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    Morata cambia i connotati del Milan: leader e fattore decisivo, Fonseca ha una doppia missione

    Morata cambia i connotati del Milan: leader e fattore decisivo, Fonseca ha una doppia missione

    • Gabriele Stragapede
    Ci sono aspetti positivi dai quali ripartire. Il Milan esce dalla BayArena di Leverkusen con la seconda sconfitta in due partite nella League Phase della nuova Champions League. Rossoneri che, quindi, si ritrovano a quota 0 punti, ma con la consapevolezza di potersi giocare tranquillamente le sue possibilità di qualificazione (almeno attraverso ai playoff) nelle prossime sfide che vedrà la formazione di Fonseca affrontare Bruges, Real Madrid, Slovan Bratislava, Stella Rossa, Girona e Dinamo Zagabria. Tolti i campioni d’Europa in carica dei Blancos di Carlo Ancelotti, sulla carta, sono tutti impegni alla portata degli uomini dell’allenatore lusitano. Servirà, senz’altro, proseguire nel percorso di crescita che vede protagonisti i rossoneri e innalzare il livello delle proprie prestazioni per potersi assicurare un posto almeno nella prossima fase della massima competizione continentale per club.

    IMPATTO IMMEDIATO - Ma quale particolare andrebbe sottolineato in primis? Inequivocabile evidenziare come il Milan si sia rigenerato in seguito all’ingresso di Alvaro Morata. Dopo una prima frazione in cui i rossoneri hanno fatto davvero fatica a costruire gioco, nonché concrete occasioni da rete (l’unica vera conclusione da segnalare è stata il destro di Pulisic che si è spento tra le braccia di Hradecky), nella ripresa la squadra di Fonseca – in particolar modo dopo il vantaggio siglato dalle Aspirine con Victor Boniface – hanno aumentato il pressing e i giri del motore, cominciando a incanalare le proprie energie in soluzioni offensive di qualità. Non è un caso che la sostituzione tra Abraham e Morata (effettuata al 62’) abbia permesso al Milan di rendersi maggiormente pericoloso per la retroguardia tedesca. Sia chiaro come la disanima non sia una bocciatura per l’attaccante inglese di proprietà della Roma (anzi), ma, semplicemente, la sfida di ieri necessitava dell’ingresso di un giocatore di esperienza e duttilità come lo spagnolo.

    PRESENZA FISSA - Morata, sin dal suo arrivo a Milano e attraverso le sue dichiarazioni, si è stabilito come leader tecnico e carismatico della formazione meneghina. Nella partita contro il Leverkusen di Xabi Alonso non è mancato per leadership, coraggio, grinta e passione. Alvaro ha cominciato a pressare alto, guidando la ri-aggressione dei propri compagni su ogni pallone. Dall’istante in cui è sceso sul rettangolo verde di gioco, il Milan ha cambiato faccia. Dando un’occhiata alla heatmap della sfida di ieri sera, Morata è stato na presenza fissa e costante nell’area avversaria, a differenza di Abraham che non ha avuto chance concrete per incidere sulla sfida, svolgendo tanto lavoro sporco e di raccordo con il reparto di centrocampo. A differenza della svolta al 4-2-4 del derby, Morata ha avuto maggiori possibilità di dare attacco alla profondità e di essere una costante minaccia per i difensori dei campioni della Bundesliga in carica. Meno lavoro di legame, meno rifinitore e più punta centrale (andando a toccare il pallone in ben 10 occasioni negli ultimi 25m). Alla sua prestazione, è mancata solo la rete (l’occasione del colpo di testa dopo la traversa colpita da Theo Hernandez) che avrebbe permesso al Milan di uscire meritatamente dalla BayArena con almeno un punto, il primo della sua stagionale campagna europea.

    FATTORE DECISIVO - Ma che Morata sia un fattore determinante lo si deduce anche dalle fredde statistiche che ci regalano queste prime uscite ufficiali dei rossoneri. Prima uscita, contro il Torino in campionato. Appena arrivato – pagando i 13 milioni di euro della clausola rescissoria all’Atletico Madrid – entra al 60’ e accorcia le distanze contro i granata, realizzando la rete che darà il via al pari ottenuto dai rossoneri. Un acuto da centravanti vero che gli costa un infortunio muscolare: assente contro Parma e Lazio, ecco che il Milan ottiene un solo punto in due partite. Una sgambata di una mezz’oretta a San Siro con il Venezia, prima di essere tatticamente decisivo per le sorti del derby vinto contro l’Inter e di segnare il gol del vantaggio nella sfida casalinga con il Lecce, match nel quale i rossoneri sono usciti con tre reti e altrettanti punti. Un po’ punta, un po’ trequartista, un po’ 9 e un po’ rifinitore, Morata, anche nelle sconfitte in Champions League, ha avuto modo di affermarsi come costante incisiva delle sorti della squadra di Fonseca: l’assist a Pulisic contro il Liverpool porta la sua firma, la più grande occasione contro il Leverkusen idem.

    LA MISSIONE DI FONSECA - Viene evidente sottolineare, dunque, come il giocatore che ha tirato più volte per il Milan in Europa sia un fattore decisivo per Fonseca. Esiste un Milan con e uno senza Morata, è un dato limpido. L’apporto dell’attaccante iberico sarà fondamentale lungo tutto il corso dell’annata, ma il compito del tecnico portoghese (oltre a massimizzare i profitti che Morata gli garantirà, arrivando dalla sua miglior stagione in carriera a livello realizzativo) sarà di trovare l’equilibrio perfetto anche in assenza del proprio numero 7, un’assenza che, ovviamente, il popolo rossonero si augura di dover vivere solo in rarissime occasioni. Per ora, il Milan viene caricato sulle spalle da Morata, leader del nuovo corso in quel di Via Aldo Rossi.

    @cicciostraga7

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    gianni99
    gianni99

    Morata cambia i connotati del milan? Mi scusi, torni a giocare a bocce.

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