Il derby di Sven Goran Eriksson. L'allenatore svedese ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Genova e la Sampdoria hanno rappresentato una parte importante della mia vita, professionale e umana. Mai, in carriera, sono stato cinque anni di fila alla guida dello stesso club. La Samp è stata qualcosa di veramente speciale e non ho mai smesso di seguirla, almeno a livello di risultati, anche quando ero molto lontano dall’Italia. Ricordo due figure fondamentali in quella Sampdoria, che tenevano in un certo senso in piedi tutto. La prima, su tutte, era quella del presidente Paolo Mantovani. Con lui, e grazie a lui, insieme alla sua famiglia e poi pure sotto la presidenza del figlio Enrico, ho vissuto cinque anni straordinari. Una società che era una famiglia, fu un periodo trascorso davvero... alla grande. Mi sono trovato benissimo con loro. Volevano bene alla Sampdoria. Poi Roberto Mancini, grande personalità. Intorno a lui ruotava tutta la squadra. Avevamo uno spirito di gruppo eccezionale, che nella mia seconda stagione, era il ‘93-’94, ci permise addirittura di arrivare a un passo dal secondo scudetto della storia sampdoriana. Invece arrivammo terzi. Anni bellissimi. Roberto era il simbolo di un gruppo che poteva contare però su altri giocatori fondamentali rimasti alla Samp dopo lo scudetto. Penso a Vierchowod, Lombardo, Pagliuca, Mannini, Invernizzi, Lanna. E, intorno a loro, innesti importanti diventati i campioni del domani. Clarence Seedorf. Arrivò a Genova appena diciannovenne. Ma fu tutto il clima nel club capace di rendere quell’esperienza eccezionale e bellissima. Non potrò mai dimenticare quegli anni. La famiglia Mantovani era stata grandiosa. Lavoravamo tutti per costruire qualcosa di importante, ma senza fatica, nè eccessive tensioni. Spero che quest’anno la Samp possa tornare in Europa".