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  • Fabian O'Neill, il 'diez' fragile: il legame con Zidane e Tudor, e Del Piero...

    Fabian O'Neill, il 'diez' fragile: il legame con Zidane e Tudor, e Del Piero...

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    «Mi piace giocare a calcio e mi piace bere ... E non per forza in quest’ordine».

    A pronunciare queste parole qualche anno fa fu Fabian O’Neill, uno dei più grandi “diez” della storia del calcio sudamericano.

    E che l’ordine di importanza di quelle due cose non fosse esattamente quello descritto c’è una vita intera a dimostrarlo.

    E c’è soprattutto una data: quella del giorno di Natale del 2022. Il giorno in cui Fabian O’Neill a soli 49 anni se ne andava per colpa di un fegato ormai distrutto da anni di eccessi.


    Fabian O’Neill nasce a Paso del los Toros, una piccola cittadina situtata nel centro dell’Uruguay.

    Il suo cognome tradisce chiaramente le origini irlandesi della famiglia.

    Sangue irlandese e uruguagio.

    Un mix potenzialmente esplosivo ...

    Fabian ci sa maledettamente fare con un pallone tra i piedi.

    Ma di pari passo con l’amore per il calcio arriva ben presto anche quello per l’alcol.

    Già a nove anni beve vino mischiato a Coca Cola.

    E’ pigro, svogliato ed apatico.

    Agli allenamenti si presenta quando gli garba.

    “I compleanni della nonna” o “le sue visite in ospedale” si alternano con sorprendente continuità. Il problema è che quando gioca incanta.

    Fin da ragazzino ha già quello stile indolente che si porterà dietro per tutta la carriera ma i piedi e la “testa” sono semplicemente di un’altra categoria.

    A sedici anni entra nelle giovanili del Nacional di Montevideo, squadra che contende al Peñarol lo scettro di club più prestigioso e vincente del Paese.

    A diciannove fa il suo esordio in prima squadra.

    Bastano poche partite per capire che finalmente è arrivato in squadra qualcuno che può cambiare le sorti del Club dopo nove lunghi anni di astinenza nella scia dei grandi rivali del Peñarol.

    Lo chiamano “El Mago” per come sa nascondere il pallone agli avversari grazie alla sua raffinatissima tecnica.

    O’Neill gioca tre stagioni ad altissimo livello e a questo punto diventa impossibile ignorare le suadenti sirene del calcio europeo.

    La serie A italiana in quel momento è “il campionato” dove i più grandi calciatori bramano di giocare.

    Per O’Neill non è diverso.

    Arriva la proposta del Cagliari.

    In quel Club c’è da tempo una predilezione per i calciatori che provengono dall’Uruguay.

    Nessuno sull’isola ha dimenticato il genio del “principe” Enzo Francescoli e per Massimo Cellino, presidente del Club, Fabian O’Neill è l’uomo perfetto per ricalcarne le gesta.

    Con l’arrivo di Giovanni Trapattoni in panchina il Cagliari sogna in grande.

    Il nono posto della stagione precedente (a soli tre punti dalla qualificazione UEFA) nelle intenzioni della società può e deve essere migliorato.

    L’entusiasmo è alle stelle ma il risveglio è brusco e violento.

    Nonostante l’indiscussa qualità della rosa “Il Trap” fa fatica a dare un’identità precisa alla squadra.

    Alti e bassi continui che alimentano frizioni tra Trapattoni e Cellino.

    Quando a circa due/terzi della stagione arrivano le dimissioni di Trapattoni, pur in una posizione tutto sommato tranquilla, il Cagliari è lontano dagli ambiziosi obiettivi di inizio stagione.

    O’Neill gioca con poca continuità e quando gioca non riesce ad incidere.

    Il Cagliari, passato nelle mani di Bruno Giorgi, chiude con un anonimo decimo posto lontano tredici punti da quel posto per l’Europa ambito da Cellino e da tutto il popolo del “Casteddu”.

    Nella stagione successiva il Cagliari si affida ad un allenatore uruguaiano: Gregorio Pérez, che arriva dal Peñarol, i grandi rivali del Nacional e che non ama Fabian O’Neill.

    Dura solo sei partite prima che Cellino decida di affidarsi alle sapienti mani di Carlo Mazzone.

    La squadra però non decolla. Anzi. Arrivano una serie di risultati che fanno ulteriormente precipitare la situazione. Arriva un’inopinata retrocessione nella serie cadetta.

    O’Neill è il bersaglio numero uno delle contestazioni dei tifosi.

    Doveva essere il “nuovo Francescoli” e invece quello che hanno visto i tifosi del Cagliari è un giocatore che appare quasi disinteressato, abulico e che solo a sprazzi dimostra quelle qualità per cui era stato acquistato.

    La sua carriera nel capoluogo dell’isola sembra al capolinea.

    Per lui ci sono richieste di club stranieri (in particolare dalla Ligue 1) ma Fabian, punto nell’orgoglio, decide di rimanere e onorare il suo contratto per provare a dare il suo contributo al tentativo di tornare immediatamente in Serie A.

    Gianpiero Ventura, che di calcio “sa”, lo mette al centro del progetto. Fabian giocherà da “enganche” nel vero stile sudamericano ovvero tra le linee in supporto dei due attaccanti, i bravi Dario Silva (uguguaiano come Fabian) e il bomber Roberto Muzzi.

    A fine stagione l’obiettivo promozione (non senza pathos ...) viene raggiunto.

    Il Cagliari torna in Serie A e O’Neill ha finalmente mostrato appieno le sue indiscusse qualità.

    Nella stagione successiva la priorità è mantenere la categoria. Il Cagliari ci riesce e la qualità dei palloni forniti da O’Neill a Kallon, Mboma e Muzzi è di altissima qualità.

    Con Ventura che lascia il club Cellino ci riprova. Un altro allenatore dall’Uruguay per il suo Cagliari. Ma stavolta arriva il migliore di tutti: “El Maestro” Oscar Tabarez, giustamente considerato uno dei migliori allenatori di tutto il panorama mondiale.

    L’avvio è tribolato. Tre sconfitte e due pareggi nelle prime cinque partite non sono certo l’inizio di campionato sperato ... ma non possono bastare a giudicare il lavoro di un allenatore, per di più celebrato e capace come Tabarez.

    Cellino decide invece di prescindere dal “maestro” uruguaiano ad affidarsi alla concretezza di Renzo Ulivieri.

    Le cose però, nonostante un potenziale offensivo di tutto rispetto (Mboma, Suazo, Oliveira e Corradi) non migliorano e per il Cagliari arriva un’altra amarissima retrocessione.

    Le prestazioni di Fabian O’Neill non sono però passate inosservate ai grandi club della serie A.

    Nell’estate del 2000 il regista uruguagio arriva alla Juventus. E’ qualcosa di già deciso da mesi e per O’Neill è l’occasione della vita.

    Ad attenderlo c’è un giovane allenatore che ha già messo in mostra le sue qualità a Reggio Emilia e soprattutto al Parma, portato ad un eccellente secondo posto ... cosa che ripeterà alla Juventus nella stagione 1999-2000.

    O’Neill però è già da tempo alle prese con il suo personale demone; l’alcol è sempre di più il compagno preferito delle sue serate torinesi e le sue prestazioni ne risentono pesantemente.

    Lega con Zinedine Zidane e Igor Tudor che provano ad aiutarlo a darsi dei limiti ma con scarsi risultati.

    Alla Juve sarà poco più di una comparsa. Una ventina di presenze in un anno e mezzo senza mai riuscire veramente ad incidere nonostante non ci sia nessuno che non riconosca le sue grandi qualità.

    A gennaio del 2002 passa al Perugia.

    Nove partite, una rete e sprazzi di un calcio che da quelle parti non si vede da tempo.

    Serse Cosmi se lo coccola, lo aiuta, lo sprona e gli affida compiti importanti in squadra.

    Tutto inutile.

    Fabian O’Neill è in caduta libera.

    Tornerà a Cagliari per qualche mese all’inizio della stagione successiva.

    Non scenderà mai sul terreno di gioco.

    Il ritorno al suo Nacional è festeggiato come la vittoria di un trofeo.

    Basteranno cinque partite ai tifosi dei “tricolores” per accorgersi che quello è il fantasma del ragazzo che solo otto anni prima aveva illuminato il “Gran Parque Central” con i suoi assist, i “caños” e le sue magie.

    A 31 anni Fabian O’Neill lascerà definitivamente il calcio.

    «Ho sperperato quattordici miliardi di lire in pochi anni ma la povertà non mi fa paura. La vita che ho, i miei figli e gli amici sono tutto quello che mi serve per essere felice» ammetterà in seguito, apparentemente senza troppi rimpianti.

    “Fino all’ultima goccia” si intitola la sua autobiografia, onesta ed estremamente toccante.

    ... un titolo che è già una sentenza.

    Il giorno di Natale del 2022 l’ennesima emorragia si porterà via “El Mago” ... lasciando dietro di sé tanto amore almeno quanto tanti rimpianti ...


    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    «Non mi sono mai allenato con un calciatore più forte di Fabian O’Neill».

    A pronunciare queste parole è “un certo” Zinedine Zidane, compagno di squadra di Fabian nel breve periodo del “Mago” uruguagio alla Juventus.

    L’ammirazione di Zidane per l’amico Fabian è condivisa da due allenatori che lo hanno avuto a disposizione.

    Gian Piero Ventura, che di O’Neill ha visto il meglio durante il periodo cagliaritano, e Serse Cosmi che lo ha avuto a Perugia nel crepuscolo della sua carriera.

    «Fabian O’Neill è stato il calciatore più forte che io abbia mai allenato».

    Stesse parole per entrambi.

    Qualche lingua maligna insinua che l’origine del soprannome “El Mago” che gli venne dato in Uruguay non era solo per le sue doti calcistiche ... ma anche per la “capacità” di sparire dal gioco per lunghe fasi ... prima di inventare magari la giocata decisiva!

    Dopo la prima retrocessione con il Cagliari fu lo stesso O’Neill a raccontare dell’affetto ma anche della volubilità dei tifosi sardi, con i quali si creò poi un legame speciale.

    «Dopo la retrocessione chiunque mi incontrava mi dava dell’ubriacone. Appena tornati in serie A erano gli stessi che mi fermavano per strada per offrirmi da bere!»

    E’ il 9 maggio del 1999.

    Al Sant’Elia di Cagliari va in scena un incontro che può risultare decisivo per le sorti del Cagliari in campionato. La salvezza non è ancora assicurata e di fronte c’è una Salernitana che ha un disperato bisogno di punti.

    Fabian O’Neill è il leader indiscusso di un Cagliari che con le unghie e con i denti si sta guadagnando la conferma nella massima serie.

    La vittoria della domenica precedente a Bologna è stato un tonico eccellente ma oggi contro la Salernitana un passo falso potrebbe rimettere tutto in discussione.

    Su O’Neill il mister della Salernitana Francesco Oddo predispone una marcatura “a uomo”. E’ il giovanissimo e agguerrito Gennaro Gattuso che dovrà limitare il gioco del numero “10” uruguagio.

    Passano pochi minuti di partita. O’Neill riceve palla a pochi metri dalla linea laterale. Quando Gattuso arriva in pressing pare che per il regista del “Casteddu” non ci sia via di uscita.

    O’Neill esce da quella situazione con uno dei suoi colpi preferiti: il tunnel, il “caño” come direbbere dalla sue parti ovvero il pallone ripreso dopo averlo fatto passare tra le gambe dell’avversario.

    Gattuso non la prende bene.

    Si avvicina a O’Neill.

    «Se mi rifai questo scherzetto ti ammazzo!» gli grida il giovane centrocampista dei campani in pieno furore agonistico.

    «Come? Qui davanti a tutti? Ma hai visto quanta gente c’è?» gli dice sorridendo O’Neill che poi aggiunge «Piuttosto, vai a marcare qualcun altro perché sennò oggi ti faccio fare una figuraccia ragazzo».

    Passano un’altra manciata di minuti.

    La Salernitana va in vantaggio con Di Vaio.

    Il Cagliari deve assolutamente pareggiare.

    O’Neill riceve un pallone pochi metri all’interno della metà campo dei campani.

    E’ circondato da tre avversari.

    Anche qua sembra chiuso. Invece alza la testa e mette un pallone con il contagiri per Mboma che anticipa il portiere avversario e segna il gol del pareggio.

    Il tempo di rimettere la palla al centro e il Cagliari riparte in un’azione di rimessa.

    O’Neill riceve palla, se la lascia passare tra le gambe e poi punta l’area avversaria.

    Su di lui piomba con la solita decisione Gennaro Gattuso. O’Neill accarezza il pallone ... e lo fa passare di nuovo tra le gambe di Gattuso!

    Tra i due diventa una guerra.

    I falli di Gattuso sono sempre più frequenti.

    Quello che diventerà uno dei centrocampisti difensivi più forti della storia del calcio italiano quel giorno non ha risorse per contrastare “El Mago”, in una delle sue giornate di grazia.

    Siamo all’inizio del secondo tempo.

    La Salernitana spinge per tornare in vantaggio.

    La difesa del Cagliari allontana il pallone verso la linea di centrocampo. Qui c’è O’Neill, che stoppa perfettamente il pallone, lo accompagna a terra. Arriva Gattuso. Un altro tunnel, il terzo!

    Il Cagliari vincerà quel match per tre reti ad una, assicurandosi la permanenza in A.

    Per O’Neill una delle tante giornate meravigliose lasciate in ricordo al popolo del Cagliari.

    Per Gattuso una lezione di calcio della quale, vista l’eccellente carriera dell’allora ventunenne calabrese, ne ha saputo fare sicuramente tesoro.

    Paso de los Toros è la cittadina nella quale gli avi irlandesi di O’Neill si stanziarono all’inizio del ventesimo secolo.

    Sarà sempre il luogo dove Fabian tornerà ogni volta che può ... e anche quando in realtà non potrebbe come accadde soprattutto durante il suo infelice periodo alla Juventus nel quale spariva senza preavviso per tornare lì nella sua terra fra gli amici di sempre, a mangiare asados e a bere vino.

    Se a Cagliari aveva trovato la sua dimensione alla Juventus O’Neill capisce ben presto che quello non è il suo posto.

    Nonostante stringa amicizia con Zidane e Tudor che qualche volta lo accompagnano nelle sue serate in qualche cantina o pub del capoluogo torinese quel mondo, così professionale e rigido, non gli appartiene.

    «Qui il calcio è solo un lavoro. I miei compagni arrivano all’allenamento con il loro SUV, in giacca e cravatta. Si cambiano, si allenano, fanno la doccia e se ne tornano a casa. Per me il calcio è una cosa diversa. E’ divertimento, è fare gruppo anche fuori dal campo, è ridere e scherzare davanti a una bella bistecca e ad un buon bicchiere di vino».

    Fabiàn Carini, portiere della nazionale uruguagia all’epoca, fu compagno di squadra di O’Neill durante il suo periodo alla Juventus.

    E’ lui stesso a raccontare un aneddoto quanto mai significativo.

    «Ero seduto vicino a Del Piero nello spogliatoio. Si parlava della squadra, dell’impostazione che Lippi stava dando al team ecc. A un certo punto Del Piero mi dice. “Vedi Fabiàn, parlano tutti di Zidane o del sottoscritto come i giocatori più importanti e di talento della squadra. Ma ti dirò una cosa: il più forte di tutti è quello là” indicandomi Fabiàn O’Neill ... »

    E’ sempre Carini a raccontare un altro particolare importante del periodo juventino di O’Neill.

    «Marcello Lippi aveva una stima enorme di Fabiàn. Nella sua testa la squadra avrebbe dovuto giocare con Del Piero e Trezeguet in attacco, Zidane da trequartista, con Davids a sinistra e Nedved a destra ... e con Fabiàn O’Neill come regista arretrato.

    Purtroppo Fabiàn ebbe diversi problemi fisici e solo in poche occasioni si vide la Juve che aveva in testa Lippi».

    Nel 2020 Fabian viene ricoverato in ospedale per una grave emorragia interna.

    I medici sono categorici: basta alcol, per almeno tre anni non deve toccare nemmeno un bicchiere.

    ... Fabiàn resisterà meno di un mese ...

    Il 26 dicembre, il giorno dopo la morte di O’Neill, il Cagliari gioca in casa contro il Cosenza.

    Il saluto del popolo del “Casteddu” è commovente.

    Diversi minuti di applausi, cori e lacrime per il tributo ad un calciatore che a Cagliari sarà impossibile dimenticare.


    Fabiàn O’Neill, un uomo fragile e una parabola breve, troppo breve.

    Ma che ha regalato “bellezza” in un campo di calcio e che fuori da quello ha vissuto la vita che voleva.
     

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