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    FALLO LATERALE: Roma hard, la scomoda verità

    FALLO LATERALE: Roma hard, la scomoda verità

    • Fernando Pernambuco
    E dai! Una lap dance e un gin tonic non hanno mai ammazzato nessuno! I giornali che titolano “Roma che fai ti perdi?”; i tifosi che s’imbestialiscono poiché non é professionale; qualcuno che tira in ballo le compagne o le mogli. Tutto perché i calciatori della Magggica, sono andati in un localino nemmeno tanto hard di Mosca. E sono tornati dopo una o due ore; addirittura alle tre o alle quattro del mattino. E Iturbe è sgattaiolato a letto quatto, quatto che doveva fare nel cuore della notte? Suonare la tromba.

    Del tutto esagerato indignarsi e preoccuparsi per questo fatterello, ma nemmeno troppo perspicace liquidarlo col solito “Dov’è la notizia?” per poi proseguire con una serie infinita di osservazioni. Probabilmente è una legge del web: le notizie meno sono rilevanti e maggiore è la partecipazione. La notizia invece c’è. Non nella scappatella, per altro saggiamente autorizzata, ma nelle reazioni suscitate e che hanno molto a che fare sia col moralismo, sia col calcio. L’idea che dei seri professionisti non possano divertirsi per undici mesi all’anno e che due ore al night, una sigaretta o un bicchiere di vino siano peccati mortali ha del ridicolo. Deriva innanzitutto dal considerare i calciatori dei modelli: di morale, pacatezza, educazione, timor dei. Ma dove sta scritto? I giocatori dovrebbero solamente dimostrare di saper giocare bene, d’integrarsi e impegnarsi. Non sono i calciatori a dover mostrasi come icone di moralità, cultura, educazione. Forse i politici, forse i professori, forse i genitori…Forse. 
    Specioso anche l’argomento che siccome un giocatore di calcio guadagna tanto, allora dovrebbe dare l’esempio. L’esempio lo dà in campo, nella capacità del controllo di sè (e della palla), nella volontà di lavorare in gruppo, nel lottare sportivamente.

    Un calciatore si merita il lauto stipendio non per le sua disciplina morale, ma per quella tattica, non per il rigore coniugale, ma per quello atletico. E se guadagna molto è perché fa guadagnare molto. Decine, centinaia, migliaia di persone. Quel conta è la misura. De Rossi che beve una birra non è Gascoigne. Qui non assistiamo al gioco erotico di gruppo reiterato, capitanato da ben noti centrali inglesi. Non si tratta di sbandata semiassassina che all’alba distrugge la Ferrari o di scazzottata col buttafuori. Assistiamo solo a un dopo partita in cui gli animi erano da tirar su, a veder come andata. Non sarà però che poi alla fine ci si scandalizza non per una vodka o per un bel paesaggio umano, ma solamente perché non si è vinto. E allora tutti in punizione, tutti a nanna, davanti a un bel canale porno. In cirrilico.
     

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