Conte , come è stato ben detto da Signorini, è l'esempio più fulgido, in Italia, di allenatore Alfa ovvero quello che non cessa un attimo di azzannare la realtà, tenendo costantemente i giocatori sotto pressione. E non solo loro. Soprattutto se stesso, i dirigenti, i collaboratori. Probabilmente anche i familiari. E' un ossessivo in senso anche buono. Uno che non molla mai, che gesticola, urla, invoca la folla, perde la voce. Ferocemente estroverso, sa essere molto generoso (vedi l'abbraccio istintivo a Cambiasso per difenderlo dopo un fallaccio, a tempo quasi scaduto, su Giovinco) ma forse per la sua stessa natura è portato a logorarsi. Tre anni in una stessa squadra, con tre campionati vinti, devono essere un record per uno come lui. 

E' più che lecito arguire come la Nazionale gli stia stretta: selezionare non è allenare, stare quotidianamente  sul campo con fischietti, sagome, palloni e giocare una partita ogni tre giorni. Sensa tensione, lotta quotidiana tipi così si sgonfiano. Resta un mistero perché abbia accettato, alla fine, di confrontarsi con Tavecchio e sfibrarsi in un confronto con i club, che badano comprensibilmente prima di tutto a se stessi. Sembra un europeista che predica il bene comune a un manipolo di nazioni preoccupato solo dei fatti propri. Se il tipo Alfa sia poi un vincente resta un mistero. 

Prendete il suo opposto: l'allenatore Omega. Calmo, pacioso, imperturbabile, in panchina non guarda nemmeno il tabellone con l'orologio. Gente come Prandelli, Montella, Allegri. Se tirano un calcio a una bottiglietta di minerale vuota fanno notizia. A prima vista dal confronto fra i nomi esce vincente Conte, ma se agli Omega si aggiunge il più inscalfibile di tutti, Carlo Ancelotti, le cose cambiano. Certo l'alfissimo Mourinho continua ad essere inarrivabile. La sua energia incontenibile dentro e fuori dal campo. L'altro giorno s'è infilato in una sfilata di Victoria's Secret. Da grande osservatore scrutava gli intimi esplosivi. Poi è scomparso. Pare che sia uscito due ore dopo da un camerino. Lui sì che li conosce i segreti della vittoria. In tutti i sensi. 

Fernando Pernambuco