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Equivoci e verità: lo strano 2017 di Gagliardini, l'Inter vuole ritrovarlo
IL QUESITO - Osservazioni che Spalletti ha colto prima di chiunque altro. Il tecnico toscano mai avrebbe tolto dal campo Gagliardini se a tre giorni dal derby non ci fosse stata la fondamentale sfida casalinga contro la Lazio, diretta concorrente dell’Inter per un piazzamento in Champions. Ma a questo punto il quesito diventa un altro: a Gagliardini si può chiedere qualcosa in più oppure no? Lo stesso Spalletti ha sintetizzato un concetto corretto: «Corre talmente tanto per essere ovunque che poi qualche passaggio sbagliato glielo devi concedere». É vero. Ma è altrettanto vero che il Gagliardini di Milano è un calciatore diverso da quello di Bergamo. Forse con altri compiti, che però alla fine lo fanno apparire depotenziato.
COME RITROVARLO? - A Bergamo Gagliardini era un centrocampista totale, sicuramente uno dei migliori prospetti del panorama italiano. Non si limitava al pressing e al recupero palla ma si buttava dentro, creava scompiglio in area avversaria e aveva voglia di andare a vedere cosa c’era dietro la linea difensiva rivale, tanto per usare un concetto caro a Spalletti. Gagliardini all’Atalanta era in grado di procurarsi un paio di occasioni da gol nitide per ogni partita e cercava con maggiore frequenza la conclusione da fuori area. Accanto aveva Kessié, uno che correva almeno quanto lui. All’Inter non esiste un alter ego dell’ivoriano e forse questo costringe Gagliardini a non azzardare più del necessario, a non saltare mai troppe caselle. Ma questo sembra uno spreco che l’Inter attuale non può permettersi e forse un cambio di modulo (4-3-3?) potrebbe aiutare l’ex Atalantino a ritrovare sé stesso.