Fallo laterale, Galliani dà la sveglia a 'Homer' Tavecchio
La scelta di Conte doveva essere il fuoco d’artificio capace d’illuminare le tenebre, ma i fuochi d’artificio, si sa, durano una manciata di minuti. Dopo il botto, le tenebre tornano a regnare. E nella penombra, saggiamente, Tavecchio albergò per un po’ di tempo. Si affidava a scarni e rari comunicati stampa lapidariamente buoracratici, intelligentemente votati a rendere palese quello che era evidente. Fece più d’un passo indietro, aiutato in questo da Lotito che faceva passi avanti, mettendosi in mostra quasi allo stesso modo, coprendo così a mo’ di scudo il suo Presidente.
Alla tempesta, anzi al ciclone di quel fragoroso ingresso, seguono giorni di bonaccia e di melina politico amministrativa, in attesa della botta Uefa che arriva puntuale. Anche qui Tavecchio incassa. Conte s’innervosisce e lui inventa il “Conte day”. Pericolosissimo, conoscendo il carattere dell’allenatore salentino: se la lisciatura non si rivelerà perfetta si rischia la porta sbattuta in faccia in diretta. Galliani, un po’ perché è un grande elettore del nuovo Presidente, un po’ perché vuol ricordare a tutti che esiste, gli offre un assist modernizzatore, scrivendogli una lettera pubblica sull’improrogabile necessità di adottare la “goal line technology”.
Dopo lunga e laboriosa traduzione, Tavecchio replica pronto che sì, si adotterà; non aveva forse “già un anno fa parlato della necessità di sconfiggere il gol non gol, anche se, certo, ehm…4,5 milioni di Euro per coprire 18 campi di serie A non sono pochi in tempi di crisi”. E’ vero. Bisogna poi considerare il taglio che il Coni ha imposto alla Federazione, ma a questo, come ha detto il Presidente ci penserà Uva, lui invece “ci metterà del sale politico”. C’è da credere che la pietanza sarà saporita e annacquata allo stesso tempo. D’altra parte tutta la conduzione della FIGC è iniziata nel segno della più dinamica melina: ci si agita per restare allo stesso punto. Ora la battaglia per “il gol non gol”(per altro auspicabile) diventa la bandiera d’un italico gattopardismo, il che significa una fervida immobilità, ammantata d’innovazione. Così tutti gli altri problemi di natura strategica restano sullo sfondo.
In fondo, dobbiamo dirlo, a noi Tavecchio fa una certa simpatia. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, pare un nostrano Homer Simpson, che un pò ci è, un po’ ci fa, con in più la sublime arte del galleggiare. Dove conduca la barca non si sa, ma nel Paese degli Schettino restare a galla è una dote non da poco.
P.S. Elementare suggerimento al “suo” Responsabile della comunicazione: silenzio, silenzio, silenzio. Al massimo risposte scritte. Mai in video, mai dal vivo. Se no quella preziosa tela di Penelope si disfa del tutto. Anche la più innocua delle domande diventa una valanga sul precipizio. E la risposta, puntualmente, una valanga in atto. Ma vi pare che un Presidente della FIGC possa definire “disperate” l’Inter e il Milan solo perché veleggiano a meta’ classifica? Disperate lo sarebbero se fossero quarte a quattro giornate dalla fine. Fra “disperate” e “disperante” c’è una piccola, misera differenza. Ma questo Homer non lo sa.
Fernando Pernambuco