Eredità Agnelli: le carte del notaio sui testamenti, le mosse sulla Dicembre e il ruolo di Ferrero
LE MOSSE SULLA DICEMBRE - Una delle novità riguarda la mossa dei tre Elkann sulla Dicembre. Il 7 novembre scorso, in un ufficio del Lingotto, davanti al notaio Remo Morrone viene decisa una 'modifica dei patti sociali della Dicembre società semplice'. Presenti di persona John e Ginevra Elkann, mentre Lapo è rappresentato da Gianluca Ferrero. Un professionista vicino alla famiglia di recente noto anche al mondo del calcio, poiché tre settimane dopo sarà nominato prossimo presidente della Juventus dopo le dimissioni di Andrea Agnelli, Maurizio Arrivabene, Pavel Nedved e di tutto il cda bianconero, a seguito dell'inchiesta sui bilanci del club.
La Dicembre, che come evidenzia il Corriere ha sede nello studio di Ferrero, è il cuore dell'impero di John Elkann, che ne ha preso le redini dopo la scomparsa dell'Avvocato Gianni Agnelli. Elkann detiene il 60% della società, con Lapo e Ginevra al 20% ciascuno. La Dicembre gestisce la partecipazione del 38% nell’olandese Giovanni Agnelli bv, l’ex accomandita che raccoglie decine di membri della famiglia Agnelli ormai allargata a numerosi altri cognomi. Con quel 38% detta legge sulla governance e sulle decisioni strategiche della Exor, che gestisce tra le altre quote rilevanti in Stellantis, Ferrari, Cnh e ha il controllo della Juventus (64%) e del gruppo editoriale Gedi (La Repubblica, La Stampa, ecc.) per un valore totale intorno ai 30 miliardi di euro.
Cosa succede con la modifica del 7 novembre? Viene prorogato il termine della società, portandola dal 2050 al 2060. Non era in scadenza, perché prorogare il termine? Tante ipotesi sul tavolo: la società o qualche sua controllata potrebbero aver contratto obbligazioni che vanno oltre il 2050; la volontà di riaffermare davanti a un notaio lo status e l'assetto giuridico attuali della società; aprire una finestra per un socio che vuole recedere; Joh potrebbe isolare e blindare la quota di maggioranza. Il Corriere, tuttavia, fornisce la spiegazione tecnica ottenuta da fonti vicine alla famiglia: "la durata massima è stata aggiornata portandola al livello dell’età media attesa, calcolata sul socio più anziano. Cioè John, nato nel 1976 che nel 2060 avrà 84 anni. Una sorta di adeguamento alla normativa e alla giurisprudenza in materia di società semplici".
ITALIA O SVIZZERA? - Nel frattempo prosegue l'altra battaglia avviata nel febbraio 2020, quando Margherita Agnelli e quattro dei suoi cinque figli de Pahlen hanno chiamato in causa i tre Elkann ritenendo illegittima la successione, a loro vantaggio, prima di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e poi Marella Caracciolo (2019). In mezzo finisce il notaio svizzero Urs von Grünigen, esecutore testamentario e poi amministratore dell'eredità Caracciolo fino all'esito della controversia che riguarda la competenza di Torino a giudicare in materia, visto che in Svizzera ci sono in corso procedimenti sulla stessa materia. Ma chi decide, Italia o Svizzera? Proprio questa è una delle questioni più importanti contestate da Margherita alla successione della madre: "si è radicata infatti in terra elvetica, compreso il testamento a favore dei tre Elkann, ma Marella - in questa prospettiva legale sostenuta da corposa documentazione ma altrettanto documentalmente avversata dalla controparte - non aveva residenza abituale in Svizzera dunque l’ordinamento è quello italiano che però vieta i patti successori". Qualora passasse questa tesi, il patto successorio sul quale poggia l'intero impianto dell'eredità Agnelli vacillerebbe e così Margherita potrebbe aspirare al 50% del patrimonio materno, con possibili impatti sugli assetti della Dicembre; su questo aspetto, tuttavia, i legali degli Elkann restano fermi nelle proprie certezze, secondo cui gli assetti della Dicembre come gli accordi originari onnicomprensivi di Margherita sull’eredità dell’Avvocato e sulla rinuncia a quella della madre (in cambio di 1,3 miliardi) non possono essere messi in discussione.
Torniamo al notaio von Grünigen e al suo coinvolgimento sui beni, ancora congelati dopo tre anni visto che la controversia non si è ancora risolta. Margherita Agnelli, riferisce il Corriere, sostiene che la madre "stata indotta a rilasciare il testamento, nonostante non ne potesse comprendere la portata" e che per motivi di salute fosse "minata nella sua effettiva capacità naturale a testare". A questo si aggiunge che le tre versioni del testamento svizzero (2011, 2012 e 2014) sarebbero invalide per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l’italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule di cui l'ultima irriconoscibile, con perizie grafologiche a riguardo. Il notaio svizzero si difende e ricorda che le iniziative giudiziarie "promosse in Svizzera" da Margherita "per rimuoverlo dall’incarico (tenute significativamente celate a codesto tribunale) sono state integralmente respinte". "Marella Caracciolo - sostiene Grünigen - era pienamente capace di intendere e volere nel momento in cui ha comunicato le proprie ultime volontà" e oggi Margherita e i suoi figli sono "definitivamente estranei alla Successione Caracciolo e quindi anche alle attività del notaio quale esecutore testamentario e amministratore dell’Eredità Caracciolo", quindi non hanno alcun titolo "per chiedere l’esonero del notaio da tale incarico e l’accertamento di suoi pretesi obblighi di rendere il conto della gestione dell’Eredità Caracciolo". La faida Agnelli-Elkann per l'eredità continua, tra testamenti e mosse sulla cassaforte di famiglia.