Atalanta, Favini, Della Valle, Beretta, Abete, Monti: tutte le dediche di Prandelli
Con la classe che lo contraddistingue, oggi pomeriggio Cesare Prandelli ha cominciato a togliersi i sassolini dalle scarpe a uno a uno. Non c'era bisogno di fare nomi perchè i destinatari dei suoi messaggi sono più evidenti della supremazia azzurra sulla Germania.
Calciomercato.com ha trovato anche gli appunti per l'elenco delle dediche: il ct finalista dell'Europeo lo stilerà domenica sera a Kiev, dopo la partita con la Spagna che, comunque vada, sarà un successo.
A come Atalanta. Prandelli l'ha messo nero su bianco anche nella sua biografia ("Il calcio fa bene"), scritta a quattro mani con il bravissimo Giuseppe Calabrese.
"L'Atalanta mi ha offerto un'occasione e l'ho presa al volo. Mi piaceva l'idea di lavorare con i ragazzi, di dare a loro quello che i miei allenatori avevano dato a me. Di trasmettere l'idea di un calcio pulito, divertente. Di sviluppare la passione, consolidare i valori. A Bergamo ho iniziato con gli Allievi B, poi sono passato agli Allievi A e con loro ho vinto tutto quello che c'era da vincere. Infine sono approdato sulla panchina della Primavera. E' stato un periodo bello, intenso, pieno di soddisfazioni. Erano quasi trent'anni che l'Atalanta non vinceva più. Il gruppo di lavoro era fantastico e la presenza di Favini, il responsabile del settore giovanile, si è rivelata un elemento decisivo per il rilanco della squadra".
F come Favini. Settantasei anni, maestro di Prandelli e dei giovani atalantini, il signore che Antonio Percassi ha fortemente voluto rimanesse alla guida dell'eldorado di Zingonia non appena diventato presidente dell'Atalanta, era stato "convocato" agli Europei da Cesare in tempi non sospetti. "Verrò in Nazionale se andrai in finale", aveva promesso Mino. Stamane ha confermato a calciomercato.com che volerà a Kiev perchè ogni promessa è debito.
Favini sta a Prandelli come Mazzone è stato a Guardiola il quale, quando si dice la sensibilità fuori dal comune di allenatori che prima di tutto sono uomini veri, riservò a Carletto un posto in tribuna d'onore all'Olimpico di Roma, la sera della finale di Champions fra Barcellona e Manchester United.
Un giorno, Favini disse a Riccardo Montolivo, allievo di Prandelli assieme a Giampaolo Pazzini: "La categoria la fa la testa, non i piedi". Appunto. Gli insegnamentidi Favini a Prandelli sono quelli che Prandelli ha trasmesso agli azzurri. Favini e Prandelli hanno scoperto il bello del calcio e Cesare non ha mai dimenticato la lezione di Zingonia.
D come Diego Della Valle. Due anni fa, quando il quinquennio prandelliano a Firenze si chiuse in un clima che sapeva di aceto - e non certo per colpa dell'allenatore - alla corte di Re Diego c'era chi faceva spallucce. E quando Andrea Della Valle non nascondeva le sue remore circa la partenza del signore di Orzinuovi, qualche cortigiano tagliava corto: "La Fiorentina andrà avanti anche senza di lui. Chiuque arrivi, farà meglio". S'è visto. Senza Prandelli i viola hanno vissuto due anni di patimenti e di delusioni, hanno visto i tifosi andare in fuga dal Franchi, si sono salvati per il rotto della cuffia. Soprattutto, Diego Della Valle o chi l'ha mal consigliato, ha drammaticamente sottovalutato il valore aggiunto di Prandelli, che non è diventato soltanto l'allenatore più vittorioso nell'intera storia della Fiorentina, ma della Fiorentina è stato anche l'irripetibile collante fra squadra, tifoseria e società. Tant'è vero che lui era disposto a rimanere, ma l'hanno messo in condizioni di andarsene. Ora, il tecnico di cui il club toscano "poteva tranquillamente fare a meno", può diventare campione d'Europa. Complimenti.
B come Beretta. Ufficialmente presidente della Lega di serie A. In realtà dimissionario dal marzo 2011, unico esempio al mondo di presidente che non c'è, ma rimane al suo posto perchè quelli che l'hanno voluto non riescono a mettersi d'accordo sul sostituto da quindici mesi. Un record mondiale che nessuno batterà mai, nemmeno fra mille anni. Beretta presiede la confindustria dei presidenti che, ostaggio di un cieco egoismo, ha sistematicamente ostacolato, boicottato, intralciato il lavoro del ct. Gli hanno negato persino gli stage di 48 ore a Coverciano, reparto per reparto. Gli hanno concesso solo 3 amichevoli in 8 mesi e soltanto 5 giorni di allenamento a ranghi completi prima del test dell'1 giugno a Zurigo con la Russia. Può bastare per capire perchè Prandelli sia cordialmente inferocito? Forse.
A come Abete. Perchè non si può non parlare della corsa a ostacoli del ct verso Euro 2012 se non si cita anche la Figc la cui ignavia, indolenza, incapacità di picchiare i pugni sul tavolo in Lega, reclamando per la Nazionale tutti gli spazi e tutto il tempo di cui ha bisogno, sono state sconfortanti. E chi presiede la Figc? Giancarlo Abete, lo stesso signore che ora sta sulle spine perchè, se dopo la finale Prandelli e ne va, è il primo a sapere con chi prendersela. Quel che è peggio (per Abete) è che Abete ha avuto il merito storico di puntare su Prandelli dopo avere commesso l'errore di richiamare Lippi nel 2008 facendo fuori Donadoni.
M come Monti. Con assoluta eleganza, oggi Prandelli ha definito "una provocazione" l'indimenticabie sortita del premier il quale, con la Nazionale ancora in ritiro a Coverciano, si affacciò in tv proponendo la chusura del calcio per 2-3 anni, causa scandalo delle scommesse.
Peccato che, nella circostanza, Monti si fosse scordato di calcolare per quanti anni noi cittadini dovremmo chiudere, anzi murare la Casta della politica, viste le condizioni in cui i suoi membri hanno ridotto l'Italia.
Peccato che il capo del governo occidentale più ascoltato da Obama, come rimarca il Wall Street Journal, si fosse dimenticato di ricordare che il calcio dà lavoro a mezzo milione di italiani, che versa ogni anno 1.181 milioni di euro di tasse ed è l'ottava azienda nazionale per fatturato.
A Bruxelles, dopo avere costretto la Merkel ad arrendersi alla costruzione del muro anti-spread, Monti ha annunciato felice che domenica sera sarà in tribuna a Kiev, con tanti saluti al boicottaggio del regime di Kiev che fa marcire in galera l'ex premier Yulia Tymoshenko. Speriamo almeno che Monti porti bene all'Italia come ha portato bene Napolitano al debutto con la Spagna.
Ma Napolitano ci ha messo la faccia prima di sapere come sarebbe andata a finire. Come si dice, la classe non è acqua.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com