ESCLUSIVO I sassolini che Prandelli si tiene nelle scarpe (per ora). Abete trema
Improvvisamente, la Federcalcio scopre che Prandelli è al centro del mondo e suda freddo. Chelsea, Tottenham, Cska Mosca, Marsiglia e altri: tutti vogliono il ct che, in due anni, ha ricostruito l'Italia portandola dalle macerie sudafricane, dove l'aveva lasciata la precedente gestione, ai fasti di Euro 2012.
Dopo la vittoria sull'Irlanda e il memorabile successo ai rigori sull'Inghilterra, il ct e il suo staff sono andati per due volte in pellegrinaggio a piedi, raggiungendo monasteri e santuari nei dintorni del ritiro azzurro in Polonia. L'impressione è che debba andarci anche qualcuno della Federcalcio e fare voti perchè il selezionatore rimanga sulla panchina azzurra fino ai mondiali brasiliani, le cui eliminatorie scattano in settembre.
Adesso lo dicono tutti: comunque vada con la Germania, per Cesare sarà un successo. Per Cesare, prima di chiunque altro. Prima dei federali, della Figc, della Lega e di tutti quelli che hanno disseminato di ostacoli il suo cammino, contrattualmente iniziatosi il 1° luglio 2010 con scadenza il 30 giugno 2014. .
Ci sono stati sia ostacoli sia sassolini. Che Cesare al momento tiene rigorosamente nelle scarpe. Per non dimenticare. Perchè ha la memoria lunga e perchè se qualcuno di sgradito salta sul carro - ha avvertito il ct - lui e gli azzurri sono pronti ad entrare in tackle scivolato per buttarlo giù.
I sassolini sono questi.
1) Modalità di preparazione della Nazionale, amichevoli, stage.
Arrivati a questo punto, a molti sembra quasi normale che l'Italia sia fra le prime quattro squadre d'Europa. Ma, se ripensiamo al demenziale calendario di preparazione e di avvicinamento all'Evento stabilito dalla Figc, ci rendiamo conto che si tratta di un autentico prodigio: 3 sole amichevoli in 8 mesi, 0 stage di allenamento a Coverciano, nemmeno quelli di 48-72 ore per reparto che, ad un certo punto, il ct era disposto a fare purchè glieli facessero fare. E ancora: soltanto 5 giorni di allenamento a ranghi completi della Nazionale prima del test con la Russia, sostenuto il 1° giugno scorso a Zurigo, a 9 giorni dal debutto con la Spagna.
2) Tutela della Nazionale dall'egoismo dei club.
A Prandelli non è piaciuta l'ignavia della Federcalcio in materia di rapporti con i club e di difesa degli interessi della Nazionale dall'egoismo dei club.
Quando la Lega, nell'estate 2011, ha partorito un calendario folle che, fra l'altro, ha previsto un turno infrasettimanale a cavallo tra fine gennaio e inizio febbraio scoprendo che, in Italia, qualche volta nevica. Per non parlare della sovrapposizione o degli incroci di date fra recupero di campionato, Coppa Italia, Champions League, Europsa League. Un guazzabuglio demenziale, elevato all'ennesima potenza da una sosta invernale lunghissima e ingiustificata.
Quando la Lega ha subito la farsa dello sciopero dei calciatori, che ha fatto saltare la prima giornata (naturalmente recuperata il 21 dicembre) ha causato lo slittamento del torneo al secondo weekend di settembre e la Federcalcio non ha battuto ciglio. O meglio, ha fatto finta di battere ciglio.
3) Caso Criscito-Bonucci.
La presunzione d'innocenza deve valere per Criscito come per Bonucci, entrambi indagati nell'inchiesta sulle scommesse. Ma Criscito è stato mandato a casa subito dalla Figc e Bonucci, invece, è andato agli Europei dove, peraltro,si sta comportando benissimo. Prandelli ha dovuto gestire una situazione estremamente delicata e c'è riuscito con equilibrio e con saggezza, ma, è chiaro che in Via Allegri potevano e dovevano comportarsi diversamente, per un'elementare questione di equità.
4) Monti che voleva" fermare il calcio per 2-3 anni".
Ogni volta che i politici, o i tecnici prestati alla politica o i tecnici che da grandi faranno i politici, compiono invasione di campo nel calcio, combinano soltanto disastri. Alla regola non si è sottratto nemmeno il professor Mario Monti, lesto a chiedere il blocco del pallone per 2-3 anni dopo la seconda ondata dello scandalo scommesse. Una sortita infelice, improvvida, demagogica e superficiale che ha procurato al premier un'ondata di critiche sacrosante, costringendolo a non tornare più sull'argomento. Ma nè Prandelli nè gli azzurri né i tifosi degli azzurri hanno dimenticato. E per fortuna che il Consiglio d'Europa di domani e dopodomani a Bruxelles vieta a Monti di presentarsi in tribuna d'onore a Varsavia. Per chi non l'avesse capito, è Napolitano il benvenuto nello spogliatoio azzurro, non il Presidente del Consiglio dal quale non risulta essere venuto lo straccio di un incoraggiamento ufficiale all'Italia.
5) L'inchiesta di Cremona e il rispetto della Nazionale.
Prandelli c'è rimasto male quando il Procuratore Capo di Cremona, Roberto De Martino, interpellato sul motivo per cui la nuova ondata di arresti fosse scattata soltanto dopo la conclusione del campionato, aveva risposto: così è stato fatto proprio per non turbare la regolare conclusione del torneo. Il ct si è domandato: e la regolare attività della Nazionale che si è vista piombare la Polizia a Coverciano, alle 6 del mattino, accusando uno choc senza precedenti in 102 anni di storia azzurra?
Sia chiaro: il ct nutre il massimo rispetto e la massima gratitudine per il lavoro dei magistrati ordinari che stanno ripulendo il calcio dagli Sfigatelli delle scommesse (Prandelli dixit). Ma, se a Criscito l'avviso di garanzia fosse stato consegnato senza eccessi di spettacolarizzazione, non sarebbe stata la stessa cosa?
Anche per questo, ad un certo punto Prandelli ha provocatoriamente sbottato: visto che non ci considerano, se volete, non andiamo manco agli Europei così facciamo prima. Apriti cielo: gli sono piovute addosso critiche da ogni dove, l'hanno accusato di avere paura, di cercare alibi per evitare un sicuro insuccesso e altre facezie in quantità industriale. Il 24 giugno, 22 milioni di italiani incollati davanti alla tv per il rigore di Diamanti, gli hanno dimostrato che valeva la pena metterci la faccia. Così, Cesare ha vinto.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com