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    Empolimania: un’altra impresa da libro dei ricordi, per esultare però aspettiamo maggio!

    Empolimania: un’altra impresa da libro dei ricordi, per esultare però aspettiamo maggio!

    • Carlo Alberto Pazienza
    Deve necessariamente andare in due direzioni l’analisi del giorno dopo la vittoria degli azzurri nel derby con la Fiorentina. Da una parte c’è la sfera razionale, che prende in esame aspetti tecnici e tattici di una gara in cui l’Empoli, forse per la prima volta quest’anno (eccezion fatta per la sconfitta con l’Atalanta) ha trovato una squadra che per lunghi tratti l’ha sovrastata sul piano del palleggio. La Fiorentina, specie nel primo tempo e fino alla mezzora della ripresa, ha giocato con qualità ed eleganza, spostando la palla da un lato all’altro del campo in attesa di “stanare” gli azzurri e punirli al primo errore. Effettivamente è proprio quello che è successo al 12’ del secondo tempo, quando Vlahovic ha iniziato l’azione aprendo a destra per Callejon, chiudendo la stessa dopo aver messo in rete un assist al bacio dello spagnolo. I viola sembravano in pieno controllo, hanno continuato a giocare ma hanno avuto il demerito non chiudere la partita. L’Empoli di quest’anno però è una squadra che ha imparato a reagire alle difficoltà, che sa restare unita e che non molla un centimetro fino al 90’: così, grazie soprattutto alle intuizioni dalla panchina di Andreazzoli, che ha buttato dentro in successione Bjarami, Bandinelli, La Mantia e Marchizza, dopo 87’ minuti trascorsi senza correre rischi, il fortino viola è crollato alla prima folata di vento. Gli azzurri hanno ribaltato una partita che sembrava persa, dimostrando una maturità e una voglia di non comuni a una squadra che deve salvarsi.

    Poi c’è l’aspetto emozionale, che rappresenta l’essenza del calcio e che dopo una partita così diventa predominante. Sì perché questo Empoli nasconde un qualcosa di magico, un’alchimia che è difficile da spiegare e che può risultare contagiosa per ogni appassionato di calcio. Una gara del genere la può vincere solo chi dentro ha un qualcosa di speciale, che va oltre gli schemi e la tattica e che riguarda ragioni che solo il cuore può spiegare. Le 6 vittorie in 14 gare, i 19 punti e il +10 (in attesa della partita del Genoa) sulla zona retrocessione, i 4 successi in trasferta e i trionfi su Juventus e Fiorentina, stanno raccontando un’annata da sogno dalla quale nessun tifoso azzurro vorrebbe risvegliarsi. Soprattutto perché dietro questo andamento, che per certi versi ha del clamoroso, non ci sono caso o fortuna: sì, restano componenti indispensabili per ottenere dei risultati, nello sport come nella vita, ma soprattutto c’è una società che sa fare calcio, che ha costruito una squadra in grado di esaltare la filosofia del proprio allenatore, che crede nei giovani del proprio vivaio e che sa rilanciare quelli in cerca di una seconda possibilità. E tutto questo avviene in una cittadina di neanche 50 mila abitanti alle porte di Firenze, che non fa neanche provincia. Sarebbe davvero bello, anzi, straordinario, poter raccontare questa storia a maggio con l'entusiasmo e la soddisfazione di una salvezza meritata, magari sofferta il giusto. Per questo c’è ancora molta strada da fare e parecchi punti da portare a casa: tutto il resto però rimane, compresa l’anima di un gruppo che continua a sorprendere e che dà la sensazione di poter migliorare ancora. 

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