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Empolimania: è giusto continuare a parlare di salvezza?
Forse è presto per dire che gli azzurri si salveranno senza difficoltà, ma è anche ingeneroso continuare a parlare di lotta per la salvezza. Sarebbe ingiusto nei confronti di una squadra che si sta guadagnando tutto sul campo, grazie al suo atteggiamento e alla sua voglia di vincere contro qualunque avversario, in qualsiasi momento della gara. A dimostrarlo c’è la partita di ieri sera, dove sicuramente tutti gli episodi hanno girato in favore degli azzurri (due pali del Napoli, diverse parate di Vicario, il gol rocambolesco di Cutrone e quello annullato a Juan Jesus), ma dove la squadra ha anche pressato a tutto campo fino al 90’, non si è abbassata, non ha mai rinunciato alla ripartenza, ha chiuso con due attaccanti puri e un trequartista, Di Francesco, che è più una seconda punta in campo. Andreazzoli ha Napoli ha in un certo senso chiuso un cerchio: nel 2018 fu esonerato proprio dall'Empoli dopo aver incassato una pesante manita al San Paolo. Tre anni dopo le cose sono andate diversamente, sia come risultato sia come impatto della sua filosofia sui risultati ma soprattutto sulla mentalità, della squadra e della società. Quell’Empoli forse era più ricco di talento (Silvestre, Pasqual, Krunic, Traore, Bennacer, Caputo), ma era meno squadra di quello oggi. Ed è proprio questa solidità come gruppo che fa pensare ad obiettivi più alti che la salvezza. Lungi da noi pensare all’Europa, decisamente fuori portata. Più consono darsi come obiettivo chiudere a metà classifica, magari tra il decimo e il tredicesimo posto. Dopo aver raggiunto una salvezza senza affanni e gettando le basi per una continuità di presenza nella massima serie: l’unica cosa che, ad oggi, la società azzurra ha dimostrato non essere in grado di ottenere negli ultimi anni.