusso è da un pezzo che non si vede. E Firenze, come tutti pensano, potrebbe essere l'occasione giusta per davvero. Una società che crede in lui (Pradè è il suo primo fan), un allenatore che lo ha frequentato da giocatore e ne conosce sia le qualità tecniche che psicologiche. E poi Firenze, che di dieci ha sempre fame e che non a caso ha applaudito quel lancio spettacolare di Aquilani per poi parlarne a lungo: nei bar, sui marciapiedi o altrove. Peccato per questa attesa, però. Anche se il centrocampo brilla lo stesso, grazie a gente come Borja Valero e Pizarro, giocatori di qualità, cervello e sostanza.
Fino ad oggi Montella ha cercato di rimediare con la soluzione Romulo, una scelta azzardata ma intelligente, col brasiliano scheggia impazzita tutto corsa e volontà. Un modo per rivitalizzare un giocatore dimenticato, un runner dedito alla causa con tocco di palla approssimato per difetto. Ma ritrovare al più presto Aquilani sarà molto importante, anche perché la società e Montella sanno che fare bene nelle prime partite significa trovare quell'entusiasmo che serve per puntare davvero in alto. Le due settimane indicate dal referto medico in realtà lasciano Aquilani in dubbio anche per la sfida con la Juve, ma è evidente che l'obiettivo resta quello in ogni caso, anche se è difficile pensare che il giocatore possa essere impiegato tutta la partita. Però a volte bastano dieci minuti o anche meno: il tempo di alzare la testa e...
(La Repubblica - Edizione Firenze)